SALARIO AL 100% PER GLI EDUCATORI SCOLASTICI CON I FONDI MESSI A BILANCIO DAI COMUNI PER IL SERVIZIO EDUCATIVO SCOLASTICO.
Le buste paga di febbraio degli educatori e delle educatrici scolastiche mostrano che le problematiche da noi sollevate nelle settimane scorse erano di certo fondate. I contratti all’80% delle ore effettivamente svolte dagli educatori scolastici, riduzione del monte orario che avviene normalmente in ogni appalto scolastico, hanno comportato un’effettiva riduzione del FIS, che in qualità di ammortizzatore sociale viene calcolato sulle ore previste dal contratto individuale.
Dall’inizio dell’emergenza abbiamo chiesto che ci venisse riconosciuto il 100% dello stipendio proprio perchè non siamo lavoratori di serie B e vogliamo essere trattati al pari degli insegnanti e del personale scolastico.
Abbiamo rifiutato la trasformazione del lavoro educativo scolastico in domiciliare, opponendoci con successo, in virtù di un lavoro condotto sia sul piano formale che pubblico, per fondati motivi di sicurezza e salute riguardanti gli educatori stessi e le famiglie degli studenti.
Ora, e ci teniamo a dirlo, accogliamo con favore la proposta del telelavoro; vogliamo però evidenziare che questa non sarà praticabile dalla totalità degli educatori, in particolare dagli operatori che lavorano con gravi disabilità. Questa proposta inoltre dà per scontato l’impiego delle nostre risorse personali, ma non tutti gli operatori sono attrezzati, con connessioni adeguate per esempio, per garantire una prestazione di questo genere con continuità.
Pertanto chiediamo di slegare il reddito percepito dagli educatori dal telelavoro. Come gli insegnanti, che si sono mobilitati per programmare lezioni ed incontri online con i ragazzi, vogliamo svolgere l’intervento educativo attraverso il telelavoro nei casi in cui è possibile, e mantenere viva la relazione con i bambini e i ragazzi che seguiamo a scuola, senza il ricatto della rendicontazione oraria.
Continuiamo quindi a chiedere il 100% dello stipendio anche attraverso l’erogazione dei fondi già stanziati e messi in bilancio per i servizi educativi scolastici dalle amministrazioni locali e sospesi a causa dell’emergenza sanitaria.
Non riteniamo infatti sufficiente la misura del FIS: il FIS copre fino all’80% della paga oraria normalmente percepita, ma essendo emesso sulla base delle ore dichiarate nei contratti, in virtù dell’anomalia sopra evidenziata, garantirà agli educatori tra il 50 e il 60% dei poco dignitosi stipendi già normalmente percepiti.
Chiediamo quindi che queste amministrazioni si assumano la responsabilità di trovare una soluzione a questa situazione e che richiedano una disposizione governativa che autorizzi gli Enti Pubblici all’erogazione dei fondi già stanziati per garantire lo stipendio al 100% ai lavoratori del settore. Un provvedimento che permetta dunque di non sottostare all’obbligo della fatturazione che comporterebbe l’accusa di danno erariale ai Comuni, e di garantire il pagamento delle ore di servizio già preventivate su base settimanale o mensile.
Si tenga presente, fra l’altro, che il provvisorio ricorso al FIS, erogato dall’INPS, ha già garantito agli Enti locali un notevole risparmio di fondi destinati al servizio educativo scolastico. Per questo ci sembra legittimo ora chiedere a queste stesse amministrazioni uno sforzo per garantire un reddito pieno e dignitoso per gli educatori in appalto.
Come abbiamo già detto diverse volte inoltre, l’emergenza sanitaria legata alla diffusione del Covid19 ha mostrato le debolezze e le inefficienze di un sistema di appalti che di fatto non tutela i diritti e la sicurezza dei lavoratori e che fatica a fornire servizi continuativi e di qualità. Per questo chiediamo che la Regione Emilia Romagna avvii un tavolo di discussione sull’internalizzazione dei servizi socio-educativi, perché crediamo che il nostro lavoro abbia un grande valore sociale e pubblico che debba essere riconosciuto con più diritti e tutele.
ADL Cobas E.R.