Sperando che sia terminata questa ondata di calore estremo dovuta al cambiamento climatico (effetto del profitto anteposto al rispetto della natura), è ora di rompere la calma piatta nei nostri uffici!
Il Governo ha già annunciato che, anche qualora il CCNL 2022-2024 venisse firmato subito, gli effetti in busta paga non si vedranno prima di aprile 2025 perché non ci sono le risorse!
Abbiamo già sentito diverse OO.SS. firmatarie di CCNL affermare di volere “mitigare l’assenza di finanziamento per i rinnovi contrattuali” con le progressioni economiche, dando per scontati aumenti del 5,78% (e non per tutti!) a fronte di un’inflazione nell’ultimo triennio del 17%!
Si vogliono tenere inchiodati i salari dei pubblici dipendenti a decenni fa, continuando così ad essere il fanalino di coda in Europa.
Si continua a sostituire la frase “aumenti salariali in paga base uguali per tutte/i” con il principio del “merito” che all’Agenzia delle Entrate è stato tradotto con il sistema sperimentale della procedura Va.L.E., con tutte le conseguenti problematiche, diffusamente sollevate dai colleghi, che hanno messo in imbarazzo perfino le OO.SS. che l’hanno sottoscritta.
Unica nota positiva è l’arrivo dei nuovi assunti che, come benvenuto, vengono penalizzati con 2gg di ferie in meno e con la mostruosità del “silenzio assenso” in merito all’adesione al Fondo Pensione Perseo Sirio.
Sì, avete capito bene! Anziché chiedere l’adesione espressa a un fondo pensionistico privato, si opera all’inverso: se entro 6 mesi dall’assunzione non si comunica per iscritto che non si intende aderire, ci si ritrova automaticamente iscritti!
C’è addirittura una proposta a firma del senatore leghista Claudio Durigon di imputare obbligatoriamente il 25% della quota del TFR spettante ai lavoratori, ai fondi pensione privati.
Sommando la pensione pubblica (su base contributiva) e la pensione complementare si avrà un duplice effetto negativo: l’età per la pensione tenderà ad allungarsi e l’importo della pensione non sarà sufficiente a vivere.
Nemmeno una parola, poi, sulla lotta alla precarietà e ai sotto salari di chi lavora per noi in appalto nei nostri uffici. Pensiamo alle lavoratrici delle pulizie, ma non solo!
Infine, siamo rimasti colpiti dal fatto che, dei 600 ultimi nuovi assunti in Veneto, ben 150 hanno rinunciato! Questo dato, che ritroviamo analogo a livello nazionale, ci porta a dire che il lavoro pubblico non potrà mai essere attrattivo fino a quando:
– non verrà giustamente valorizzato il ruolo sociale svolto da chi amministra i beni pubblici;
– non verrà riconosciuto un CCNL che recuperi perlomeno l’inflazione del triennio di riferimento;
– non verrà favorita l’armonizzazione dei tempi di vita con quelli del lavoro attraverso la flessibilità nell’orario di lavoro, la giusta lotta contro lo stress da lavoro correlato e, infine, riconoscendo le difficoltà delle piccole unità e di chi denuncia carichi di lavoro esorbitanti.
Nell’essere contenti (anche se rimaniamo in carenza d’organico) dell’arrivo di altri 120 nuove/i colleghi/e nel Veneto, previsto per il 16 settembre, rivolgiamo un appello a farci sentire dal basso:
E’ il momento di agire dando vita, su questi temi, ad assemblee indette dalle rsu nei nostri uffici!
Veneto, 06/09/2024 Adl Cobas