Quello che si sta avvenendo negli ultimi 3 mesi nel dipanarsi della vertenza Fedex-TNT, che ha come epicentro il centro logistico di Piacenza e come attuale corollario i magazzini locali di Padova, di Peschiera Borromeo, di Bologna, determinerà non solo i rapporti sindacali e contrattuali in tutta la filiera gestita dalla multinazionale Fedex-TNT, ma deborderà in tutto il comparto della logistica, posto che ne è uno dei punti di riferimento, all’interno del quale la conflittualità operaia si è, maggiormente, espressa e l’organizzazione sindacale di base si è, maggiormente, radicata. Nel punto più alto della conflittualità, dunque, la Fedex va a praticare la ristrutturazione di tutta la sua filiera distributiva in Italia [e in Europa], dopo l’incorporazione del segmento gestito da TNT, per razionalizzare i magazzini e introdurre le modalità di stoccaggio, catalogazione, gestione e distribuzione delle merci in transito secondo la modellistica dell’organizzazione del lavoro in essere nella filiera Amazon, incentrata sulla internalizzazione del lavoro di magazzino e la cottimizzazione della consegna/distribuzione.
Un processo ristrutturativo/riorganizzativo resosi necessario dalla conflittualità operaia che ha eroso gli enormi margini di profitto, fondati sul contenimento/controllo dei costi del lavoro, gestito col meccanismo dell’appalto e subappalto, spesso al massimo ribasso, a cooperative, spesso, intrecciate con le mafie. Una conflittualità ed una insorgenza operaia che nel volgere di un decennio ha portato, nelle principali filiere della logistica, ad un miglioramento salariale e delle condizioni di lavoro, molto superiore a quanto definito dal contratto nazionale; ha portato alla formalizzazione, con la contrattazione aziendale, di una sorta di micro contro potere diffuso a macchia di leopardo nei principali vettori della logistica, nazionale e transnazionale; ha portato, in fine ma non ultimo, al consolidarsi di una rappresentanza sindacale ‘autonoma’ e conflittuale, diversa e lontana dal sindacato confederale sia nelle forme di lotta sia nella sua struttura decisionale.
Lo abbiamo, anche i questi ultimi mesi, visto nella combattività, nella determinazione, nell’unità, nella mobilità dimostrata dalle soggettività che hanno, agendo come comunità inter-etnica in lotta, saputo resistere, strappare riconoscimento formale dalle Istituzioni locali e da quelle regionali e nazionali, mettere all’angolo l’operato padronale demandato al sindacato confederale, in primis la cgil. Hanno saputo muoversi all’altezza dello scontro in atto e mantenere con caparbietà la partita aperta, ancora tutta da giocare, pur avendo di fronte una grande multinazionale, frontman della filiera della logistica ed un sindacato confederale colluso e compartecipe del piano di ristrutturazione nella logistica. Tanto più se, in parallelo, consideriamo la recente sovraesposizione dello sciopero confederale della filiera Amazon, salutato dalla grande stampa come la ‘grande svolta strategica del sindacato’ verso la conquista della contrattazione col gigante delle piattaforme algoritmiche.
Due aspetti, questi qui sintetizzati, del sindacato confederale, in specie della cgil, che sembrerebbero contrapposti, in contraddizione tra loro, ma che, invece, vanno letti come una pianificata ‘manovra a tenaglia’ per allentare e affossare, da un lato, la prevalente aderenza alle lotte e rappresentatività dei sindacati di base tra i lavoratori delle filiere della logistica, e, dall’altro, intestarsi pubblicamente e ufficialmente, con uno sciopero più gestito massmediaticamente che praticato [nessuno ne gioisca], la rappresentanza dei lavoratori, nel punto a più alta densità di capitale e sfruttamento, in Amazon. Un piano, posto in verifica pratica, di controllo e di gestione della conflittualità dentro un settore, che sta cambiando pelle, e che è sempre più uno snodo nevralgico del modo di produzione capitalistico contemporaneo, dentro il quale il sindacalismo confederale intende insediarsi ed offrirsi quale affidabile interlocutore. Una partita determinante per il conflitto capitale-lavoro nello specifico settore ma non solo in esso, se consideriamo che solo in questo comparto, negli ultimi anni, si è data una conflittualità determinata, diffusa e incisiva che ha portato a dei significativi miglioramenti delle condizioni di lavoro e di vita per la multietnica composizione sociale e di classe che l’ha praticata, mentre nel contesto generale del lavoro abbiamo partecipato e assistito a lotte di resistenza e/o a manifestazioni di resilienza.
Una partita dove emerge con chiarezza il ruolo del sindacato confederale quale Istituzione incardinata, integrata e funzionale alla realizzazione della pianificazione capitalista, con, ovviamente, specifiche declinazioni settoriali e locali, ma, nei fatti, a questo ingranaggio sociale è appaltato [ed assunto] il compito specifico di controllare e gestire il conflitto sociale. Siamo ben oltre al sindacato delle compatibilità, al sindacato quale strumento di mediazione sociale della conflittualità, al sindacato ‘vaselina’ delle ristrutturazioni e riconversioni produttive. Non è più dato un ‘uso operaio’ del sindacato, così come predicato da alcuni epigoni di un operaismo mal interpretato. Abbiamo alle spalle il ruolo concertativo del Sindacato istituzionale che ha scambiato e scambia la conflittualità e la sua rappresentatività – formale, più che sostanziale – con la compartecipazione, fittizia, alle scelte di politica economica del paese. Anche se Landini lo dichiara e lo pietisce in tutte le salse ad ogni occasione: un ruolo concertativo che è fuori tempo massimo, inadeguato per la fase trasformativa che stiamo attraversando accelerata dalla sindemia in corso. Al Sindacato confederale è richiesto e lo sta assumendo, implicitamente e/o esplicitamente, il ruolo di controllore e di pretoriano dei processi ristrutturativi in questa transizione drogata dalla finanziarizzazione europea e internazionale. Per questa forma Sindacato, richiesta e praticata, il conflitto nei luoghi di erogazione del lavoro e quello sociale divengono altro, sono alieni, sono temuti, divengono nemici. Certo, non tutto è bianco o nero, e anche nel sindacato ci stanno 100 sfumature di grigio.
La stessa individuazione, nel caso specifico della Fedex-TNT, da parte dei lavoratori, licenziati, trasferiti o liquidati una tantum, della CGIL come controparte, tanto quanto lo staff gestionale aziendale, con le loro ripetute manifestazioni sotto le sue sedi di Piacenza, Padova, Bologna e Peschiera Borromeo, lo evidenzia. Qui, ora, come allora, durante le giornate del luglio ‘62 a piazza Statuto, le soggettività emergenti dentro il settore trainante delle lotte e del cambiamento nel modo di produrre, anticipano gli obiettivi delle rivendicazioni e i percorsi della conflittualità operaia. Senza fare delle trasposizioni meccaniche, impariamo dalle esperienze passate, non si tratta, quindi, solo di cavalcare, sospingere, indirizzare le lotte, ma anche di analizzarle e comprenderne la valenza e la loro portata generale. Recuperiamo il senso profondo di quella sintesi analitica che è stato il “Lenin in Inghilterra” di Mario Tronti, purgandolo dalle sue incrostazioni ideologiche, col materialismo dissacrante del nostro ‘ottimo cattivo maestro’ Guido Bianchini, che era uso ammonire gli esegeti della ‘classe operaia’: “*sé vero, la classe oparaia sè el motor del mondo, ma, spesso e volentiera, i oparai, ciapà uno par uno, sè dee gran teste de casso”.
* “si, è vero, la classe operaia è il motore del mondo, ma, spesso e volentieri, gli operai, presi individualmente, sono delle gran teste di cazzo”
si consiglia la lettura:
per Fedex – TNT > http://sicobas.org/2021/05/13/fedex-italy-tnt-workers-in-fight-for-jobs-against-precarisation-for-the-right-to-unionise-and-the-freedom-to-stirke/
per sindacato nella logistica >https://jacobinitalia.it/la-battaglia-della-logistica-e-i-dilemmi-del-sindacato/
per sindacato concertativo > https://adlcobas.it/approfondimenti/il-lavoro-tra-il-patto-neocorporativo-la-contrattazione-e-la-questione-democratica/
per operaismo > https://www.deriveapprodi.com/wp-content/uploads/wordpress/3.testo-sergio-bologna.pdf
per Mario Tronti – classe operaia > https://www.dinamopress.it/news/mario-tronti-lenin-in-inghilterra/
per Guido Bianchini – cattivo maestro > https://www.deriveapprodi.com/prodotto/guido-bianchini/