Ora dopo ora si aggrava il potenziale costo sociale delle ordinanze legate alla diffusione del Covid-19.
Lavoratori e soprattutto lavoratrici, precar@ e degli appalti, intermittenti del mondo dello spettacolo e non solo, educatori ed educatrici, operatori e operatrici sociali, partite IVA, lavoratori e lavoratrici del turismo, piccole imprese, studenti e studentesse condizionati all’ottenimento della borsa di studio: sono alcuni dei soggetti che pagheranno maggiormente questo “stato d’emergenza” in quanto non tutelati da alcuna forma di garanzia di continuità del reddito e da coperture assicurative adeguate!
Le donne, in particolare, sono ancora più colpite essendo maggiormente impiegate nel lavoro di cura, retribuito e non retribuito: attività che saranno ulteriormente sovraccaricate durante la chiusura delle scuole oppure per occuparsi dei propri parenti malati o comunque più fragili. Così come le persone senza fissa dimora, i richiedenti asilo usciti dal circuito dell’accoglienza, chi vive già ai margini della società.
Una situazione che rischia di avere un costo insostenibile per tanti e tante, e tra quest@ ovviamente le stesse persone eventualmente poste in quarantena poiché affette dal virus.
Migliaia di persone tra le fasce più deboli della società, oltre a doversi preoccupare della tutela della propria salute e dei propri cari, devono trovare il modo di arrivare a fine mese, di non chiudere la propria piccola attività, di pagare l’affitto esorbitante di una stanza senza magari aver potuto sostenere l’esame che consente di raggiungere la borsa di studio.
Chi garantisce infine la sostenibilità (utenze, affitti) degli spazi sociali e dei luoghi di aggregazione che si autofinanziano e vivono di iniziative pubbliche, artistiche e culturali?
Per quale motivo sarebbe più pericolosa una presentazione di un libro di un supermercato con centinaia di persone?
Non spetta a noi discutere di virologia o epidemiologia. Il diritto alla salute è un bene fondamentale, da garantire indistintamente con serietà, competenza e attraverso precauzioni adeguate.
Quel che è certo è che questo tipo di gestione della crisi sanitaria non colpisce tutt@ allo stesso modo, acuendo ancora di più le diseguaglianze sociali, e intaccando libertà e diritti fondamentali, come quello di agibilità politica collettiva e di sciopero.
Vogliamo quindi un gestione coerente e giusta: se è necessario fermare servizi e attività lavorative e produttive, che siano assicurate per tutt@ le dovute garanzie reddituali;
se è necessario adottare misure precauzionali, che sia adeguatamente garantito il diritto alla salute per tutt@, senza penalizzare i lavoratori e le lavoratrici ancora nei posti di lavoro;
per le lavoratrici costrette a casa da un sistema di welfare familistico che scarica sulle donne il “dovere della cura”, che vengano riconosciuti quantomeno permessi speciali aggiuntivi.
Salute e reddito garanzia di una vita degna: vogliamo entrambi perché l’una senza l’altro divide la società!
● Reddito di “quarantena”: misure per garantire continuità salariale per chi è costretto allo stop dell’attività, in particolare precar@, lavoratori e lavoratrici in partita Iva, non tutelat@ in genere.
● Sospensione del pagamento dell’IVA per p.IVA e Pmi.
● Investimenti e assunzioni straordinarie nel Servizio sanitario pubblico e tutele per i lavoratori e le lavoratrici della salute.
● Agevolazioni degli/sugli affitti per gli studenti e le studentesse universitarie.
● Sospensione delle rette degli asili e contributo sociale straordinario per servizio di babysitting.
● Sospensione dei canoni d’affitto e utenze per gli spazi sociali, di aggregazione, culturali, ecc.
● Blocco della speculazione sui prezzi dei farmaci, dei prodotti disinfettanti e strumenti precauzionali.
Per tutto questo crediamo sia importante mobilitarci ora e far ascoltare le nostre richieste.
(vedi l’evento FB sulla pagina dell’ADL Emilia-Romagna: https://www.facebook.com/events/131496958234748/)