Comincia l’anno scolastico. Tutti i bambini, innanzitutto quelli più svantaggiati, dovrebbero avere il diritto alla frequenza e dovrebbero essere messi in condizione di andare a scuola (soprattutto nei delicatissimi primi giorni) con serenità e in un clima accogliente. E invece? Quasi tutti conosceranno le lungaggini tardive con cui vengono assegnate le cattedre degli/delle insegnanti di sostegno, spesso precari/e, per i quali/le quali esprimiamo la nostra solidarietà.
E gli Educatori e le educatrici che lavorano a scuola? La situazione non è migliore, anzi: nonostante un’assunzione a tempo indeterminato, migliaia di educatori in estate sono “sospesi” senza lavoro, o con forte riduzione delle ore e per avere un reddito devono fare altri lavori. A inizio anno scolastico le educatrici e gli educatori passano la prima parte di settembre in attesa di assegnazioni ed incarichi, pur non essendo soggetti a graduatorie e anche quando riprendono a seguire gli stessi casi lasciati a giugno, è molto difficile che entriamo in servizio il primo giorno di scuola.
I Comuni mandano le richieste tardivamente alle Cooperative, le Cooperative arrancano per organizzare il personale, alcuni Comuni fanno partire il servizio a scuola avviata per pura scelta di “risparmio” economico, le scuole accreditate compongono i quadri orari solo dopo essersi lungamente accertati delle proprie esigenze. Risultato?
All’inizio dell’anno i bambini disabili cominciano la nuova avventura “scoperti”, senza insegnante di sostegno e senza l’educatore scolastico.
Quest’ultimo, inoltre, non percepisce lo stipendio per tutti i giorni che non può lavorare a causa di questi assurdi meccanismi, così come, durante l’anno, succede che il suo monte ore sia variabile, come il suo stipendio e non per sua indisponibilità.
Quanti cambi politici dovremo aspettare per ottenere che la qualità dei Servizi sia strettamente legata alle condizioni di lavoro? Invece di continuare ad aspettare riconoscimenti dall’alto è forse il tempo che i lavoratori e le lavoratrici, anche del privato sociale, inizino a dire la loro su come dovrebbero funzionare i Servizi, organizzandosi con altri colleghi e colleghe del settore, anche con gli insegnanti e condividendo con chi usufruisce di questi Servizi (famiglie, cittadinanza…).
Ma chi è l’educatore della scolastica? La risposta ha ancora molti margini di miglioramento… è chi sostiene il ragazzo nella didattica, lavora a fianco degli insegnanti, ma non ha ore di riunione riconosciute coi colleghi; è chi lavora col gruppo classe, per facilitare lo sviluppo delle relazioni, ma non ha ore riconosciute per programmare laboratori e proposte didattiche (oppure risicatissime); è chi, pur affrontando situazioni delicatissime, non ha ore (oppure insufficienti) per formazione e supervisione; è chi perde ore di lavoro se “l’alunno certificato” è assente; è chi accompagna l’alunno disabile in mensa, per aiutarlo nella nutrizione, ma non ha il buono pasto per mangiare in mensa. Nelle Cooperative c’è disomogeneità di diritti a seconda dei bandi, degli accreditamenti o delle politiche aziendali. La scolastica rimane comunque un servizio dove le lavoratrici e i lavoratori sono in balia di assurde logiche di risparmio completamente estranee al senso del servizio.
La non continuità di salario per i 12 mesi continua a rimanere una questione non affrontata né dalla committenza, né dai contratti nazionali; le cooperative, che ne hanno la possibilità, propongono ai loro dipendenti centri estivi o servizi domiciliari; le verifiche e la programmazione degli interventi educativi, fondamentali per gli educatori come per gli insegnanti, sono lasciati alla “buona volontà”, non retribuita, degli operatori .
Laddove però gli operatori e le operatrici hanno studiato e proposto soluzioni migliorative, e raggiunto accordi con la propria azienda e l’ente committente, si è riusciti ad ottenere avanzamenti qualitativi non indifferenti: l’educatore d’istituto, l’esercizio della prestazione sul gruppo classe e non solo sul singolo alunno certificato, senza perdita delle ore; ore di progettazione riconosciute; pasto in mensa. Crediamo nell’importanza di socializzare buone pratiche e utilizzare lo strumento sindacale e assembleare per darsi spazi di confronto e ricerca di condizioni migliori. Possiamo lottare insieme, nelle nostre Cooperative, nei nostri territori. Un altro contratto delle Cooperative Sociali è possibile e lo stiamo proponendo. Un altro lavoro, più dignitoso per utenti e lavoratori, nella scuola e nei Servizi territoriali, è possibile, dove l’educazione del singolo sia maggiormente integrata nel suo contesto di sviluppo e dove le questioni etiche e politiche siano materiale didattico fondamentale per crescere in coscienza e autonomia.
Per questo come sindacato sosteniamo la giornata di sciopero e mobilitazione del 27 settembre GIORNATA PER IL CLIMA.
E diamo appuntamento agli/alle operatori/operatrici sociali Domenica 29 settembre a Bologna per continuare a condividere saperi e pratiche di attività sindacale nel lavoro sociale (sui nostri siti seguiranno informazioni)
per contatti: intersindacale.educatori@gmail.com