Per i sindacati confederali 7,8 euro lorde all’ora sono una paga dignitosa!
Siglata pochi giorni fa l’ipotesi di accordo tra associazioni di categoria e sindacati confederali per il rinnovo del contratto collettivo Multiservizi – pulizia. Un contratto che, come tanti e tante di noi hanno modo di verificare con il lavoro quotidiano, non dovrebbe neppure esistere per le condizioni lavorative che va a creare per centinaia di migliaia di lavoratrici e lavoratori.
Si tratta di un CCNL che a partire dalla fine degli ’90, in concomitanza con la crescita dei processi di esternalizzazione di fasi della produzione o di funzioni di servizio, ha ampliato la sua sfera di applicazione settoriale, per diventare, a seguito dell’abrogazione del principio della parità di trattamento in favore dei dipendenti delle imprese appaltatrici, uno dei contratti più diffusi negli appalti.
Il multiservizi permette pertanto a moltissime aziende, (finte) cooperative e vari datori di lavoro di non applicare i contratti di settore dell’imprese committenti, per applicarne uno che prevede salari da fame, scarsa formazione, pochissime tutele e molto flessibilità a favore delle aziende. Insomma più che multiservizi, multisfruttamento!
Apprendiamo della VERGOGNOSA E INDEGNA ipotesi di rinnovo – tra l’altro non sottoscritta da Confindustria – che vedrà un aumento per il livello 2 (il più applicato che prevedeva prima del rinnovo una paga oraria pari a 7,48 euro LORDE) di 40 euro lordi (+ 10 euro previsti già dal precedente rinnovo) a di altre 35 euro a maggio 2026. Ben 75 euro LORDI nel prossimo anno e mezzo! A luglio 2025 la paga oraria arriverà ad 7,76 euro… che non emancipa di sicuro dalla povertà le centinaia di migliaia di donne e uomini che spesso hanno anche contratti part-time involontari.
Un rinnovo che porterà a marzo del 2029 ad un aumento di 215 euro lordi – che al netto delle ritenute sono 150, o poco più, euro netti – in quattro anni di aumento a fronte di di un’inflazione devastante, specialmente dopo la guerra in Ucraina del 2022.
L’aumento del congedo per le donne vittime di violenza di genere, che accogliamo positivamente, resta tuttavia insufficiente; resta infatti il problema strutturale che impedisce davvero alle donne di uscire dalla violenza: la povertà lavorativa. Finché migliaia di donne continueranno a percepire 7,80 euro lorde all’ora, da rapporti di lavoro part time involontari, la violenza resterà una trappola dalla quale sarà difficile liberarsi.
Accogliamo positivamente anche l’aumento a 15 ore dell’orario minimo per i part-time con l’inserimento della clausola di deterrenza per le aziende inottemperanti, l’introduzione di alcuni meccanismi (piuttosto burocratici) per contrastare l’utilizzo delle clausole elastiche, spesso estorte al momento della firma del contratto di assunzione. Questi piccoli miglioramenti non intaccano però il giudizio complessivo su questo rinnovo. Parliamo di briciole. Elemosina, chiamiamola come vogliamo.
I confederali, che ipocritamente continuano a fare inchieste e dibattiti sul lavoro povero, condannano ancora una volta centinaia di migliaia di persone all’incubo di non arrivare a fine mese, a dover contare i centesimi per poter pagare i libri di scuola ai propri figli, a non potersi permettere una settimana di vacanza a fronte di carichi di lavoro, spostamenti da un appalto all’altro spesso parecchio impegnativi. Altro che rivolta sociale e lotta al lavoro povero: le federazioni del terziario e dei servizi di CGIL, CISL e UIL continuano a sottoscrivere i peggiori accordi mai visti nella contrattazione in Italia riproducendo quelle condizioni che mantengono le persone in povertà, anche quando lavorano. Il lavoro povero non è una sciagura, né soltanto il frutto delle politiche di questo Governo: il minimimi retributivi sono frutto della contrattazione e sono il risultato di strategie e scelte sindacali.
Questo contratto non risolve ma continua una strada che comporta la perdita di valore del salario reale così come l’applicazione secondo il patto della fabbrica che prevede l’uso dell’indice IPCA-NEI che non conteggiando gli aumenti dei beni energetici porta alla riduzione del valore reale dei salari. Aumenti consistenti per uscire dal lavoro povero e un sistema di indicizzazione che salvaguardi i salari dalla inflazione.
Di fronte a questo ennesimo scempio, ci continueremo ad organizzare dentro e fuori i posti di lavoro, insieme a chi non vuole abbassare la testa e rivendicare migliori condizioni retributive e d’impiego per un lavoro, e quindi una vita, dignitosi!
ADL COBAS – CLAP – COBAS LAVORO PRIVATO – SIAL COBAS