Come Adl Cobas sentiamo la necessità di intervenire, nuovamente, in merito al surreale dibattito pubblico che si è innescato a Padova attorno alle note vicende del 25 aprile. Diciamo nuovamente, innanzitutto perché quello che leggiamo oggi sulla carta stampata o sul web, ripropone lo schema e lo stravolgimento di senso e proporzione che ha tenuto banco per giorni dopo la manifestazione antifascista del 17 marzo. Diciamo surreale poi, perché se non ci stupiamo della strategia dei vecchi e nuovi fascisti e razzisti volta a delegittimare la lotta partigiana con i suoi valori di libertà e giustizia sociale per attaccare politicamente chi li vuole tener vivi oggi, ci sembra incredibile la pervicacia di chi pur dichiarandosi antifascista e antirazzista vede solo le pagliuzze nell’occhio di qualcuno non le immense travi che lo accecano.
Un episodio del tutto marginale che vede coinvolto un personaggio che appartiene ad una organizzazione neonazista che teorizza l’odio razziale, che inneggia liberamente ad un sistema politico che ha prodotto lo sterminio di popoli e di oppositori politici viene mediaticamente strumentalizzato per spostare i riflettori dalla ripresa delle azioni dirette di gruppi e gruppetti neofascisti nonché sul clima di tolleranza e normalizzazione nei loro confronti che non solo si respira, ma che vediamo sempre più frequentemente concretizzata dalle scelte dei media di dargli visibilità, nell’agibilità loro concessa dalle istituzioni e nella copertura politica e “ospitalità” garantita da partiti come la Lega e Fratelli di Italia.
Eppure mai come negli ultimi mesi registriamo un crescendo di attacchi razzisti da parte di gruppi organizzati e ben noti a migranti e rom, parate nostalgiche e manifestazioni volte ad attaccare i diritti civili, il pluralismo, il meticciato e più in generale la democrazia. Per non dimenticare le incursioni contro le sedi dell’ANPI, delle organizzazioni che praticano accoglienza, dei giornali che non li corteggiano e non si girano dall’altra parte, nonché il continuo sfregio dei simboli partigiani e dei caduti nella lotta di liberazione.
Un’atmosfera pesante che molti, troppi, sedicenti antifascisti minimizzano pensando, per pigrizia e per ipocrisia, che il semplice richiamo alle istituzioni e alle procedure democratiche unito alla repressione di singoli comportamenti penalmente rilevanti decontestualizzati dagli aspetti ideologici possa arginare questi gruppi. E invece è questo atteggiamento politico che si indigna per eventi marginali gonfiandoli e caricandoli di valenze e paragoni storici inesistenti, che non attacca con la stessa pervicacia chi organizza o legittima i pogrom contro i rom, chi permette le morti nel mediterraneo e nelle baraccopoli dei braccianti, chi ogni giorno emana leggi, decreti, ordinanze volte a costruire un regime di apartheid, che sta aiutando le nuove destre a sdoganare il ventennio e e a delegittimare l’antifascismo mettendolo sullo stesso piano del fascismo. La posta in gioco non è infatti il ritorno del Duce: l’obbiettivo delle nuove destre, che stanno usando i gruppi neo fascisti è semmai la costruzione di una società autoritaria e razzista.
Ma tutto questo non è sganciato dall’attuale sistema di sfruttamento che vuole creare nei confronti dei migranti un sistema di inclusione differenziata che deve tenere insieme le forme dello schiavismo praticate nelle campagne al sud, ma anche nelle filiere dell’agroalimentare, della grande distribuzione e della logistica, con le forme più avanzate del capitalismo super tecnologico, robotizzato e informatizzato. Ancora una volta il ruolo delle organizzazioni neonaziste e di chi le coccola e le spalleggia è quello di cercare di conservare ed alimentare i tanti sistemi di apartheid esistenti nel nostro paese per garantire profitti enormi e una distribuzione della ricchezza sempre più sbilanciata tra chi è sempre più ricco e chi è sempre più povero.
Per tutti questi motivi, non siamo turbati da questo episodio e ci viene da citare la parabola della pagliuzza e della trave, mentre siamo molto preoccupati per il clima di odio e di violenza che si rappresenta tutti i giorni nel nostro paese ad opera di chi gestisce il ministero degli interni e va a braccetto con chi è anche portatore di una cultura, che tra le tante mostruosità che ingloba, ha portato anche due giovani “patrioti” a violentare a Viterbo una giovane donna.
Basta al culto delle ceneri, l’antifascismo rimane un punto fondamentale del presente e del futuro!