Siamo operatori e operatrici sociali dipendenti delle cooperative che gestiscono i servizi socioeducativi, socioassistenziali e sociosanitari esternalizzati. Il nostro lavoro di cura e di sostegno, di assistenza e di accompagnamento, è indispensabile per quelle persone – bambini, adolescenti, adulti e anziani – più fragili e bisognose. Eppure qualcuno tra governo, enti locali e cooperative sembra essersi dimenticato che anche in questa emergenza noi ci siamo!
Molti servizi restano chiusi nel disinteresse totale delle istituzioni per le quali, evidentemente, il profitto viene prima dei bisogni delle persone, tanto più di quelle più fragili. Pur di garantire i servizi essenziali, abbiamo accettato di rimodulare i nostri interventi, gli orari e le modalità, fino a cambiare radicalmente le nostre mansioni. Nonostante il telelavoro sia quanto di più lontano dall’essenza della nostra professione, basata sulla relazione, la vicinanza e la prossimità, abbiamo dato il nostro contributo, spesso anche materialmente, con le connessioni e gli strumenti personali. Ne consegue però la riduzione o l’azzeramento del monte ore e la perdita di gran parte o di tutto il nostro salario. Per chi opera nell’assistenza domiciliare e nelle strutture residenziali, significa esporsi quotidianamente al rischio di contagio che in troppi casi ha già travolto noi, le nostre famiglie e le persone che assistiamo. Non ci siamo tirati indietro e abbiamo messo la nostra dignità e la nostra professionalità al servizio dell’utenza che ci è stata affidata. Ma evidentemente questo non basta per far capire che noi ci siamo!
L’emergenza ha drammaticamente portato alla luce la condizione paradossale in cui lavoriamo, frutto di decenni di esternalizzazioni dei servizi, appalti al ribasso e tagli alla spesa. Per noi ha reso improrogabile la necessità di svincolare il sistema di protezione e cura sociale dalle regole di mercato che solo la re-internalizzazione dei servizi e degli operatori e operatrici sociali può garantire. Ora però le cooperative, gli enti locali e il governo devono riconoscere interamente il nostro salario perché non possiamo essere noi a pagare l’emergenza. Anche laddove si sia fatto ricorso agli ammortizzatori sociali, chiediamo che gli enti committenti e le cooperative integrino lo stipendio fino al 100%. Le buste paga a 0 euro – se non addirittura negative – o con le decurtazioni di un salario già risicato, sono un’umiliazione inaccettabile.
NOI DIAMO IL 100%, DATECI IL 100%!
Con la Fase 2, si prevede la riapertura parziale o totale di alcuni servizi. Per noi la situazione rischia di peggiorare ulteriormente anche in previsione della stagione estiva. Tutte le attività che ci garantiscono il reddito in quel periodo (centri estivi, soggiorni residenziali, centri diurni, gruppi di socializzazione) rischiano di non partire, se non in forme e modi completamente inediti. Oltre tutto, in “virtù” del sistema degli appalti, molti di noi, nei mesi estivi, non percepiscono reddito e non possono neppure accedere agli ammortizzatori sociali. Per questo chiediamo da subito la possibilità di usufruire di un reddito estivo, accedendo a ammortizzatori sociali in deroga o altre forme di sostegno al reddito. Inoltre pretendiamo che spazi gioco, campi all’aperto, servizi domiciliari, servizi educativi per piccoli gruppi nei locali scolastici si riprogettino con i lavoratori e i sindacati che li rappresentano, come attualmente no sta avvenendo, chiudendo la discussione ai soli sindacati CGIL CISL e UIL ed eslcudendo i sindacati di base come SGB e Adl; inoltre chiediamo che si svolgano in piena sicurezza, con tutte le precauzioni del caso e che vengano forniti tutti i DPI adatti e necessari allo svolgimento delle attività.
Noi ci siamo, sempre. E ci saremo per tutti i colleghi e le colleghe che avranno bisogno di un supporto per opporsi a questa ennesima ingiustizia. Faremo sentire la nostra voce con forza e unità, organizzando una o più giornate di mobilitazioni, come quella dell’8 maggio sotto la regione Emilia Romagna, anche nazionali per la difesa dei nostri diritti e della nostra dignità.
SGB Emilia Romagna
ADL Cobas Emilia Romagna
Rete Intersindacale e Rete Nazionale Operatori e Operatrici Sociali