In una Agenzia delle Entrate in cui non si è riusciti a privilegiare il lavoro di squadra e la sinergia tra le diverse aree di lavoro ma dove è stata praticata una logica di competizione e individualizzazione aggravata dalla situazione pandemica, in questi giorni i colleghi si trovano di fronte ad un documento di 18 pagine in cui si parla di una prima applicazione sperimentale su base triennale della performance individuale negli anni 2022-2023-2024 nel triennio cioè che sarà normato dal prossimo CCNL visto che quello di cui è stata firmata la preintesa è già scaduto (2019-2021).
Viene usato il termine “sperimentale” in quanto viene inserita per la prima volta nella nostra Agenzia la valutazione del personale i cui effetti rispetto ad una differenziazione economica li troveremo normati nel prossimo CCNL che a differenza di quello appena firmato, dove non esistevano criteri, nel prossimo invece saranno definiti e i loro effetti li vedremo applicati anche nella definizione del FUA.
Questa valutazione ci viene detto che non è il primo Brunetta pensiero perché non sono stabilite le percentuali degli esclusi e ci troveremo un percorso con il Valutato, il Valutatore, il Facilitatore, i Nuclei di Valutazione Centrali e Regionali (NU.S.VA.I.) ma alla fine di questo percorso quello che è certa è la differenziazione tra colleghi e l’aumentare della gerarchia mentre siamo in carenza di personale e allora vediamo che rispetto al “primo” Brunetta non è cambiata la logica e il fine, si sono solo affinati gli strumenti.
Ci dispiace ma abbiamo un’altra visione del lavoro pubblico che intendiamo come bene comune.
Ci sembrerebbe per esempio fondamentale, unificante, capibile da tutti l’applicazione della regola mai applicata “a pari lavoro, pari salario”. Il problema è che a pari lavoro non esiste pari salario e che i sindacati confederali hanno sempre promosso una remunerazione basata sull’area di lavoro di appartenenza, come se fosse una variabile di scelta del singolo dipendente e non una casualità
Il problema è che c’è stata una emorragia di personale dovuta sia ai pensionamenti che alle dimissioni volontarie di persone che trovano percorsi professionali più appaganti in altre amministrazioni,dato che la nostra finge e ostenta meritocrazia e in realtà continua a gestire con incarichi fiduciari secondo logiche non trasparenti, tenendo sotto ricatto gli incaricati.Il problema è che questa valutazione della performace voluta da Brunetta in realtà porta la formula del ricatto, che conosciamo nella pratica dell’attribuzione degli incarichi, anche nel lavoro di ogni singolo funzionario
In un momento in cui la dotazione di personale è sotto organico aumentano gli incaricati anziché investire in nuove assunzioni per ricalibrare i carichi di lavoro e i servizi al cittadino e si pensa a inserire la valutazione per continuare a caricare l’asino senza accorgersi che era già moribondo.
In ultimo, anziché cercare di coniugare tempi di vita e di lavoro con nuove forme di flessibilità, si adottano strumenti di controllo a cottimo ottocenteschi e anacronistici, riportando in massa i lavoratori in presenza dopo averli deportati a forza nelle loro case, dando per scontato che con mezzi propri e buona volontà avrebbero comunque garantito tutti i servizi, essenziali e non.
Con un ministro della pubblica amministrazione che anziché preoccuparsi del livello di servizio si limita a continuare a esaltare la sua retorica demagogica del fannullonismo in cerca di consensi tra le sacche dello scontento che dilaga tra i tanti soggetti che hanno subito in modo violento la crisi di due anni di pandemia, la crisi economica e quella imminente dell’ulteriore rincaro dei prezzi di gas ed energia.
Non si meritano nulla, abbiamo avuto gli stipendi bloccati per 9 anni, abbiamo garantito un elevato livello di servizio e a stento riusciamo a pagare le bollette.
Non abbiamo mai più recuperato al perdita di potere d’acquisto e ancora ci trattano da privilegiati, mentre i ricchi in pandemia sono sempre più ricchi, i dirigenti hanno compensi sempre più elevati, i poveri sono sempre di più e la classe media sprofonda sempre più nel baratro e le forme di sostegno alla povertà sono irrisorie. E a proposito del “povero che lavora” ci sembrerebbe importante , come ente pubblico, rompere la logica delle esternalizzazioni e relativi appalti a partire dalle pulizie le cui lavoratrici negli Uffici delle Entrate del Triveneto si trovano ora ancora in attesa di avere gli stipendi di dicembre e gennaio! E’ con questo spirito, quello cioè di creare unità per ottenere rispetto dei diritti che presenteremo alle elezioni rsu del pubblico impiego del 5/6/7 aprile le liste di Adl Cobas : candidati, sostienici, votaci.
Veneto,23/02/2022 Adl Cobas