Nella giornata di venerdì 15 Maggio, individuata dalla campagna Reddito di quarantena per rilanciare la lotta per un reddito di base e un welfare veramente universalistici, come ADL Cobas ci siamo mobiliati in numerose città affianco a lavoratori e lavoratrici, cassaintegrati/e, precari-e e intermittenti dei settori più colpiti dalla crisi, tra cui quello dello spettacolo e della cultura.
Presidi molto partecipati si sono svolti presso le sedi INPS di Padova, Venezia, Treviso, Schio, Bologna, Rimini, Reggio Emilia al grido di “dovete darci il denaro”, per denunciare i notevoli ritardi e difficoltà nel pagamento dei molteplici strumenti e sussidi di cui l’Istituto è ente erogatore.
Sono milioni le lavoratrici e i lavoratori nel mese di Aprile hanno atteso un nuovo Decreto che avrebbe dovuto mettere nuove e più copiose risorse non solo per “coprire gli esclusi” di Marzo ma anche per aumentare quanto già stanziato.
Ad oggi infatti ancora troppi non hanno percepito quanto previsto da CIGO, FIS, CIG in deroga o le stesse indennità di 600 €, e anche chi ha percepito gli ammortizzatori sociali ha ricevuto mediamente attorno al 60% della paga ordinaria mentre i bonus una tantum ricevuti sono velocemente evaporati per affitti e spese di sussistenza già nelle prime settimane di aprile.
Alla vigilia della giornata di mobilitazione, il Governo ha finalmente annunciato il Decreto “Rilancio”, una vera e propria manovra finanziaria da 55 miliardi di euro che però sembra rispondere più ai desiderata aggressivamente lanciati da Confidustria già in “fase-1” piuttosto che ai bisogni sociali che stanno drammaticamente emergendo. A fronte della promessa di velocizzare l’erogazione degli ammortizzatori e dell’estensione per alcuni ambiti lavorativi precedentemente esclusi (ad esempio il lavoro domestico) di alcuni trasferimenti monetari per i mesi di aprile e maggio, permane però un quadro di generale frammentazione delle misure, funzionale all’idea di un welfare state assolutamente settoriale e selettivo. Emblematico è il Reddito di Emergenza, misura assolutamente residuale, sottofinanziata e con criteri talmente restrittivi da agire solo ed esclusivamente sulle situazioni di povertà più assoluta.
Il Governo, insomma, non affronta in maniera strutturale i temi del reddito, delle disuguaglianze sociali e del modello di sviluppo presenti già da prima dell’emergenza coronavirus e che questa sta fortemente radicalizzando. La strategia è di rimandare solo gli effetti della crisi economica attraverso misure-toppa, nel tentativo di disinnescare e diluire la montante preoccupazione e rabbia sociale più che gettare le basi per un welfare universalistico e più equo, adeguato alla grande trasformazione economica, ecologica, tecnologica e sociale che sta già investendo la nostra società e non certo in meglio.
Con questa consapevolezza siamo scesi di nuovo in piazza, ottenendo tra l’altro a Padova, Venezia e Bologna di incontrare le direzioni provinciali e regionali dell’Istituto, con l’intenzione di aprire un canale di interlocuzione diretta, porre i quesiti più urgenti ed esporre le nostre rivendicazioni.
La direzione padovana ha fornito informazioni sullo stato di pagamento della Cigo, FIS e Cig in deroga con 10 mila domande ancora da pagare entro una settimana e le indennità (gestite centralmente) entro 10 giorni.
Al contrario, per quanto riguarda la questione degli intermittenti (rimbalzati da un ammortizzatore all’altro: inizialmente compresi nella Cigd poi ritenuta impossibile da richiedere, con conseguente dirottamento verso varie indennità di 600€) non abbiamo avuto alcuna risposta, segno che questo è ancora un nodo politico sul quale continuare a fare pressione su regioni e governo.
Anche a Venezia sono stati forniti alcuni dati, s’è rilevata la difficoltà di gestione del numero di pratiche a causa dell’esiguità del personale così come l’impossibilità di dare risposte sulle indennità una tantum gestite dalla sede centrale. Problematiche rispetto alle quali abbiamo posto il dato di procedere ad assunzioni strutturali di personale e alla tracciabilità delle pratiche, dato che in molti richiedenti sono in attesa senza alcuna informazione. In ogni caso la Direzione regionale si è detta disponibile ad aggiornare l’incontro in questa settimana.
A Bologna invece sono rimaste sostanziale inevase le questioni relative al pagamento e alla regolarità delle procedure di ammortizzatori sociali e degli strumenti sostegno al reddito, registrando numerose incongruenze rispetto sia all’esperienza diretta di migliaia di lavoratori e lavoratrici che agli stessi dati ufficiali di INPS. Stessa incertezza sui tempi di erogazione delle varie indennità una tantum, a causa della gestione accentrata a Roma.
Preoccupante anche la conferma che alle numerose segnalazioni di irregolarità ed abuso degli ammortizzatori sociali (ad esempio per aziende in cui lavoratori e lavoratrici continuano a svolgere normalmente il lavoro oppure in malattia ma vengono pagati con l’ammortizzatore sociale) l’INPS non sembra in grado (o non abbia la volontà) di intervenire poiché il personale preposto ai controlli, come quello dell’Ispettorato del lavoro, è a casa per evadare la sovrabbondanza di pratiche in smart working, in attesa di controlli post-emergenza, che però saranno del tutto insufficienti ed inefficaci.
Le iniziative sono in ogni caso riuscite perché hanno individuato in INPS una controparte fondamentale nella gestione dell’attuale emergenza economica e sociale. Non solo per l’urgenza di veder finalmente arrivare all’erogazione le misure già previste, ma perché la rivendicazione di una riforma radicale in senso universalistico del welfare rimane un nodo centrale, a partire da Reddito minimo universale, incondizionato e adeguato nell’importo; Ammortizzatore Sociale unico ed universale, senza massimali sino ad arrivare al 100% dell’importo realmente percepito mensilmente; salario minimo contro lavoro povero e CCNL “pirata”; Welfare e reddito indiretto, con stanziamento immediato di un contributo per affitti e mutui, rifinanziamento e accesso gratuito ed universale al servizio sanitario nazionale e a minimi quantitativi giornalieri dei beni fondamentali; finanziamento delle misure straordinarie e a regime, tramite riforma fiscale fortemente progressiva e l’introduzione di una patrimoniale (oltre ad una diversa allocazione delle risorse già esistenti in primis per spese militari e grandi opere inutili).
Sono questi i punti fondamentali sui quali dare battaglia affinché non siano lavoratori/trici, precari-e, poveri/e ad essere travolti dalla prossima crisi economica.
Per questo insisteremo affinché, come abbiamo avuto modo di richiedere, vengano convocati al più presto i tavoli congiunti con anche il coinvolgimento delle Regioni.
Continueremo dunque a mobilitarci al fianco dei lavoratori e delle lavoratrici, cassaintegrati, precari finché non ci saranno, oltre a risposte concrete, reali aperture per discutere delle nostre proposte.