15000 o 20000 persone presenti a Bologna sabato 22, cambia poco; sicuramente la partecipazione è andata ben al di là delle aspettative. Ma al di là dei numeri – che comunque non sono cosa di poco conto – ciò che è emerso in particolar modo era la composizione del corteo. La grande partecipazione al corteo di Bologna si è data nel riconoscersi in una piattaforma chiara, che partiva dal rifiuto di accettare passivamente la costruzione di una nuova opera impattante sulla città e sul territorio, intrecciata con la lotta in corso di lavoratrici e di lavoratori GKN, organizzat* dal Collettivo, per rivendicare la riapertura di una fabbrica pubblica e socialmente integrata e con tutti quei percorsi di lotta dei movimenti climatici, dei comitati ambientali, delle vertenze operaie e sociali, che sono il portato di rivendicazioni che ogni giorno pratichiamo nelle nostre città. Il 22 ottobre ha preso una fisionomia più definita un processo che ha come orizzonte quello del superamento delle contraddizioni tra lavoro e ambiente, che rilancia la risposta alle nostre urgenze, nella direzione di un radicale rovesciamento del modello di sviluppo attuale, sotto ogni punto di vista per abbattere il modello delle grandi opere, redistribuire le ricchezze, mettere in sicurezza i territori, rivendicare la cura come paradigma relazionale.
Un enorme spezzone moltitudinario ha preso forma nella testa del corteo, composto oltre che da GKN, da una miriade di altre realtà di movimenti ambientali e sociali, soprattutto giovanili, ma non solo, che rappresentano oggi il punto di partenza per la costruzioni di reti reali di convergenza delle lotte al di fuori di logiche di partito e identitarie.
Come Adl Cobas, Sial Cobas e Clap abbiamo scelto di collocarci all’interno di questo spezzone moltitudinario perché siamo sempre più convinti che le lotte per la conquista di migliori condizioni retributive, contrattuali, contro la schiavitù, il lavoro povero, per un salario minimo non possono essere disgiunte dalle istanze che pongono i movimenti per la giustizia climatica, per la vera sovranità alimentare (non quella sbandierata nel nuovo ministero), o contro ogni forma di discriminazione
Il collettivo GKN è riuscito ad avere in questo ultimo anno e mezzo di lotte una forza attrattiva così potente proprio perché parla il linguaggio della convergenza delle lotte e non della sommatoria delle sigle di partito o sindacali.
E’ con questo spirito che andremo ad affrontare le prossime scadenze di movimento, dal 5 novembre di Napoli, al 26 novembre con la manifestazione trans femminista per arrivare alla giornata di lotta del 2 dicembre nella quale cercheremo di dare vita nei territori a pratiche scioperi e mobilitazioni in grado di raccogliere ciò che abbiamo imparato dalla manifestazione di Bologna.