A seguito degli scioperi messi in atto nei mesi scorsi nei due magazzini Alì di Padova per richiedere l’applicazione della Clausola Sociale in caso di cambio di appalto e per una soluzione dignitosa che riguardava differenze retributive pregresse, si era riusciti ad imporre la convocazione di un tavolo di confronto in Prefettura e poi in Provincia che avrebbe dovuto portare ad un accordo generale che garantisse sia il diritto di passare per tutti al nuovo appaltatore in caso di cambio di appalto, sia alla risoluzione dell’aspetto economico. Per quanto riguarda la questione ecconomica si è riusciti a raggiungere un accordo dignitoso. Mentre per tutto il resto, dopo mesi di incontri e trattative che hanno coinvolto Prefettura e Provincia veniva partorito da CGIL CISL e UIL ( senza ovviamente la firma di ADL Cobas) un accordo sui cambi di appalto che escludeva una buona fetta di lavoratori, in base a produttività, assenze per malattia, danni patrimoniali al committente, e varie altre aberrazioni. Non solo, ma nell’accordo veniva anche aggiunta una parte riguardante il diritto di sciopero che, in sostanza, impediva di fatto qualsiasi azione di lotta, in quanto veniva equiparata la distribuzione dei generi alimentari ai servizi essenziali e quindi l’accettazione dei vincoli della legge 146 che regolamenta gli scioperi, negli ospedali, nelle scuole, nel trasporto pubblico, ecc. In sostanza CGIL CISL e UIL, in un solo colpo riuscivano ad offrire ad Alì in un piatto d’argento, una ampia discrezionalità nei cambi di appalto e a impedire di fatto ogni azione di lotta.
Ma ALI’, nell’ultimo incontro in tenuto in Prefetura venerdì 7 luglio, tira fuori l’asso dalla manica spiazzando tutti e comunicando che non vi sarà alcun cambio di appalto , e che, a fronte della chiusura del magazzino di Corso Spagna e di una riorganizzazione di Via Olanda, i lavoratori avranno la possibilità di chiedere un colloquio con l’Agenzia Umana, la quale selezionerà il personale e, senza alcuna garanzia per nessuno, deciderà chi assumere e chi no con il contratto del Commercio. Tutto questo viene comunicato in Prefettura dove, a parte la nostra voce di grande stupore ed incazzatura per le scelte operate da ALI’, da parte delle altre OO.SS si percepisce qualche debole mugugno e piena approvazione da parte di Prefettura e Provincia.
Chiaro che lo scenario che si apre a questo punto aggrava di molto la situazione in quanto rappresenta un salto di qualità da parte di ALI’ che attraverso questo tipo di “internalizzazione “ si pone il problema addirittura di bypassare interamente quello stesso accordo sottoscritto anche da ALI’, per metter in atto probabilmente una vera e propria “pulizia” sindacale, coinvolgendo direttamente CGIL CISl e UIL nella strategia di voler far fuori i Cobas. Ci viene detto da parte di ALI’ che tutti quelli che presenteranno domanda di essere assunti nel nuovo magazzino verranno assunti e anche senza il JOBS ACT. Ma la domanda che sorge spontanea allora è: perché non si è messo per iscritto con un accordo che preveda l’assunzione di tutti i lavoratori presenti attualmente nei due magazzini in quello nuovo? Perchè allora dover passare attraverso le forche caudine di Umana, che non conosce i lavoratori? Perchè dover sottoporre ad una pesante umiliazione chi lavora anche da 10/15 anni per Alì costringendo i lavoratori a sottoporsi ad un esame assurdo, oltre che umiliante? Staremo a vedere nei prossimi giorni cosa succederà, nel frattempo non abbiamo ricevuto alcuna risposta alla richiesta che abbiamo inoltrato di avere garanzie sul passaggio di tutti/e alle medesime condizioni di diritti acquisiti e retributive.
Nel frattempo il Tribunale di Padova rigettava il ricorso di Ali’ spa che chiedeva la rimozione del presidio di lotta avvenuto nel mese di febbraio per la clausola sociale e per il riconoscimento delle pregresse differenze retributive.
Il giudice, in sostanza, ha stabilito semplicemente che, essendo venuta meno l’urgenza richiesta da Alì di intervento da parte degli organi di polizia, in quanto l’agitazione risultava cessata al momento della notifica dell’atto, l’intervento richiesto non aveva più ragione d’essere e quindi il respingimento del ricorso con relativa condanna ad ALI’ al pagamento delle delle spese legali.
Anche questo ulteriore atto di ALI’ , respinto dalla magistratura si inserisce nella strategia di attacco ai lavoratori per arrivare a ripristinare quelle condizioni di sfruttamento che esistevano prima dell’inizio del percorso di lotta, iniziato 5 anni fa e che ha portato al ripristino della legalità in questo magazzino e al miglioramento delle condizioni economiche per tutti i lavoratori e le lavoratrici.