Shoptv SAS è una società con sede legale a Perugia che acquista spazi pubblicitari per fare programmi di televendita. Comprano abiti all’ingrosso per poi rivenderli in diretta. Lo fanno anche attraverso due emittenti con sede a Padova, Canale Italia e La9. Per fare questo si servono di circa una ventina di lavoratori e lavoratrici che si occupano di allestire gli studi televisivi, di sistemare e dividere i capi d’abbigliamento presso i vari magazzini a disposizione della società, nonché rispondere alle telefonate durante le dirette televisive.
Un lavoro come tanti, si potrebbe dire. Se non fosse che dietro alla telecamera si nasconde il “DIO” del lavoro nero.
Alcuni lavoratori e lavoratrici che si sono rivolti ad ADL COBAS hanno denunciato infatti turni massacranti anche di 12-13 ore senza contratto, senza pausa, per circa 8 euro all’ora. Sabato e domenica inclusi. Turni e organizzazione del lavoro erano a discrezione del datore di lavoro, che si faceva chiamare “Dio”, e al quale si doveva gratitudine e massima disponibilità. Un “Dio” per nulla misericordioso, ma violento e sadico: gli insulti erano all’ordine del giorno e non venivano risparmiati nemmeno in diretta e il ricatto lavorativo passava attraverso messaggi del tipo: “Dal 31 luglio uno di voi rimarrà a casa. Godo solo al pensiero che starete tutti in ansia. Un bacio da Dio.”
La situazione è leggermente cambiata a seguito di un intervento dell’Ispettorato del Lavoro avvenuto nei primi mesi del 2016. I lavoratori sono stati infatti messi in regola con contratti part-time a tempo determinato. Ovviamente le ore presenti nel contratto erano inferiori a quelle realmente lavorate, così come la paga che è scesa a circa 6,5 euro l’ora. Le vessazioni e le condizioni di lavoro sono rimaste invece le stesse.
Una brutta storia che si è conclusa peggio: con la scadenza dei termini del contratto i lavoratori non solo non sono più stati richiamati, ma non hanno ricevuto nemmeno il pagamento delle ultime retribuzioni e del TFR.
Ora i lavoratori si sono rivolti al nostro sindacato e assieme a loro cercheremo di ottenere tutto ciò che non è stato pagato – ed è molto – nel corso del rapporto di lavoro.
Detto questo quello che emerge oltre a livelli di sfruttamento che nel settore sono tristemente diffusi è l’arroganza, la spudoratezza e il senso di onnipotenza di questi imprenditori. Un dato che ci spinge ad approfondire la vertenza, a dargli la massima visibilità possibile e a chiamare in causa anche le emittenti televisive.
La vertenza è appena cominciata…nei prossimi giorni ne vedrete delle belle!
Leggi l’articolo del Gazzettino di Padova in allegato