APPELLO A PARTIRE DALLA RETE INTERSINDACALE ADL COBAS-CLAP-SIAL COBAS
Meeting point ore 14.00 @ Casa Vacante via Capo di Lucca,22
Pandemia, guerra, crisi energetica, carovita, inflazione, disastro climatico. Il tempo presente ci consegna una molteplicità di crisi che si alimentano e si rafforzano a vicenda, in una spirale che rende il futuro, anche prossimo, molto incerto. A Bologna e in Emilia Romagna, così come avviene in tutta Italia, sembra che la crisi climatica non esista e si continuano politiche di consumo di suolo e di implementazione del trasporto privato su gomma. In questo contesto va inquadrato anche l’allargamento delle autostrade che convergono su Bologna e del cosiddetto “Passante di Mezzo”. In quelle strisce d’asfalto, infatti, c’è tutta l’arroganza di un sistema che vuol continuare a garantire profitti invece che diritti, cementificazione invece che transizione, imposizione invece che condivisione.
Ma il contrasto alle scelte scellerate che riguardano la crisi climatica deve marciare di pari passo con la necessità di concepire la lotta per la giustizia climatica e la lotta per la giustizia sociale come un unico percorso.
Da decenni nel nostro Paese insistono problemi strutturali legati al mercato del lavoro e ai livelli salariali. Lavoro sommerso, lavoro povero, bassi salari anche in presenza di (una debolissima) contrattazione nazionale, abuso dei contratti a termine e di part-time involontari, radicato gender pay gap sono alcuni tra questi.
La stagnazione salariale trentennale e il combinato disposto con l’inflazione galoppante prefigurano un’ulteriore compressione, rischiando di relegare al di sotto della soglia di povertà una fetta consistente di persone che già ora, con molti sforzi, si trascina alla fine del mese.
Non solo quindi in Italia serve immediatamente l’istituzione di un salario minimo legale che interessa una fetta consistente di lavoratrici e lavoratori, ma anche un generale innalzamento dei salari collegato all’inflazione, che già sta erodendo voracemente il potere d’acquisto.
Non a caso parallelamente continuano gli attacchi bipartisan al Reddito di Cittadinanza, protagonista indiscusso della campagna elettorale e leva principale della guerra tra poveri. Per quanto insufficiente, per quanto necessariamente estendibile, è innegabile che il RdC sia stato e continui ad essere un’ancora di salvezza per moltə, uno strumento moderno di welfare potenzialmente sganciato dall’ottica familistica o padronale, uno strumento utile a rompere il ricatto del lavoro povero e sottopagato. Ecco perché sarà una delle prime vittime designate del prossimo Governo Meloni e delle sue politiche liberiste, regressive, conservatrici.
Il Reddito di Cittadinanza andrà dunque difeso, con ogni mezzo necessario e sarà decisiva una battaglia per la sua estensione in senso universalistico. Immaginando in ogni territorio percorsi organizzativi come Comitati che organizzino e mettano in connessione percettori/trici e chi ne rivendica la piena realizzazione e allineamento in senso europeo.
La guerra e la crisi energetica stringeranno presto la loro morsa, iniziando dalle fasce più fragili della società. I giganti dell’energia fossile, allo stesso tempo, continuano a fare profitti da capogiro, mentre la cosiddetta transizione ecologica subisce una vera e propria regressione a partire da un ritorno al protagonismo degli idrocarburi, giustificato come unica soluzione possibile nell’emergenza. Finché vi sarà guerra dentro l’Europa e non una riconversione energetica radicale e continentale contro le “oligarchie” degli idrocarburi peggioreranno sia l’emergenza climatica che quella sociale e si chiuderanno gli spazi per moderni movimenti sociali di trasformazione, che necessitano come minimo una dimensione e una prospettiva euro-mediterranea.
Disertare dunque la guerra tra poveri per contrattaccare in quella che da troppo tempo la minuscola fetta dei più ricchi combatte (e vince) senza sosta. Agli odiatori seriali dei poveri, dei precari, di chi lavora va posto un argine e va fatto in fretta, sperimentando strumenti e pratiche di lotta – scioperi, occupazioni e riappropriazione diretta, campagne di autoriduzione, assemblee e convergenze – per conquistare nuovi diritti e nuove libertà, per riappropriarci delle nostre vite e dell’immensa ricchezza socialmente prodotta.
Abbiamo scelto di partire da qui, dalla partecipazione convinta alla piazza bolognese del 22, perché pensiamo che solo cercando convergenze possibili, incroci di lotte e non sommatorie di sigle, ci si disponga all’altezza giusta per affrontare il presente. Lo facciamo come realtà sindacali in rete, come collettivi, come studenti e studentesse, come spazi sociali, consci che solo l’intersezionalità delle lotte possa far nascere nuove rivendicazioni e nuove pratiche.
Per questo invitiamo realtà e singoli, che rivendicano salario minimo, difesa ed estensione del reddito di cittadinanza, unione tra le battaglie per la giustizia sociale e quelle per la giustizia ambientale, a partecipare alla manifestazione del 22 Ottobre insieme, in maniera composita ma unitaria sotto queste parole d’ordine, con l’ambizione di dare voce e protagonismo a tutti i soggetti che subiranno le conseguenze più dure di queste crisi, a Bologna e di replicarlo nei prossimi mesi e nelle prossime occasioni di piazza.
Facciamolo dandoci appuntamento presso Casa Vacante, nuova occupazione per il diritto al reddito e alla vita liberata. E convergiamo per insorgere!