Sabato 20 Giugno alcune migliaia di persone da tutta l’Emilia Romagna hanno sfilato per le strade di Bologna per affermare che i costi della crisi, che oltre che sanitaria si è ormai trasformata in economica e sociale, devono essere pagati da chi alimenta e sostiene questo modello di sviluppo, basato su sfruttamento del lavoro, della vita, del pianeta: coloro che possiedono già tutte le ricchezze e il potere, non i più deboli e chi sta “in basso”!
Perché le attuali risposte del Governo e degli Enti locali sono insufficienti e inadeguate e, tagliando fuori da ogni forma di welfare e di sostegno al reddito milioni di persone, ci condanneranno ad un futuro di disoccupazione, precarietà, disuguaglianze e impoverimento di massa.
Eppure il 20 Giugno sono scesi in piazza ed hanno incrociato le proprie lotte in tanti/e e diversi/e, accomunati sì dalle difficoltà subite già durante il lockdown ma soprattutto dalla comune volontà di affermare con forza che vogliamo un nuovo futuro di salute, soldi e diritti per tutti e tutte.
Hanno calcato l’asfalto insieme facchini della logistica con lavoratori/trici della ristorazione, maestranze del mondo dello spettacolo e stagionali del turismo, operatrici ed educatori sociali e precari della scuola, personale medico in formazione, infermieristico e sanitario con ciclofattorini/e, cittadini migranti e giovani universiari/e, e tanti di coloro che nei mesi scorsi si sono attivati collettivamente per rispondere ai bisogni più impellenti e rompere l’isolamento sociale.
Il lungo corteo ha toccato i luoghi simbolici della gestione della crisi sanitaria-economica-sociale: INPS, Ispettorato del Lavoro, Centro per l’Impiego sono stati sanzionati per rivendicare più sicurezza sui luoghi di lavoro, continuità di reddito e di salario a prescindere dalla condizione lavorativa, riforma radicale del welfare in senso universalistico e non residuale, differenziale ed escludente.
La sede del Cup regionale e quella del gruppo della sanità privata Monti Salute Più per rivendicare stop ai profitti sulla nostra salute e un rinnovato piano di assunzioni e investimenti nei sistemi sanitari pubblici.
Decisi richiami anche ai rappresentanti istituzionali dei governi, centrale e regionale, perché la crisi va affrontata destinando risorse e politiche economiche e sociali a garanzia delle persone, non (come vorrebbe Confindustria con la complicità dei sindacati confederali) dei profitti e di un modello economico basato su inquinamento, grandi opere e cieco sostegno alle imprese.
E poi quelli delle tante vertenze che si sono rappresentate in piazza, oggetto di assenza di tutele e reddito, di licenziamenti, di rinnovato e profondo sfruttamento. Come quella dei tantissimi riders che hanno preso parte insieme alla Riders Union Bologna alla manifestazione per chiedere contratti dignitosi, sicurezza sul lavoro e reddito, e che alla fine del corteo hanno dato vita ad uno sciopero riuscitissimo ed al blocco dei Mc Donald’s di via Indipendenza di piazza VIII Agosto.
Dentro questo quadro, infine, si inserisce l’inaccettabile provocazione delle “forze dell’ordine” che hanno tentanto d’impedire l’iniziativa performativa dei migranti all’ingresso della Prefettura mentre stavano portando delle cassette di verdura e frutta per simboleggiare tutte le persone sfruttate e morte di lavoro nel settore agricolo e per denunciare l’ennesima Sanatoria-truffa, varata col Decreto Rilancio.
_Una misura inadeguata, discriminatoria e del tutto insufficiente a sanare una situazione che ha permesso di rendere le persone illegali e marginalizzate, considerandole solo quando servono come corpi da sfruttare, da mettere a profitto sulla linea del colore. L’atteggiamento della polizia è lì a ricordarci che qui come negli USA sono quotidiane e costanti le tante forme di abuso che colpiscono le persone nere e migranti,
La determinazione di una bella piazza, partecipata da tanti lavoratori e lavoratrici di vari settori, dai e dalle precarie, dai e dalle migranti ha respinto questa provocazione e poi proseguito il percorso verso Piazza Maggiore dove il corteo si è concluso.
Una tappa riuscita, dunque, di un percorso intersindacale iniziato nel lockdown e che ha attraversato tutta la fase della ripartenza e del ritorno ad una normalità molto peggiorata dopo l’emergenza Covid soprattutto per i lavoratori e le lavoratrici povere, e per i tante e le tante invisibili che popolano le nostre città.
Un segnale al Governo e all’Amministrazione regionale, a Confindustria e al mondo del grande capitale e della rendita: VOGLIAMO un futuro di SALUTE, SOLDI, DIRITTI PER TUTTE E TUTTI e siamo pronti a lottare per questo!