Ci verrebbe da sorridere leggendo gli articoli apparsi sui quotidiani locali con titoli ad effetto riguardanti due diverse iniziative risalenti la prima all’ottobre dello scorso anno e la seconda a dicembre sempre dello scorso anno che avevano ad oggetto, per quanto riguarda la prima, uno sfottò nei confronti dell’ex sindaco di Padova Bitonci, catapultato all’Arcella con un manipolo di adepti della Lega per seminare odio contro gli immigrati. Purtroppo per lui, il senatore leghista ha avuto la sfortuna di imbattersi casualmente nella stessa zona (cavalcavia Borgomagno) dove era in corso una riunione di una cinquantina di delegati, per lo più stranieri, di Adl Cobas che sono usciti dalla riunione per sbeffeggiare un po’ Bitonci e i suoi accoliti, cercando di far capire a questi signori che all’interno del quartiere Arcella, dove circa il 30% della popolazione residente è straniera, non può trovare una buona accoglienza chi professa apertamente xenofobia e razzismo, tanto più che la stragrande maggioranza dei nuovi cittadini padovani che popolano l’Arcella sono inseriti nel mondo del lavoro occupando i posti più pesanti e malsani. Delegati, attivisti di Adl Cobas e di altre associazioni, cittadini dell’Arcella che si sono uniti alla manifestazione spontanea, si erano limitati a fornire a Bitonci qualche informazione e qualche elemento di crescita culturale per cercare di fare opera di rieducazione. Evidentemente tale nostro intento non è stato capito dal Questore di Padova e dalla Procura che perseverano nel voler reprimere a tutti i costi chi cerca di imprimere una svolta culturale a questa città. Ma il paradosso di quello che è successo è che scopriamo dai giornali che siamo stati indagati, ma anche contemporaneamente sanzionati con delle contravvenzioni che variano tra i 300 e i 200 €.
Stessa cosa successa per chi in dicembre, al termine di una grande manifestazione sulla problematica della salvaguardia dell’ambiente (climate alarm) che aveva visto una partecipazione di studenti e non solo ben oltre le aspettative, quando, chi era in testa al corteo, solo per evitare che si creasse un ingorgo all’incrocio di Piazza Antenore, proponeva alla Digos di continuare il corteo fino a Piazza Garibaldi per creare meno problemi al traffico. Anche per questi attivisti sono arrivate le condanne a mezzo stampa con analoghe contravvenzioni.
Questi due fatti ci portano a dire e a ribadire due cose: la prima è che a Padova c’è un Questore che ha una concezione dell’ordine pubblico che riesce addirittura, da un lato, ad andare anche oltre le direttive del Ministero dell’Interno, sdoganando ampiamente gruppi neonazisti, dall’altro applicando con grande zelo normative che ti portano ad avere una condanna, sia pure pecuniaria, senza avere nemmeno la possibilità di difenderti. In questo contesto la stampa locale gode a pubblicare nomi, soprannomi e quant’altro alimentando il clima di criminalizzazione nei confronti di chi oggi sta cercando di portare giustizia nei covi del lavoro nero, del caporalato, dell’evasione contributiva e fiscale e di chi sta cercando di invertire la rotta della devastazione ambientale.