Lo scorso 29 maggio il Presidente Bonaccini e la Vice-presidente Schlein con delega al Welfare hanno presentato i bonus affitto e i sostegni per l’emergenza Covid-19 attivati dalla Regione Emilia-Romagna sul fronte del diritto all’abitare, con uno sguardo anche agli studenti universitari fuorisede.
L’annuncio è stato accalorato e mediatizzato come chi è al governo della nostra Regione da tempo ci ha abituati e infatti – al netto di elementi e criteri positivi e nuovi messi in campo – leggendo bene tra le righe di quanto presentato, la scelta politica continua ad essere orientata più al sostegno dei settori produttivi ed economici che non di quella fascia sempre più ampia di popolazione che sta facendo i conti con gli effetti della crisi sanitaria. Tenendo inoltre presente che dall’inizio dell’emergenza Covid-19, a livello nazionale, zero sono state le misure e i sostegni previsti per l’affitto per chi ha subito una contrazione consistente dei propri redditi e il tutto si è orientato verso misure frammentarie, insufficienti e che hanno accumulato ritardi inaccettabili se rapportati alla materialità delle esigenze di vita.
Il bando regionale prevede lo stanziamento di 14,9 milioni di euro e si concentra su alcuni assi di intervento. Ma andiamo per punti.
1. Rinegoziazione del canone di locazione e contributi ai proprietari, con una spinta alla stipula o conversione dei contratti da quelli a libero mercato o transitori a quelli a canone concordato. Un aspetto nuovo ed interessante che allo stato attuale però sconta tutta una serie di criticità a partire dai parametri – che variano da città a città – sui quali viene calcolata la forbice degli importi entro cui si può attestare l’importo del canone di locazione, che porta molto spesso ad un vantaggio finale più per la proprietà (in termini di fiscalità) che non ad un risparmio consistente per l’affittuario.
Occorreranno pertanto azioni politiche chiare nei prossimi mesi da parte della Giunta regionale con indirizzi al riguardo.
2. La Regione aveva già previsto 12 milioni l’anno (36 in totale per il triennio ’19-’21) per il fondo affitti già prima della crisi sanitaria: i 14,9 milioni non sono altro che l’anticipo di 10 di quei 12 milioni previsti per il 2020 (gli altri 2 non si sa che fine abbiano fatto) a cui si sommano 4,9 milioni messi dallo Stato. Nei fatti questo significa che la Regione non ha messo neanche un euro in più di quello che era già previsto. Nulla di specifico e straordinario a fronte di una situazione eccezionale che avrà ripercussioni drammatiche.
Dei 14,9 milioni di euro previsti, la metà verrà utilizzato per scorrere le graduatorie del Bando Contributo Affitto 2019, permettendo a chi aveva già fatto domanda ed era rimasto escluso/a di poter (forse) ricevere questi contributi. Anche in questo caso si tampona una situazione antecedente a quella Covid-19, senza rispondere in maniera concreta ai bisogni nati in questa emergenza.
3. Per questi bisogni la Regione ha previsto la misura del contributo diretto. Fino a 1500 euro per nucleo famigliare o singolo, senza che vi sia il requisito della residenza (finalmente, vista la sua natura altamente escludente e discriminante) e con autocertificazione rispetto al calo dei redditti ma sono esclusi i percettori di Reddito di Cittadinanza (meno bene, considerato che tanti/e tra coloro che ci hanno contattato in questi mesi allo Sportello Emergenza Affitti hanno RdC inferiori ai 100€…. ).
Ora, con due semplici conti, se arrotondiamo a 15 milioni e li dividiamo per 1500 euro il risultato è 10.000 nuclei coperti (cifra già irrisoria se si pensa che questi fondi sono pensati per l’intero territorio regionale), se poi la base di partenza è la metà di quei 14,9 milioni per quanto spiegato nel precedente punto, si parla davvero di briciole e della possibilità di aiutare un numero irrisorio di inquilini..
Ciò provoca ancora più rabbia dopo gli annunci dei 3,7 milioni di euro stanziati per la campagna pubblicitaria per rilanciare la stagione turistica in Riviera, senza che vi sia alla base un cenno di riflessione rispetto agli effetti che questo modello turistico ha prodotto in termini di mancato rispetto dei diritti per i/le lavoratrici, over-tourism, affitti brevi e inaccessibilità al mercato immobiliare, turistificazione delle città, ecc..
“Nella prossima legislatura realizzeremo un grande Piano casa, come da decenni non se ne fanno più in Italia. Perché la casa è un diritto incancellabile, per tutti, a partire da chi ha meno possibilità”. A quanto pare tra il dire e il fare si continuano a lasciare indietro i bisogni dei tanti per i profitti dei pochi..
In autunno, con la fine della moratoria sugli sfratti e la ripartenza dell’esecuzione degli sfratti, si apriranno delle lacerazioni enormi e ci sarà da lottare perché il diritto di tutti ad avere un tetto sotto cui vivere sopravviva alle dichiarazioni di facciata ed all’insufficienza delle risorse messe in campo.
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