Giovedì 9 febbraio si svolgerà l’udienza per l’impugnazione dei due decreti penali di condanna a carico di Manila e Stefano, delegati ADL Cobas E.r. condannati per manifestazione non autorizzata e per oltraggio a pubblico ufficiale in occasione dello sciopero del 6 novembre 2015 presso il cantiere di Centrale Adriatica in appalto ad Aster Coop, decreto penale che prevede condanne a qualche mese di reclusione e sanzioni accessorie come multe rispettivamente di 3.150 euro e 4.000 euro.
I due imputati, difesi dall’avv. Raffaele Pacifico e dall’Avv. Elia de Caro, hanno impugnato il decreto penale di condanna (del giugno scorso) che rappresenta l’ultimo atto di un attacco, non solo repressivo alle lotte degne nella logistica nella Provincia di Forlì/Cesena, ma che sta anche ad indicare una nuova fase di collaborazione fra gli apparati repressivo/giudiziario dello Stato e le imprese che attraverso escamotage e varie irregolarità, consentite dalle norme che hanno reso ancora più flessibile e precario il lavoro, attaccano i processi di emersione delle condizioni di lavoro gravemente sfruttato e quelli legati alle nuove forme di autorganizzazione che si sono date in un settore strategico del capitalismo odierno come la Logistica.
Come non collegare, in questo senso, questo attacco a quanto avvenuto ai danni di Aldo Milani – arrestato durante una trattativa sindacale con l’accusa ignobile di estorsione – rispetto alla vertenza Levoni con i 55 lavoratori licenziati dalla cooperativa Alba Service?
Vediamo in questo dei precisi segnali di come lo Stato lavori costantemente in funzione dell’impresa e delle associazioni padronali, come elemento di mantenimento della docilità della forza lavoro cercando di impedire, attraverso le forme repressive (querele, decreti penali, arresti, ecc) e la gogna mediatica, tutte quelle forme di generalizzazione delle lotte che sarebbe importante si diffondessero, oltre alle pratiche di mutualismo, affinché si riesca ad invertire i rapporti di forza nei vari settori e segmenti lavorativi.
Il tentativo, allora, non è solo quello di mantenere lo status quo ma di garantire quelle condizioni di individualizzazione e spersonalizzazione della forza lavoro, con un tentativo maldestro di screditare le lotte degne e i delegati sindacali che queste lotte organizzano con impegno e serietà, screditando il loro lavoro e quelle OO.SS. che continuano a rivendicare diritti contro lo schiavismo e la precarietà, praticando anche il terreno del conflitto come forma istituente contro lo sfruttamento diffuso.
Il decreto penale di condanna ai danni dei due delegati sindacali riguarda, peraltro, una giornata di scontro durissimo davanti ai cancelli di Aster Coop, quella del 6 novembre 2015, dove diversi furono gli attacchi ai lavoratori in Sciopero, compreso un crumiro mafiosetto al soldo di Aster Coop, che sfondò violentemente il blocco con il tir rischiando di investire diverse persone.
Quella giornata di lotta è già arrivata al Tribunale di Forlì, lo scorso 29 settembre, udienza nella quale il GIP Luisa Del Bianco decise di archiviare definitivamente, dichiarando decaduta qualsiasi accusa avanzata (e questo fa ben sperare anche per l’udienza del 9 febbraio) a seguito della querela di Zoboli Marco rappresentante di Centrale Adriatica, nei confronti di una quarantina di persone tra delegati, lavoratori e solidali per i blocchi e lo sciopero del 6 novembre 2015 in Aster Coop.
L’archiviazione ha dato, di fatto, piena legittimità alle pratiche di picchettaggio e blocco delle merci all’interno delle attività sindacali come rientranti pienamente nell’esercizio del diritto di sciopero sancito dall’art. 40 della Costituzione e dalle varie applicazioni di esso in concreto attraverso gli orientamenti giurisprudenziali e normativi.
Non ci risulta peraltro che il crumiro che ci investì, alla presenza di numerosi testimoni e agenti coordinati dal vice Questore Pascarella, sia mai stato indagato dalle pubbliche autorità per tentato omicidio, o altri reati.
Continuiamo allora, collettivamente, a denunciare quei meccanismi repressivi che continuano nel territorio emiliano-romagnolo e in tutti i luoghi dove viene agito il conflitto per una vita degna, lì dove potere, sfruttamento, confini si manifestano e laddove è sempre più evidente il legame molto forte tra grandi soggetti economici (e ’cooperativi’), istituzioni politiche e autorità poliziesche.
Per queste ragioni ci vediamo Giovedì 9 febbraio alle ore 10.00 davanti al Tribunale a Forlì.
Le lotte degne non si processano. #MaiSchiavi #MaiSchiave
ADL Cobas E.R.