Nell’ultimo mese a Viadana (MN) è in atto una vertenza molto dura per il territorio della provincia di Mantova, sede di un importante distretto produttivo della lavorazione del legno.
Partiamo dalla fotografia della situazione che abbiamo oggi fuori dai cancelli della Composad, impresa numero uno nella produzione di mobili in kit per grandi catene come Ikea, Leroy Merlin, Brico e Castorama. All’interno dello stabilimento circa 270 facchini e facchine (di cui 170 iscritti ad Adl Cobas) svolgono una fase fondamentale e centrale del ciclo produttivo confezionando, imballando e movimentando le merci.
Una coalizione micidiale di centri di potere, istituzioni e sindacati ha deciso che una buona parte di questi lavoratori (soprattutto i lavoratori più attivi del Cobas) che operavano fino alla fine di maggio devono essere espulsi dal magazzino. Tutto questo grazie alla Legacoop con le sue consociate, le quali, come nel gioco delle tre carte, fanno sparire e riapparire cooperative con il solo scopo di assumere o licenziare lavoratori a loro piacimento. Questo è quello che avviene in Composad, dove attualmente 130 lavoratori sono stati assunti da una nuova cooperativa (senza alcun criterio oggettivo) e si vogliono assumerne altri 70, di cui 50 a tempo determinato, lasciandone fuori 70 senza prevedere per questi lavoratori alcuna ipotesi d’incentivo.
Un gioco al massacro, come successo in altri contesti di lotta come alla Levoni di Modena organizzati dal SI Cobas.
Addirittura siamo al punto che chi è entrato in azienda ha dovuto anche sottoscrivere un verbale di conciliazione (di rinuncia a tutto) per avere la busta paga del mese di maggio.
Proposte indegne che hanno trovato una forte resistenza da parte dei lavoratori che avevano già bocciato a grande maggioranza l’accordo siglato dalla CGIL che rappresenta in azienda poche decine di lavoratori. Così facendo questa organizzazione sindacale dimostra che la democrazia è solo un optional, e il sindacato e’ solo un’appendice della cooperativa.
In questo momento ci sono 6 lavoratori sul tetto (2 sono scesi dopo giorni di sciopero della fame e della sete), e con loro ci sono più di 100 facchini del reparto imballi, ora licenziati, in presidio permanente per cercare di contrastare la politica di questo blocco di potere che ha come unico scopo quello di schiacciare ADL Cobas, per ripristinare forme di sfruttamento bestiali in azienda.
Composad, Prefettura, Sindaco, Cgil Cisl e Uil, Polizia, sostenuti anche da una parte dei lavoratori dipendenti di Composad, hanno messo in moto un dispositivo repressivo, intimidatorio e mediatico impressionante, evidenziando una sproporzione di forze in campo mai vista prima d’ora. Abbiamo subito cariche della polizia che ha portato ad alcuni ferimenti tra i lavoratori, cortei e assemblee di lavoratori dipendenti di Composad costruite con l’intento preciso di mettere lavoratori contro altri lavoratori perche’, quest’ultimi, hanno la sola colpa di voler difendere il loro posto di lavoro . Altro che solidarietà di classe!
Abbiamo assistito a vergognose manifestazioni con connotati marcatamente razzisti di lavoratori italiani contro lavoratori degli altri paesiche lavoravano all’interno dello stesso sito produttivo. L’intento è chiaro: si vuole riprodurre in piccolo un sistema di apartheid, dove il lavoratore straniero deve stare zitto e soggiacere ai soprusi e alle violenze di chi si sente garantito nel suo posto di lavoro.
La vertenza Composad va avanti da mesi, e racchiude molti elementi che da anni come sindacato autorganizzato portiamo avanti: un salario come prevede il Contratto Nazionale (cosa ottenuta solo lo scorso anno tramite 8 giorni di blocchi dei cancelli), clausola di salvaguardia nei cambi di appalto, il pieno riconoscimento della rappresentanza scelta legittimamente dai lavoratori e dalle lavoratrici, e maggiori tutele e diritti in merito alla salute e sicurezza nei luoghi di lavoro.
La controparte, anche in questa vertenza, ha sempre ostacolato al tavolo di trattativa il sindacato che rappresenta la maggioranza dei lavoratori e delle lavoratrici Composad , tentando di eliminare un confronto sindacale corretto, mostrando, così, il vero volto di questa impresa che è caratterizzato da una gestione autoritaria .
Quelli che ci siamo trovati davanti sono soggetti che talvolta incontriamo nei confronti vertenziali che cercano di screditare ed eliminare quelle pratiche di lotta portate avanti (soprattutto nella logistica) da organizzazioni come ADL Cobas e SI COBAS, tutto ciò per riprendere il controllo dei lavoratori i quali hanno cacciato dalle aziende i sindacati corrotti.
Composad è un’ impresa che – vogliamo ricordarlo – ha avuto un fatturato di 93 milioni di euro, sui 550 del Gruppo Mauro Saviola. Lo stipendio medio mensile dei facchini e delle facchine, dopo oltre dieci anni di lavoro in quel cantiere, è di circa 1100/1200 euro!
Questo vero e proprio sistema di potere che unisce Composad, Legacoop e Cgil, è stato sostenuto e difeso dalle Istituzioni locali che hanno come capofila la Prefettura dove era stato firmato l’accordo di continuità lavorativa conquistato lo scorso anno attraverso un lungo sciopero.
Quando gli accordi non piacciono ai padroni per le istituzioni sono carta straccia!
Ma arriviamo al vero nodo: la lotta che stiamo portando avanti a Viadana è una lotta non “solo” per i 170 lavoratori licenziati in presidio permanente fuori dai cancelli, ma una lotta per tutti i lavoratori e mostra come oggi, senza rispetto per la dignità e i diritti, il lavoro è solo sfruttamento e umiliazione.
Nell’ultimo anno nel territorio sono state molte le vertenze dove si è riusciti a far applicare la giusta retribuzione e in alcuni casi anche a far assumere direttamente dall’azienda i lavoratori, eliminando quindi le cooperative e l’odiosa figura del socio lavoratore, creata ad hoc per ridurre salari e aumentare la ricattabilità.
Queste sono state alcune delle rivendicazioni portate avanti anche nella vertenza Composad, dove per più di un decennio ha lavorato la stragrande maggioranza dei 271 lavoratori e lavoratrici, poi licenziati dalla Viadana Facchini senza l’applicazione della clausola di salvaguardia nel cambio d’appalto.
Legacoop e Confindustria, minacciati nel vedere attaccato il modello di sfruttamento che avevano creato, hanno scelto di utilizzare i 271 lavoratori e lavoratrici di Viadana Facchini per dare una lezione: aumentare i ricatti, dividere i lavoratori e le lavoratrici, screditare le pratiche democratiche di sciopero e blocchi e reinstaurare il loro autoritario sistema di potere – “con noi o contro di noi” – anche attraverso minacce e calunnie a mezzo stampa e sui social network.
Ma devono fare i conti con la determinazione dei facchini e delle facchine che a Viadana non intendono più abbassare la testa, non intendono più essere schiavi e schiave di un sistema che non li considera persone, con vite anche al di fuori dalla fabbrica, ma solo pezzi di ricambio, mera merce da poter utilizzare a loro piacimento.
Chi paga le tasse, affitta le case, partecipa attivamente all’economia del territorio, come le donne e gli uomini che da settimane manifestano davanti ai cancelli della Composad, pretende di essere considerato a tutti gli effetti pari cittadini e cittadine di quel territorio. A Viadana stiamo invece vedendo con quanta arroganza e violenza (anche in virtù della loro provenienza e nazionalità) vengono considerati dai loro padroni lavoratori e lavoratrici di serie B e dalle Istituzioni figlie e figlie di un dio minore, quindi da marginalizzare, da eliminare, da escludere.
Per questo la vertenza Composad non riguarda solo il nodo del lavoro, ma parla anche di solidarietà e integrazione, di diritto all’abitare (che rischiano di perdere) e al welfare, ad uno Stato sociale degno che oggi non esiste più.
Per questo l’attacco che stanno subendo i lavoratori e le lavoratrici Composad è un attacco a tutte quelle realtà che credono nella solidarietà e nell’autorganizzazione che contrastano i poteri economici, politici statali del sistema capitalistico.
Per questo Sabato 8 Luglio si terrà una manifestazione a Viadana, aperta a tutte le realtà sindacali che combattono ogni giorno contro quello che stiamo vedendo sul territorio di Mantova, ma anche ai singoli, associazioni, realtà sociali che si battono per un futuro diverso.
Per dimostrare che nessuno ha più paura e che nessuno vuole più abbassare la testa!