Nella notte tra giovedì e venerdì, dopo settimane di tensioni e fallimenti della diplomazia, la Russia ha invaso l’Ucraina. In meno di 48 ore, fonti ufficiali parlano di oltre 1000 morti, tra militari di entrambi i fronti e vittime civili. Una strage che purtroppo è solo nella sua fase iniziale e che sta assumendo contorni sempre più drammatici con l’assedio di Kiev da parte delle truppe russe.
L’Europa torna a vivere l’incubo della guerra, una condizione che in realtà non ha mai abbandonato il mondo contemporaneo, che si intreccia sempre con interessi economici, lobby delle armi, strategie geopolitiche e militari che si evolvono, ma conservano una costante: la sua violenza brutale, le sofferenze e il terrore che vivono le popolazioni che la subiscono.
Da decenni viviamo una condizione di guerra globale permanente, una corsa agli armamenti, all’espansionismo, all’egemonia, all’estrattivismo. Ci sono la Siria, lo Yemen, l’Afghanistan. I conflitti in Nigeria, Sudan, Etiopia. Ci sono le guerre condotte dai governanti contro parte della propria popolazione; la Turchia, il Marocco.
Oggi c’è l’Ucraina: un conflitto che ha radici profonde, alimentato da una ripresa dei nazionalismi che in quell’area, come nel resto d’Europa, stanno avendo effetti devastanti sul piano politico e culturale. Un conflitto che ci parla di due espansionismi contrapposti: quello russo, che da sempre ha mire verso il Mar Nero, come sbocco indiretto verso il Mediterraneo; quello della NATO, che dalla fine della Guerra Fredda ha attuato un allargamento a Est, che vede proprio nell’Ucraina il coronamento di un obiettivo di lungo periodo.
Quanto sta accadendo ci parla apertamente di “transizione energetica” ed estrattivismo, essendo strettamente collegato al completamento del grande gasdotto North Stream 2, che permetterebbe alla Russia di raddoppiare i volumi di gas trasportati ed è apertamente osteggiato da Ucraina e USA. Il 40% del gas europeo arriva da Mosca, le dichiarazioni della Germania sullo stop alla realizzazione del gasdotto North Stream 2 non sminuiscono le motivazioni economiche che spingono allo scontro tra NATO e Russia.
C’è di mezzo una corsa alla leadership globale, all’accaparramento forsennato delle risorse, che – come al solito – costerà un prezzo altissimo alla popolazione civile. Una corsa fomentata da un nazionalismo inculcato a furia di una propaganda che trova il nemico sempre nell’altro: per gli ucraini la Russia, per i paesi membri della NATO la Russia, per i russi l’Ucraina e i paesi che l’appoggiano.
In questo risiko che copre gran parte del globo la narrazione è distorta, con le tv italiane che danno spazio a militanti di battaglioni dichiaratamente neonazisti passati per comuni cittadini impegnati nella difesa dei propri connazionali, e lo stesso accade nella retorica utilizzata da Putin.
Non possiamo rimanere inermi e silenti di fronte a questo spettacolo truce e violento. Le guerre sono sempre state combattute da movimenti di massa, in grado di andare oltre le tifoserie e i posizionamenti, ma cercando di intravedere quell’altro mondo possibile, che cancelli definitivamente la guerra e le ingiustizie dalla storia.
Nei prossimi giorni attraverseremo le mobilitazioni che ci saranno, a livello cittadino e regionale. Chi perde sempre nelle guerre è la popolazione civile. Persone inermi che non premono bottoni o muovono truppe, ma che subiscono le guerre: è ancora valido lo slogan “loro le guerre, nostri i morti”.
Insieme al cessate il fuoco immediato, nelle piazze che attraverseremo chiediamo che il governo italiano e l’unione europea si attivino immediatamente per un corridoio umanitario affinché gli/le innocenti possano trovare un riparo sicuro dai bombardamenti.
Adl Cobas Padova – Cso Pedro – ASD Quadrato Meticcio – Polisportiva San Precario