Quando un/a operaio/a muore ammazzato, la reazione deve essere una sola: denuncia, mobilitazione, intensificazione della lotta contro lo sfruttamento e il suo sistema.
Divisioni e polemiche nelle fila del movimento operaio e sindacale conflittuale, soprattutto se sono non reali e motivate dal solo scopo di far valere la propria sigla, devono lasciare il posto a responsabilità e ricomposizione del fronte di lotta dei lavoratori.
Affinché la morte di Abd Elsalam non sia vana questo è il compito, a nostro avviso, delle forze conflittuali per onorarlo sul piano politico, sindacale e sociale.
Qualsiasi operazione speculativa sulla sua morte non rende onore a lui e a tutti i lavoratori che in questi anni si sono battuti duramente e non può che essere ricondotta a logiche di convenienze di bottega che scadono nel pantano dell’opportunismo.
A distanza di qualche giorno dalla morte di Abd Elsalam riteniamo quindi doveroso intervenire con l’intento di riportare la discussione fuori dagli stati emotivi che inevitabilmente si creano quando c’è di mezzo la morte di un lavoratore avvenuta all’interno di un momento di lotta.
In primo luogo ci preme precisare che sicuramente esiste una responsabilità oggettiva di GLS e del sistema di sfruttamento esistente nel comparto della logistica, così come per le recenti altre morti sul lavoro avvenute all’Ilva e nel deposito Atac di Roma. Esiste sempre una responsabilità grave nelle morti sul lavoro da parte del sistema di sfruttamento, in quanto la vita di un lavoratore vale molto meno della necessità di ricavare profitti dal taglio degli investimenti sulla sicurezza, o dalla necessità di aumentare i ritmi di produzione, di far arrivare le merci con tempi folli che obbligano gli autisti a stare anche 14 ore al volante e dalle infinite motivazioni che la logica capitalistica vorrebbe imporre in ogni luogo di lavoro.
Abd Elsalam Ahmed lo abbiamo conosciuto bene nel corso degli anni, da quando nel 2012 ebbe inizio la lotta ed il processo di organizzazione dei lavoratori del magazzino GLS di Piacenza con il SI.COBAS che riuscì ad estendersi in altre città e a collegarsi ad altri magazzini sindacalizzati con il ADL.COBAS.
Il radicamento ed il collegamento nella filiera GLS ci hanno permesso di strappare con la lotta, l’unità e l’organizzazione delle condizioni migliorative anche rispetto ai trattamenti previsti dal CCNL del settore “Spedizioni, Trasporto Merci e Logistica” e di dare, congiuntamente a tutte le altre battaglie e vertenze che si sono condotte a livello nazionale, un segnale di controtendenza rispetto alla disarmante situazione in cui versano, più in generale, i lavoratori in questo paese. L’elemento di novità di questo piccolo ma significativo “terremoto” operaio è stato nella composizione sociale dei lavoratori che ne fanno parte, in maggioranza immigrati e per questo più ricattati rispetto a quelli autoctoni.
Questo movimento ha soggettivamente contribuito ad accendere i riflettori sull’importanza strategica che oggettivamente riveste il settore del trasporto e della logistica nello sviluppo della società e dell’economia capitalista odierna e di tutto ciò che lo circonda, incluso il marcio sistema della “mutualità prevalente”, ossia il sistema schiavistico-cooperativista tanto caro al ministro Poletti ed ai governi vecchi e nuovi.
Come abbiamo già espresso nella nostra presa di posizione sulla vicenda “morire sul lavoro o mentre si lotta sul posto di lavoro non è mai una tragica fatalità”. Per questo la nostra condanna è unanime e senza appello e faremo tutto ciò che è possibile affinché la sua morte non sia e non rimanga un mero numero che alimenta il contatore delle vittime di questo sistema.
Speculare sulla sua morte per gettare discredito sulla lotta sin qui condotta per mire egemoniche di rappresentanza è estremamente squallido sul piano politico-sindacale, etico e morale.
Abbiamo letto un volantino distribuito da USB all’interno dei vari presidi tenutisi subito dopo la morte di Abd Elsalam, nel quale si afferma che ciò che è successo è frutto del clima di ricatto e di schiavitù presente nei siti di GLS, grazie alla totale complicità di tutte le altre sigle sindacali presenti in GLS.
A fronte di dichiarazioni di questo tenore è chiaro che si rendono necessarie alcune puntualizzazioni. Tradotta questa frase starebbe a significare che SI Cobas e ADL Cobas, visto che siamo noi le organizzazioni presenti all’interno dei magazzini più importanti di GLS (Piacenza, Bologna, Padova, Verona, Roma), avrebbero fornito la loro “totale complicità” a GLS nel creare quel clima che ha portato all’omicidio di Adl El Salam.
E’ difficile rispondere ad affermazioni di questo tipo in quanto non si capisce bene se facciano parte di un lucido piano di qualcuno che pensa di poter convincere i lavoratori ad iscriversi ad USB gettando fango su altre organizzazioni sindacali. Avremo modo e tempo per chiarire le accuse infamanti che ci sono state rivolte.
Per quanto riguarda le presunte condizioni di ricatto e schiavitù che esisterebbero all’interno dei magazzini GLS sindacalizzati con i COBAS, i più titolati a parlare sono gli stessi lavoratori, le loro buste paga, le condizioni d’ingaggio di miglior favore rispetto al CCNL di settore e l’estremo divario tra questi trattamenti e quelli che si registrano dove i lavoratori non sono organizzati ed estremamente ricattati. Senza timore di essere smentiti, grazie alla lotta sin qui condotta, i trattamenti economici alla GLS di Piacenza sono i migliori sulla piazza, basta confrontarli con quelli degli altri magazzini del polo logistico.
Proprio GLS è stato il primo corriere che ha accettato di sottoscrivere accordi di carattere nazionale con le nostre sigle sindacali, riconoscendo condizioni di miglior favore rispetto al CCNL di categoria dopo scioperi di filiera che hanno paralizzato gran parte dell’attività su scala nazionale. Perché allora dichiarare e gestire a livello mediatico cose del tutto inesistenti e false rispetto alla realtà, trascurando completamente quello che è stato fatto negli anni passati e che si evince dai numeri e dai consensi che abbiamo conquistato nell’intero comparto della logistica? Perché non considerare che gli scioperi nazionali di settore sin qui indetti dalle OO.SS. Cobas hanno avuto un impatto reale nel settore e non sono state vuote dichiarazioni ad uso propagandistico?
Nel magazzino GLS di Montale (Piacenza) si consumò una frattura interna al corpo operaio sulla quale ci esprimemmo in passato ed attiene ai comportamenti opportunisti e violenti assunti da alcuni lavoratori nei confronti di altri e che può essere visionata ai seguenti link:
http://www.sicobas.org/logistica/2363-comunicato-sindacale-sulla-vicenda-gls
In virtù di questa recente frattura, Abd Elsalam Ahmed, presente sin dall’inizio nel percorso di lotta partito nel 2012 insieme ad altri lavoratori del magazzino, connazionali per la maggior parte, decise di lasciare il SI.COBAS aderendo ad altre organizzazioni sindacali nel novembre 2015, passando prima alla CGIL e poi all’USB. USB entra in scena nel magazzino alla fine dello scorso anno raccogliendo questa situazione e facendone un cavallo di battaglia.
La maggioranza degli operai del magazzino GLS di Piacenza non ha mai aderito alle iniziative sindacali di USB perché ritiene che la stessa abbia dato sponda sindacale al comportamento opportunista di alcuni ex delegati SI.COBAS che si sono squalificati da soli con i loro comportamenti e le loro azioni e che per questo motivo fu respinta dai lavoratori la loro richiesta di rientrare nel sindacato SI.COBAS dopo essere transitati nella CGIL e prima che confluissero in USB.
Quando, tempo addietro, USB entrò nel Centro di smistamento della GLS di Roma a Fiano Romano, ora trasferitosi a Riano, ci chiese notizie ed informazioni sulla situazione generale e specifica della Filiera e delle società che svolgevano servizi di facchinaggio. Demmo le informazioni senza alcun problema, con l’invito di collegarsi con noi se fossero riusciti ad organizzarsi, per rafforzare il coordinamento dei lavoratori sul piano nazionale. USB entrò ma il nostro invito non fu mai raccolto.
Più avanti la metà dei lavoratori del Centro di smistamento GLS romano decise di lasciare USB ed aderire al SI.COBAS. Una “convivenza” che non ha creato mai problema, in quanto i lavoratori erano tra loro coesi a prescindere dalle OO.SS. e le problematiche interne non hanno mai raggiunto livelli di guardia non gestibili. Salvo poche eccezioni, agli scioperi indetti dal COBAS tutti i lavoratori del magazzino aderivano e allo stesso modo succedeva quando ad indirli era la USB.
A Piacenza la situazione è diametralmente opposta per i fatti intercorsi ed USB ha potuto constatare sul campo che la sua azione sindacale non trova seguito nella maggioranza dei lavoratori operanti presso il magazzino GLS.
La solidarietà e la vicinanza di tutti i lavoratori della GLS e del territorio è altra cosa e attiene alla perdita di un nostro compagno. E infatti non è venuta meno.
Ci uniamo al dolore dei suoi cari, dei suoi amici e dei compagni di lavoro di Abd Elsalam mettendo in campo tutte le possibili iniziative di lotta e di denuncia; faremo tutto quello che è necessario per ottenere giustizia per una morte tanto assurda e per dare sostegno alla sua famiglia; proseguiremo la mobilitazione condividendo momenti di lotta e denuncia unitarie con le altre realtà politiche, sindacali e sociali sul piano locale e nazionale, ma non accetteremo nessuna speculazione sulla sua morte, nessuna menzogna che descrive una verità di comodo, che non rende onore ad Abd Elsalam e al movimento di lotta e sindacale di cui ha fatto parte.
Siamo comunque disponibili a rilanciare il terreno del confronto vero e della lotta unitaria che non abbiamo mai smesso di praticare e che ci vedrà ancora una volta protagonisti e chiamiamo alla mobilitazione martedì 20 settembre per rilanciare la solidarietà di classe e la piattaforma di lotta nazionale del settore.
Sindacato Intercategoriale COBAS – Associazione Diritti Lavoratori COBAS