In queste ore convulse è circolata la notizia che la Ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina stia lavorando per predisporre una norma affinché il servizio educativo scolastico possa essere svolto a domicilio presso le famiglie che ne faranno richiesta, dirottando il personale in appalto su questa funzione.
Alcune cooperative si sono già attivate, su sollecitazione dei Comuni appaltanti, per la verifica della disponibilità degli operatori a svolgere l’intervento educativo domiciliare, in alcuni casi prescrivendo l’obbligatorietà del servizio come criterio di accesso e godimento degli ammortizzatori sociali per la chiusura della scuola. Un vero e proprio ricatto.
Siamo fortemente contrari a questo tipo di eventualità poiché tale disposizione espone a rischi per la salute e la sicurezza sia l’educatore, sia gli studenti e le loro famiglie, contrastando tra l’altro con il DPCM del 4.03.2020 che prevede la sospensione dell’attività all’interno delle scuole e la promozione del lavoro a distanza e smart working.
Si ricorda che il datore di lavoro è responsabile in primis della tutela della salute e della sicurezza dei suoi dipendenti e quindi è tenuto ad aggiornare il Documento di Valutazione dei Rischi (DVR) – individuando ogni eventuale misura di protezione individuale (DPI) – ma anche fornire la formazione e l’informazione adeguata che dovrà tenere conto delle raccomandazioni del Ministero della Salute in merito alla prevenzione del nuovo Corona Virus COVID-19.
Quali dispositivi per la salute di lavoratrici/lavoratori, utenti e familiari? Quale presidio di controllo sul rispetto dei comportamenti adeguati a questa situazione sanitaria?
Le maestre nelle zone più colpite entrano nelle scuole vuote, a scaglioni e con le mascherine per preparare materiali. Noi, educatori ed educatrici in appaltro, dovremmo rimbalzare da una famiglia all’altra, entrare nelle case senza nessun tipo di tutela per noi e per i nuclei familiari.
Lo svolgimento del servizio a domicilio si configura poi come un’assistenza educativa domiciliare, che ha caratteristiche professionali diverse dall’integrazione scolastica (o Assistenza educativa scolastica), e tale attività non è prevista nei progetti educativi individualizzati (PEI) in cui vengono descritti gli obiettivi e le modalità di organizzazione dell’intervento educativo per raggiungerli. Si tratta di un cambio di setting che può risultare disfunzionale per la relazione educativa instaurata a scuola con l’utente.
Consapevoli che questa situazione di emergenza ha mostrato le condizioni strutturali di tagli al welfare e ai fondi di assistenza domiciliare per le persone diversamente abili, riteniamo tuttavia questo stato di cose non debba ricadere ancora una volta sulle spalle delle lavoratrici/lavoratori dei servizi di integrazione educativa scolastica, che devono poter godere degli stessi diritti e tutele degli altri lavoratori della scuola.
Siamo vicine e vicini alle famiglie dei nostri utenti e crediamo di poter impiegare le ore che stiamo perdendo per programmare attività educative per queste settimane utilizzando gli strumenti a distanza a disposizione delle scuole.
Vogliamo che la nostra dignità e la nostra salute siano tutelate al 100%.
Pertanto consapevoli della situazione di difficoltà vissuta dai nuclei famigliari aventi a carico minori e soggetti disabili, auspichiamo che al pari delle assunzioni straordinarie per il Servizio Sanitario Nazionale venga previsto un piano straordinario di assunzioni relativamente all’assistenza domiciliare, andando così a sopperire le carenze nei servizi assistenziali ed educativi causati dai processi di privatizzazione degli ultimi vent’anni.
Rete intersindacale Adl Cobas – Sial Cobas
SCARICA QUI IL FAC-SIMILE di RISPOSTA INDIVIDUALE ALL’EVENTUALE ORDINE DI SERVIZIO: fac-simile_no domicilio