Dopo sei giorni di sciopero si è conclusa la vertenza nel magazzino Coop Alleanza 3.0 di Reggio Emilia gestito da AFV Logistica srl
La settimana scorsa si è conclusa positivamente una dura e importante vertenza nel settore della filiera della Grande distribuzione organizzata nel cuore, non solo geografico ma anche polititco-imprenditoriale emiliano. Per quasi una settimana un intero magazzino, quello di Mancasale (RE) che distribuisce le merci fresche e freschissime in numerosi punti vendita a marchio COOP dell’Emilia e della Lombardia, si è fermato per difendere la dignità sul lavoro e praticare la solidarietà attiva.
Il contesto
Questa vertenza nasce nelle condizioni imposte nei luoghi di lavoro dalla pandemia, quando durante il primo lockdown con l’isolamento e l’impossibilità di uscire ha duplicato le vendite, e quindi i flussi di merci movimentata nella grossa distribuzione, mentre nei magazzini scarseggiavano i DPI e solo grazie a rallentamenti e forme di sciopero si sono ottenute le misura più basilari come mascherine e gel disinfettante.
Mentre si lavorava il doppio per garantire il rifornimento ai supermercati con maggior rischio della propria salute e dei famigliari, la busta paga non ha risentito significativamente di questo aumento di lavoro.
Nel magazzino COOP di Reggio E. si è sottoscritto finalmente a fine 2020 un accordo di secondo livello con un PDR collettivo di magazzino, che tenesse legata la produttività alla qualità e favorisse comportamenti virtuosi disincentivando assenteismo eccessivo. Eppure durante l’anno i parametri si sono dimostrati irraggiungibili per i più a causa di errori di organizzazione del lavoro e di carenze degli strumenti di lavoro usurati e usuranti. Nel primo periodo, nonostante diverse richieste dei lavoratori di metter mano a queste situazioni per poter arrivare al premio, il comportamento del fornitore AFV è stato al contrario di dare il via libera ai capi reparto a pressare i lavoratori tramite spostamenti di reparto punitivi con cambi di orari, cambi turno, fino a vere e proprie minacce.
Il risultato di queste scelte aziendali ha portato ad una riduzione di produttività ed un aumento delle malattie e di utilizzo di congedi.
La vertenza
In questo clima ci troviamo ad ottobre 2021 ad ottenere finalmente l’apertura a modificare i parametri per il PDR 2022 con l’azienda che da parte inizia a noleggiare attrezzature nuove per il magazzino.
Eppure il clima di stress è molto alto e la goccia che fa traboccare il vaso arriva con il capo-magazzino che, sentendosi evidentemente legittimato dall’azienda, che dichiara spudoratamente che “in questo magazzino i lavoratori di origine marocchina non entrano più”, nonostante tra l’altro un 40% della forza lavoro è di origine marocchina. Inoltre, ad un lavoratore assunto con agenzia interinale che lavora da 19 mesi nel magazzino, non viene rinnovato il contratto, nonostante vi sia alcun calo di lavoro, né viene inserito nella graduatoria prevista dall’integrativo del personache da diritto di precedenza a chi ha anzianità di cantiere sui rinnovi di contratto e, con il raggiugimento dei 22 mesi, prevede l’assunzione diretta a tempo indeterminato con AFV Logistica srl.
Questo avvenimento contrasta palesemente con l’accordo integrativo creando un precedente che mette a rischio altri 15 lavoratori interinali che si avvicinano al contratto indeterminato con assunzione diretta.
Dopo una settimana di blocco degli straordinari l’azienda non retrocede e giovedì 11 novembre la quasi totalità dei lavoratori incrocia le braccia a partire dalle ore 21:00 e esce dal magazzino, lasciando a terra migliaia di colli.
Lo sciopero durerà fino a giovedì 18 novembre.
Lo sciopero
Nei primi giorni di sciopero i lavoratori si dimostrano subito compatti e lo sciopero tocca punte di adesioni quasi totali. Inoltre riceve la solidarietà attiva dai lavoratori diretti di Coop Alleanza 3.0, consci del fatto che incombe anche su di loro un prossimo rischio di esternalizzazione, sorprendendo la committenza, abituate a creare la guerra tra poveri, spingendo i lavoratori diretti contro quelli in appalto con la minaccia che per colpa dello sciopero si rischia il posto di lavoro.
Lo sciopero funziona. Riceviamo infatti durante lo sciopero aggiornamenti sulla mancanza di verdura, frutta e latticini dalle lavoratrici degli allestimenti dei supermercati, tra cui quelle che due anni fa durante un cambio appalto avevano ricevuto la solidarietà attiva dai facchini. Nei supermercati Coop, da Ferrara fino a Brescia, ci arrivano informazioni che i già da domenica 21 gli scaffali sono vuoti.
Nel frattempo, Sabato 20, organizziamo con i lavoratori un presidio all’IperCoob Baragalla di Reggio Emilia, per informare i clienti e soci che dietro ai prodotti biologici e solidali non sempre c’è una filiera rispettosa dei diritti di chi lavora nei magazzini e movimenta le merci dai produttori fino ai supermercati.
Al presidio partecipano anche diverse realtà sensibili del territorio e in tutto questo il presidio si trasforma in un luogo di in-formazione per la città, con gli interventi delle lavoratrici e lavoratori che descrivono le condizioni di lavoro all’interno del magazzino, raccontando come i capi magazzino e i preposti discriminano e minacciano chi non abbassa la testa, quanto è dura lavorare nella logistica alimentare con temperature di 5-6 gradi e cosa succede se non sei più cosi performante e casomai non più giovane.
Una vertenza dura che parla a tante e tanti, che ha fatto emergere nel suo piccolo interconnessione, non solo nel mondo digitale, ma anche nella vita materiale, e come le ingiustizie su una persona siano strettamente collegate a chi abbiamo intorno e non solo.
Infatti la cosa eccezionale di questo sciopero sono le motivazioni tra cui la principale è il rispetto della dignità sul lavoro: perdere sei giorni di lavoro per 50 licenziamenti o per un aumento di 150 euro al mese è più semplice, perderli per richiedere rispetto e dignità sul posto di lavoro e far finire le discriminazioni è tutto fuor che scontato.
Tutto questo è stato possibile grazie ad un percorso intersindacale che ha messo come priorità i diritti dei lavoratori e in secondo piano le visioni politiche sindacali differenti. Questo è stato possibile grazie alle ore di assemblea fatte insieme ai lavoratori, dove si discuteva se entrare in sciopero anche se l’ingiustizia non era subita direttamente dalla maggioranza; è stato possibile perchè questi lavoratori hanno maturato la consapevolezza, partecipando a diversi scioperi nazionali, che ottenere 50 € in più in busta e non occuparsi di cosa succede nella vita fuori dal lavoro è assai poco lungimirante se, per esempio il carovita te ne fa poi spendere 150 € in più al mese.
Questa vertenza parla dunque ai tanti che entrano nel posto di lavoro con la paura, paura di rispondere negativamente ad una richiesta di cambio turno o di straordinario, perché se non sei servile poi ti fanno la guerra fino a che non ti dimetti e non te lo puoi permettere.
Ci dice anche che la solidarietà tra lavoratori, città, reti sociali e la ricerca di un nuovo sindacalismo sociale ha la forza di fare retrocedere anche i colossi della grossa distribuzione e fare avanzare diritti e dignità a chi lavora e che invece l’egoismo e la competizione tra lavoratori ci lascia in balia delle decisioni padronali sulle nostre vite.
Nello specifico l’intesa ottenuta prevede infatti la stabilizzazione a tempo indeterminato di tutti e 15 i lavoratori precari che nei mesi di novembre e dicembre 2021 e gennaio 2022 raggiungono i ventidue mesi di anzianità di servizio. Vengono risolti anche i problemi legati all’adeguamento del vestiario da lavoro e alle differenze di retribuzione: in ballo c’era infatti il pagamento non riconosciuto della festività del 15 agosto. Raggiunta infine l’intesa sul salario di secondo livello.
Evviva i facchini COOP di Reggio Emilia: la lotta paga!