Alla fine di settembre la cooperativa CAL e il committente Number1 avevano presentato un quadro per il magazzino “SAC” di Parma che prevedeva prima una drastica riduzione dell’attività di deposito e spedizione della merce Barilla per l’estero, ed entro la fine dell’anno la stessa cessazione dell’appalto, con licenziamento di tutte gli addetti o il trasferimento forzato ad oltre 120km in provincia di Bologna.
Un piano di ristrutturazione aziendale che giocava ancora una volta nelle pieghe della dinamica degli appalti, facendo pendere la minaccia di licenziamento collettivo per i 45 lavoratori, nonostante il comprensorio Number1 a Parma conti oltre 500 lavoratrici e lavoratori diretti e in appalto e i volumi di lavoro fossero in buona parte stati semplicemente riallocati presso gli altri magazzini, dove è sempre più presente l’automazione delle operazioni logistiche. Dunque, almeno in parte, una sostituzione di forza lavoro umana con quella artificiale.
Dopo oltre 6 settimane di scioperi, presidi e innumerevoli tavoli di trattativa, anche in Prefettura, strappati solo ed esclusivamente grazie alla determinazione e all’unità dei lavoratori che hanno lottato fino all’ultimo insieme con il sindacato, si è finalmente raggiunto l’accordo che mette la parola fine alla vertenza.
Scongiurata fino alla fine l’apertura della procedura di licenziamento collettivo, l’accordo ha strappato condizioni estremamente più favorevoli a quelle di partenza:
- nonostante Number1 ne avesse sempre negato la volontà, la possibilità per un terzo dei lavoratori (15) di essere ricollocati nei medesimi magazzini Number1 di Parma entro il 2024 alla medesime condizioni contrattuali e senza perdita dei diritti acquisiti e maturati, con la garanzia di reddito pieno tra Naspi e integrazione aziendale fino alla ripresa lavorativa;
- il trasferimento su base volontaria di almeno 10 lavoratori presso il nuovo magazzino Number1 di Bologna alle dipendenze dello stesso appaltatore, con un incentivo dieci volte superiore a quanto previsto contrattualmente e il mantenimento di tutte le condizioni economico-normative, compresi gli accordi di secondo livello in vigore a Parma;
- infine un incentivo all’esodo volontario ad importi importanti, oltre sei volte superiori a quanto inizialmente “offerto”, che non svende quindi il posto di lavoro e da la possibilità di sviluppare differenti progetti di vita: una base equivalente ad oltre un anno di reddito più un meccanismo che tiene debitamente in conto dell’anzianità di servizio, oltre l’accesso all’indennità di disoccupazione.
Insomma quello che la lotta in questa vertenza ha affermato chiaramente è che non è possibile liquidare con quattro spicci e una pacca sulla spalla i lavoratori che fanno la fortuna di queste aziende della logistica ma negli anni sono anche stati in grado di ottenere diritti e salario: con la lotta si vende cara la pelle e si conquistano in ogni caso condizioni nettamente migliori rispetto a quelle “offerte” dal padrone. Fino a strappare posti di lavoro che in ogni sede, perfino istituzionale, sembravano utopia.
Al contempo, questa vicenda ci mette in guardia rispetto ai processi di riorganizzazione e di trasformazione attualmente in atto nella logistica, con uno sguardo che va rivolto anche alle altre vertenze, piccole o grandi, che attraversano importanti territori produttivi e logistici: ambivalenza dei processi di internalizzazione e compresenza con il sistema degli appalti; segmentazione della forza lavoro lungo la filiera degli appalti e ristrutturazione delle catene logistiche con la tendenza alla riduzione dei grandi agglomerati logistici in favore di più centri dislocati quindi con meno concentrazione di forza lavoro e dunque di” resistenza operaia”; aumento dei processi di automazione in luogo di forza lavoro umana sindacalizzata o sindacalizzabile, con condizioni contrattuali più onerose.
Fenomeni e tendenze presenti anche nel contesto specifico del polo logistico Number1 di Parma, che impone di prendere seriamente quanto emerso durante la vertenza come denunciato da ADL Cobas, in riferimento agli altri magazzino dove è molto presente il sindacato: la riduzione di quasi il 10% della forza lavoro per un cambiamento di strategia industriale di Barilla, principale cliente su Parma, che comprende l’aumento dei processi logistici automatizzati, e il conseguente progressivo sviluppo Number1 su altri territori impone di affrontare urgentemente la questione della salvaguardia non solo dei posti di lavoro ma anche delle conquiste ottenute negli anni per la qualità dell’occupazione, sul piano economico, dei diritti e delle condizioni di lavoro.