In questi giorni come organizzazione sindacale nell’aiutare i nostri iscritti a partecipare al bando ATER di Padova per l’assegnazione temporanea di alloggi “non ERP” ci siamo imbattuti nell’ennesima prova di come le aziende territoriali per l’edilizia residenziale del Veneto siano state trasformate, per evidente volontà politica della Giunta Regionale, in mere agenzie immobiliari prive di ogni funzione sociale.
Questo bando infatti prevede tra i requisiti quello di non essere mai stati assoggettati a “provvedimenti di intimazione di sfratto o sfratti convalidati per morosità contrattuale o inadempienza contrattuale”. Una vera e propria aberrazione se si pensa che l’edilizia residenziale pubblica dovrebbe sostenere proprio coloro che hanno difficoltà a pagare un affitto nel mercato privato, che possono avere avuto difficoltà a pagare qualche mensilità del canone o le spese condominiali oppure non abbiano trovato una nuova casa dopo la scadenza di un contratto d’affitto. L’intimazione di sfratto per finita locazione, connessa alla difficoltà di accedere anche al mercato privato degli affitti, è una situazione diffusa tra i/le migranti o i loro figli, a prescindere dalla loro status giuridico: una discriminazione che si muove principalmente lungo la linea del colore della pelle. Un anno di pandemia ha tra l’altro moltiplicato le sofferenze economiche per molti lavoratori e lavoratrici e questo, in un paese in cui un terzo delle persone vive in famiglie che spendono il 40% o più del reddito disponibile equivalente per l’abitazione, ha fatto crescere i soggetti a rischio sfratto. Ad aggravare se possibile la scelta dell’ATER c’è l’esclusione non solo delle persone che hanno subito un provvedimento giudiziario di convalida di uno sfratto, ma anche chi ha solamente avuto la notifica di un’intimazione di sfratto.
Ater probabilmente giustificherà questa scelta dicendo che i bandi ERP, e non questi contratti “privati”, sono quelli pensati per chi vive una situazione di precarietà abitativa. Ad oggi però le persone che non sono in grado di accedere o di sostenere stabilmente un affitto privato sono così tante, le graduatorie per l’accesso ad un alloggio popolare così lunghe, che ogni immobile di proprietà pubblica dovrebbe essere messo a disposizione. Anzi, dovrebbe essere accresciuto il patrimonio immobiliare, senza ulteriore cementificazione, ma a partire dalla manutenzione degli alloggi sfitti e l’acquisizione degli immobili degli enti pubblici e di quelli privati oggetto di vendite giudiziarie che così sarebbero sottratti alla rendita e alla speculazione.
Ater invece continua a mettere immobili all’asta e a selezionare i suoi affittuari come farebbe un’agenzia immobiliare.
Noi ci teniamo invece a ribadire che la casa è un diritto sociale collocabile fra i diritti inviolabili dell’uomo di cui all’art. 2 della Costituzione e che come sancito la Corte Costituzionale lo Stato ha il compito di concorrere a garantire tale diritto “al maggior numero di cittadini possibile”.