Viviamo in un Pianeta infetto. Sottoposti come siamo al contagio pandemico da coronavirus con il suo lascito di vittime in tutto il Pianeta, non abbiamo, forse, mai avuto come ora la percezione della profondità dello sconvolgimento ecosistemico del luogo in cui viviamo. Uno sconvolgimento che dipende dall’azione predatrice e estrattiva di risorse animali e naturali perseguita dalla logica feroce del profitto nei confronti di ogni risorsa, sia essa umana o animale o naturale, in funzione del suo valore di mercato.
Deforestazioni, distruzione delle nicchie ecologiche, estrazioni selvagge di risorse naturali, processi industriali di sfruttamento degli animali, emissioni inquinanti, utilizzo selvaggio di prodotti chimici nocivi, depauperamento delle risorse naturali primarie, trasformazioni genetiche dei prodotti agricoli (ogm), inquinamento dei mari e predazione industriale dei suoi abitanti caratterizzano questo processo che ha trasformato la Terra in un Pianeta infetto.
La pandemia da covid-19 è solo l’ultima di una serie di epidemie – Sars (2003), influenza suina (2009), Mers (2012), recrudescenza del virus Ebola (2014), senza dimenticare nel finale del secolo scorso l’AIDS – che con ritmo sempre più incalzante hanno colpito larghe parti di popolazione mondiale. La caratteristica del salto di specie (spillover) dall’animale all’uomo, provocato dagli sconvolgimenti improvvisi e violenti degli ecosistemi dove questi virus avevano convissuto con l’animale ospite senza provocare danni – si pensi in particolare alle deforestazioni – è favorito dal massiccio ricorso agli allevamenti intensivi volti ad accelerare i processi di crescita e i tempi di trasformazione industriale degli animali in merci alimentari, sono tra le cause principali dell’attuale grave situazione sanitaria in cui viviamo.
A tutto questo si aggiungano gli effetti inquinanti su suolo, nell’aria e sulle risorse naturali vitali per l’esistenza del e nel Pianeta come l’acqua che, a questi ritmi di crescita, provocano danni ambientali e patologie sempre più diffuse e aggressive. Non è un caso che proprio aree come le regioni del nord Italia dove maggiore è l’inquinamento del suolo e dell’aria siano state maggiormente aggredite dalla virulenza del corvid-19. Questo modello di sviluppo non è più sostenibile!
La 5^ giornata di mobilitazione e sciopero globale per il clima indetto dal movimento Fridays for Futures coincide con il protrarsi della pandemia da covid-19, con il bollettino giornaliero di decessi e contagiati, con milioni di persone in quarantena forzata o costrette a lavorare o muoversi in condizioni di distanziamento sociale e muniti di strumentazione di protezione dal contagio. Vediamo, però, che a preoccupare i governi è non tanto la condizione ecosistemica dalla cui sofferenza è scaturito questo come altri virus pericolosi del recente passato e, probabilmente, del prossimo futuro, bensì la ripresa immediata dell’economia, delle catene di valore, dei processi di sfruttamento delle risorse…come niente fosse o stesse succedendo.
Mai come ora lo sciopero globale per il clima ha un’urgenza: far sentire la voce di chi pretende che dalla pandemia si esca con un cambiamento profondo che attraverso la critica di cosa e come produrre, di quali stili di vita ecosostenibili si debbano diffondere, di quali processi nuovi di solidarietà, comunitarietà e condivisione si debbano sviluppare, ponga l’obiettivo di fermare il collasso di un Pianeta infettato ma che si può ancora salvare. E con esso anche noi!
Venerdì 24 aprile facciamo sentire la nostra voce, vedere i nostri volti, diffondere i nostri messaggi con una collettiva protesta dai luoghi dove siamo in quarantena, dai posti dove siamo comandati al lavoro, da ogni luogo dove è possibile inviare questo messaggio.
20 aprile 2020 ADL – Cobas