Mai si era tanto parlato, scritto e fatto per delle elezioni regionali. Dal loro risultato dipendevano le sorti dell’attuale governo ma, sopratutto, l’affermarsi, nell’immaginario collettivo e nella realtà concreta, della deriva securitaria, xenofoba e ultra liberista della Lega. Il banco di prova era l’Emilia Romagna, la Calabria ha fatto da sponda. Facciamo il punto brevemente, incentrando l’attenzione sull’Emilia Romagna, il territorio che meglio le ha rappresentate e che conosciamo più da vicino.
Le genti emiliane – romagnole, di fronte al pericolo di una invasione di campo da parte di ultras che avrebbe potuto compromettere il campionato nazionale, sono scese in piazza, sono andate e/o tornate a votare in massa. Così facendo hanno assestato un ceffone al faccione rubicondo di Salvini, rincuorando quella parte d’Italia giovanile, aperta, consapevole e solidale, che, spesso, è sottaciuta perché non insulta o urla contro il prossimo, bianco o colored che sia.
Una moltitudine di soggetti sociali, riattivati e rimotivati alle urne, dalle Sardine, che, indubitabilmente, hanno fatto la differenza in queste elezioni regionali, ché ché ne dicano i soloni ‘comunisti’ doc, i quali, preservando la loro ‘purezza’ analitica, non hanno raggiunto l’1% tutti assieme. Quando dismetteranno la casacca ideologica e si confronteranno con la prassi marxista? Molto probabilmente mai.
È vero, siamo solo alle urne, a cui, noi, non siamo né affezionati né estimatori, ma che, alle volte, come questa, possono fare la differenza anche dentro la società reale. La resilienza civile e solidale, presente nella società, ma invisibile, perché spesso carsica, è tornata a farsi vedere, sospinta dal volano delle Sardine, prima nelle piazze poi nelle urne. E Bonaccini ce l’ha fatta, con un buon margine, tanto da far ringalluzzire un PD, in gran affanno, tanto da farlo sproloquiare addirittura per un rilancio del sistema elettorale maggioritario. Affermazioni da immediato TSO politico. Tanto più che, in tutta evidenza, il blocco sociale di destra permane ed è numericamente maggioritario nel Paese. Le altre compagini governative, in primis i 5Stelle ma anche LeU e la lobby renziana, sono allo sbando, ma hanno dalla loro parte il peso, chi grande e chi piccolo, dei numeri parlamentari, da qui dovrebbe discendere una maggior duttilità nelle proposizioni economiche, sociali ed anche elettorali. Nel rosario delle prossime scadenze regionali ne avremo le anticipazioni, le sperimentazioni, le verifiche sul campo.
Non ultima, anzi, quella sull’autonomia regionalistica, che dopo essere stata un po’ frenata dai ripensamenti statalisti dei 5Stelle, è ora nelle mani di Boccia, ed è fortemente sospinta da Zaia, Fontana e dal, appunto, riconfermato Bonaccini, e, in questa fase, potrebbe mostrare una accelerazione, coadiuvata dai buoni uffici del ‘nuovo’ Pd. É una battaglia difficile e complessa, che viene venduta come fosse solo un cambiamento amministrativo da raccordare istituzionalmente tra poteri locali [Regioni] e Stato, ma che, invece, è fortemente divisorio e discriminatorio socialmente nell’accesso alle risorse comuni, ai servizi, all’istruzione. La differenziazione dei diritti, la discriminazione sociale, la negazione reale dell’uguaglianza sono il vero spartiacque tra una scelta politica ostile o amica, ben altro che una legge elettorale. La ragione politica della Legge Salvini è la garanzia securitaria, disciplinare, neoliberista per una siffatta società: la sua abolizione rimane un nodo ineludibile. Per tutt*. Dunque un’altra – quella dell’autonomia regionale differenziata – imminente mazzata ai soggetti poveri e impoveriti, tanto più se residenti nelle regioni del centro e del sud dell’Italia, con buona pace della Costituzione e dei costituzionalisti. In un Mondo in cui poche migliaia di ricconi possiedono il reddito di miliardi di persone, in una Europa di gabbie salariali sempre più rigide, si profila, dunque, un’Italia, non solo impoverita, ma anche suddivisa in ulteriori gabbie sociali territoriali, per di più istituzionalmente definite, sbandierando una delle Costituzioni, socialmente più avanzate, del Mondo.