Come Operatrici e Operatori Sociali abbiamo a cuore la cura delle persone e delle Comunità, quindi responsabilmente vogliamo attenerci alle indicazioni e alle buone prassi anche nei luoghi di lavoro per contenere la diffusione del Coronavirus e della patologia Covid19. Esprimiamo solidarietà alle persone colpite e ai loro cari e ci impegniamo nei luoghi di lavoro a vigilare sulle condizioni di sicurezza e di salute di utenti e lavoratrici/lavoratori.
Alcuni di noi in questi giorni sono costretti a non prestare la propria attività lavorativa date le indicazioni delle autorità, come la chiusura delle scuole e dei luoghi aggregativi.
Ci aspettiamo la massima responsabilità delle Cooperative singole, delle centrali Cooperative e degli Enti Committenti (che hanno già stanziato a bilancio la spesa per i Servizi e che sarebbe assurdo risparmiassero su questa emergenza) nel compartecipare ad una soluzione possibile per tutte/i queste/i lavoratrici/lavoratori, già colpite/i da condizioni contrattuali e retributive poco dignitose.
Quali trattamenti per le/gli Operatori Sociali che dovranno loro malgrado restare a casa senza andare a lavorare?
Queste giornate dovranno essere assenza giustificata.
Il reddito di lavoratrici e lavoratori è un interesse generale e sociale che va salvaguardata attraverso qualche ipotesi da decidere dopo aver consultato le parti sociali.
E allora noi ci proviamo:
- la prima soluzione è stanziare un fondo per un “Reddito di quarantena” sotto forma di permesso retribuito;
- in alternativa parlando di ammortizzatori sociali potrebbe essere ripristinata per la durata di sei mesi la Cassa Integrazione in Deroga con la motivazione “evento imprevisto e imprevedibile” con la integrazione all’80% del salario realmente percepito portando così il netto oltre il 90% (evitando di reintrodurre i massimali).
Altre soluzioni senza correttivi sono e sarebbero penalizzanti e discriminanti:
- la malattia discrimina e divide perché non è pagata al 100% in tutte le categorie ed inoltre rischia di portare prima alla fine del periodo di salvaguardia del posto di lavoro (che andrebbe neutralizzato);
- la cassa integrazione ordinaria non è disponibile per tutti ma le causali andrebbero riviste e allargate ad hoc ed inoltre consuma indebitamente il periodo massimo previsto nei 5 anni. In altri casi potrebbe essere già stato consumato per le crisi in atto;
- il FIS (la cosiddetta cassa integrazione per le piccole aziende) ha ancora più limiti;
- le ferie, la riduzione dell’orario sarebbero a carico dei lavoratori che non possono essere toccate senza creare molti problemi e discriminazioni.
Educatrici ed Educatori ADL Cobas e SIAL Cobas