L’Associazione Diritti Lavoratori/Lavoratrici ADL Cobas Emilia Romagna aderisce convintamente ala marcia della Bologna Accogliente e solidale contro muri e razzismo perché crediamo che proprio a partire dal nostro impegno quotidiano nei luoghi di lavoro contro le nuovi e gravi forme di sfruttamento e flessibilità spinta imposte da norme come il Jobs Act, sia necessario costruire reti e città capaci di respingere ogni forma di esclusione e marginalizzazione e contemporaneamente organizzare la solidarietà e l’accoglienza a tutti i livelli come pratiche virtuose per rivendicare nuovi diritti per tutti e tutte.
In un momento storico in cui lo stesso lavoro è terreno di sperimentazione di dispositivi selettivi dei diritti che ricattano i lavoratori e le lavoratrici cercando di dividerli e metterli uno contro l’altro, la leva del razzismo e dell’odio xenofobo offre una facile via di lettura su cui scaricare lo stato di cose presenti.
In tutte le vertenze in cui siamo stati presenti l’elemento della solidarietà fra tanti e diversi, del meticciamento e della lotta al razzismo hanno rappresentato da sempre gli elementi costitutivi della nostra azione sindacale. Molti dei nostri tesserati e delle nostre tesserate sono di origine migrante, nuovi cittadini con i quali rivendichiamo ogni giorno diritti e dignità contro la nocività di un lavoro a misura dei profitti di pochi su molti mentre veniamo quotidianamente circondati da nuovi muri e confini, materiali e simbolici, che rappresentano le frontiere respingenti che ogni giorno incontriamo nella nostra vita e che cancellano i diritti e la dignità di milioni di persone in fuga da fame, guerre, povertà, assenza di prospettive, persecuzioni. Alcune di queste frontiere uccidono. Per questo da tempo ci impegniamo anche nelle lotte per il diritto alla casa e al sostegno concreto di esperienze di mutualismo e accoglienza degna autogestita, contro sfratti e progetti emergenziali che producono nuovi homeless e nuovi sfruttati da immettere nel circuito del lavoro povero e a basso costo o nelle filiere del neoschiavismo.
In questo quadro anziché invertire la rotta delle politiche nazionali ed europee assistiamo invece ad un inasprimento delle politiche delle frontiere con l’ignobile attacco alle ONG che salvano vite umane in mare o all’approvazione di norme come il Pacchetto Minniti, che comporteranno – come recita l’appello per la marcia del 27 maggio – “lo svuotamento del diritto di asilo e quindi la riduzione delle speranze di costruirsi un futuro migliore per chi arriva in Italia, il potenziamento dei CIE e quindi delle espulsioni” e parallelamente la trasformazione delle nostre città in prigioni a cielo aperto da ripulire da poveri e senza casa, attraverso misure come il Daspo urbano o i super poteri ai sindaci, tutti dispositivi che hanno l’obiettivo di dividere, criminalizzare ed escludere le differenze.
Per questo scendiamo in piazza il 27 maggio per dire al contrario che “VOGLIAMO ACCOGLIERE!” e nell’accoglienza non c’è solo il giusto supporto da dare alle persone che arrivano nei nostri territori in fuga dalle guerre, dagli effetti dei cambiamenti climatici o dalla povertà, ma la necessità di imparare a sentire insieme, per costruire il terreno dell’alternativa ad un modello di sviluppo oramai sempre più disumano, in cui è la vita stessa ad essere sotto attacco.
Dalla vertenza dei 271 lavoratori e lavoratrici di Composad a Viadana sottoposti alla procedura di licenziamento collettivo per aver difeso un lavoro libero dallo sfruttamento, dai tanti cantieri della logistica, dai blocchi degli sfratti e dalla lotta per il diritto all’abitare, dalle campagne contro i voucher e il lavoro gravemente sfruttato, ci uniamo con forza all’appello per una marcia della Bologna che accoglie perché è arrivato il tempo che Bologna, dimostri di essere dalla parte dei diritti e della solidarietà, indisponibile al ricatto della paura.
#BolognaAccoglie #NoOneIsIllegal #MaiSchiavi #MaiSchiave