Oltre due anni di infamie, di calunnie, di fango gettati con grande esposizione mediatica per far passare l’idea che Aldo Milani, coordinatore nazionale del Si Cobas, aveva usato le lotte dei lavoratori per estorcere denaro alla Ditta Levoni, una importante azienda del settore delle carni.
A fronte dell’evidenza della assoluta estraneità di Aldo a qualsiasi ipotesi di un reato infamante qual’ è quello di estorsione, emersa immediatamente ad una prima sommaria visione del video che lo avrebbe “incastrato”, che si è sostanziata in una immediata solidarietà di migliaia di lavoratori che spontaneamente hanno scioperato per denunciare l’inaudita provocazione, rimane la gravità di quello che è successo. Anche perchè questa provocazione contro Aldo e tutto il Sicobas è proseguita di pari passo con le centinaia di denunce inoltrate ad altrettanti lavoratori che stanno lottando contro il caporalato, le nuove forme della schiavitù, per migliori condizioni di vita e con una infinità di altre provocazioni messe in atto dai padroni, la cui punta dell’iceberg sono i recenti attentati incendiari ( due macchine incendiate a attivisti sindacali del Sicobas) e aggressioni fisiche contro delegati , come il pestaggio avvenuto a Belfiore (magazzino Brendolan) di un lavoratore reo di essersi sganciato dal controllo del caporale di turno.
Il tentativo messo in atto contro Aldo era mosso da un ambizioso piano che prevedeva di riuscire a dimostrare che il Si Cobas era di fatto una “associazione a delinquere” in quanto il suo “capo” era coinvolto in una accusa di estorsione e, ovviamente, in caso di condanna, gestire che tale ipotesi diventava un fatto acclarato. C’è da chiedersi allora come mai una provocazione di questo tipo sia crollata miseramente e Aldo sia stato assolto con formula piena. Certo è crollata anche perché, probabilmente è stata costruita con “scarsa professionalità”, ma non è l’unica motivazione. Siamo convinti che più di tutto ha pesato l’ampia mobilitazione che vi è stata da quel 17 gennaio (data dell’arresto) fino ad oggi di migliaia di lavoratori che non hanno mai creduto alle accuse mosse contro Aldo e che hanno continuato, senza mai avere nemmeno un attimo di esitazione, con Aldo e con tutto il Si Cobas a lottare contro lo sfruttamento, contro un sistema schifoso di caporalato, contro gli apparati repressivi dello Stato che spesso intervengono con estrema violenza per difendere quegli stessi Levoni o l’azienda Italpizza (l’ultima in ordine di tempo dove è in atto uno scontro durissimo) che si fanno beffe della legalità e dei diritti.
Siamo ovviamente felici dell’esito del processo, ma siamo ancora più incazzati per il solo fatto che il tribunale ha dovuto aspettare oltre due anni per chiudere questa vergognosa vicenda, quando poteva essere chiusa il giorno dopo alla luce degli stessi fatti contestati.
Un abbraccio ad Aldo e a tutto il Si Cobas da parte di tutta Adl Cobas e quanto successo ci convince ancora di più sulla necessità di unire le lotte e di continuare sulla strada che assieme, ormai da diversi anni, abbiamo intrapreso. Hasta Siempre!!!
Tutte le compagne e i compagni di Adl Cobas e i delegati dei lavoratori