Altro che rinnovo contrattuale: questo preaccordo firmato da CISL, UIL e CSA è una presa in giro per centinaia di migliaia di lavoratori e lavoratrici degli enti locali. Dopo anni di blocchi, precarietà e carichi di lavoro sempre più pesanti, ci viene proposto un aumento che non copre neanche lontanamente l’inflazione reale che abbiamo subito.
Parliamo di un’inflazione cumulata che, dal 2021 ad oggi, ha toccato il 18%, mentre gli aumenti previsti dal preaccordo si fermano sotto un misero 6%. È come dire che, dopo aver perso potere d’acquisto ogni mese per anni, ora dovremmo pure ringraziare per qualche decina di euro lordi in più in busta paga!
A completare il quadro, c’è da aggiungere la farsa del cosiddetto “decreto PA”, sbandierato come la panacea per la valorizzazione del personale e la soluzione per equiparare gli stipendi degli enti locali agli altri comparti, ma rivelatosi di fatto inapplicabile: norme confuse, vincoli finanziari che ne impediscono la reale attuazione, procedure bloccate nei meandri della burocrazia e nessuna reale ricaduta sui lavoratori.
E persino quello che viene presentato come una “novità positiva” – il riconoscimento del buono pasto anche durante lo smart working – appare più come un tentativo disperato di fermare la catena di sentenze di condanna che stanno dando ragione ai lavoratori, che non una vera conquista contrattuale.


Questo non è un accordo, è una resa. È l’ennesimo compromesso al ribasso sottoscritto per mettere a tacere il malcontento, mentre il vero rinnovo – quello che dovrebbe garantire salari dignitosi, reale valorizzazione del personale e tutela del potere d’acquisto – viene rimandato alle calende greche.
Chiediamo aumenti veri, agganciati all’inflazione reale e la piena democrazia sindacale nei luoghi di lavoro: questo preaccordo è irricevibile, e la mobilitazione continuerà con ancora più forza con uno sciopero generale indetto da tutti i sindacati di base per l’intera giornata del 28 novembre!



