A distanza ormai di quasi due mesi dall’ inizio della pandemia di “coronavirus”, ormai estesa in tutto il mondo, emerge con sempre maggiore chiarezza che l’origine di questa catastrofe planetaria va ricercata interamente in un modo di produzione predatorio che, in nome del profitto , ha manipolato la natura al punto tale che la scienza, asservita interamente agli interessi capitalistici, pur sostenendo che vi saranno un seguito di epidemie, non è più in grado ne’di prevenire ne’di tamponare gli effetti catastrofici di ciò che può produrre sulla specie umana la devastazione degli equilibri naturali ad opera delle forze capitalistiche. Le conseguenze che sta producendo il Coronavirus, così come la varietà di catastrofi prodotte dai cambiamenti climatici, si scaricano con tutta la loro forza distruttrice sui lavoratori e sulle classi oppresse.
Da più di un mese stiamo assistendo all’ipocrita messinscena del Governo Conte e delle regioni, che da un lato vietano la circolazione delle persone e dall’altro consentono ad una infinità di attività produttive, sicuramente non essenziali, di continuare a lavorare.
La condotta delle organizzazioni padronali, del governo e delle amministrazioni locali e regionali ad esse asservite, Lombardia in primis, è stata criminale nel protrarre l’apertura di attività commerciali e fabbriche, provocando in nome della brama di profitto migliaia e migliaia di morti che si potevano evitare. Ogni giorno che passa si allarga il drammatico bollettino dei lavoratori che si ammalano, che contaminano i loro familiari e che muoiono in nome della produzione a tutti i costi e di fronte all’indifferenza e al cinismo dei padroni. Il culmine è stato raggiunto con il Dpcm dello scorso 22 marzo,che, con l’avallo di Cgil-Cisl-Uil ha garantito ai padroni la licenza di riaprire arbitrariamente qualsiasi tipo di attività industriale per mezzo di una semplice autocertificazione inviata alle Prefetture in cui si dichiarava di “lavorare beni di prima necessità”: l’esito scontato è stata la riapertura a cascata, e nel quasi totale silenzio dei media, di decine di migliaia di aziende sulle quali ben poche verifiche sono state svolte riguardo l’effettiva veridicità dei motivi di “pubblica necessità” addotti dai padroni.
Abbiamo cosi assistito al paradosso di venire multati se trovati a oltre 200 metri dalla propria abitazione, mentre si consentiva la circolazione di milioni di persone per andare a lavorare, in posti di lavoro per nulla essenziali dove non erano garantite nemmeno le misure minime di tutela contro il rischio di contagio e dove tutt’ora si continua a produrre in violazione dei più elementari principi di tutela della salute e della vita.
Nonostante a tutt’oggi, e sicuramente neppure tra quattro o cinque settimane, non vi sia ancora un rimedio efficace contro il coronavirus (vaccino o cure adeguate) il Governo ha già di fatto stabilito che il 3 maggio si potrà riprendere a lavorare quasi ovunque.
Ciò che si sta introducendo con le misure fin qui adottate e ancor più con quelle a venire, è una logica di guerra: si effettua semplicemente un calcolo statistico su quanti morti si dovranno mettere in conto fino a che non si troverà un rimedio efficace per debellare il virus. Nel frattempo, la ruota dei profitti e della produzione deve tornare a girare come se nulla fosse. Nulla di nuovo sotto il sole: si tratta della stessa logica che viene applicata in tutte le guerre, e ancora una volta la “carne da macello” è fatta in massima parte di lavoratori e lavoratrici mandati allo sbaraglio in prima linea senza le necessarie protezioni, e di anziani ammassati in strutture inadeguate.
A fronte di queste gravissime responsabilità del Governo e delle Regioni, (a partire proprio da quelle regioni del Nord che si sono sempre vantate di avere una sanità di eccellenza), e mentre ci si prepara alla ripresa di tutte le attività economiche, rimarrà invece in vigore il divieto di organizzare iniziative di lotta o manifestazioni…
CONTRO TUTTO QUESTO E’ ORA DI RIBELLARSI, DIRIAPRIRE UN TERRENO CONFLITTUALE E UN PERCORSO DI LOTTA PER FAR SI CHE I COSTI UMANI, ECONOMICI E SOCIALI DALL’EMERGENZA-CORONAVIRUS NON RICADANO ANCORA UNA VOLTA SULLE SPALLE DI LAVORATORI, PRECARI, DISOCCUPATI,PENSIONATI E IMMIGRATI.
Vogliamo lanciare una proposta a tutte/i lavoratrici e lavoratori e a tutte le realtà sociali e di movimento, per costruire una azione comune con due giornate di mobilitazione e lotta per il 30 aprile e per il primo maggio.
Il nostro punto fermo è il seguente: finora siamo stati i primi a chiedere la chiusura di tutte le attività non essenziali rivendicando il diritto per tutti a stare a casa a salario pieno. Ma se governo e padroni decidendo di riaprire tutto fregandosene persino del parere contrario della “comunità scientifica”, allora la “riapertura” deve valere per tutti, e quindi rivendichiamo con forza la necessità di rompere il divieto di fare assemblee, di scioperare e di manifestare!
Indichiamo alcuni obiettivi comuni fondamentali, da articolare in ogni singolo territorio in base alle necessità, con la possibilità di proclamare lo sciopero laddove ne ricorrano le circostanze, a partire delle aziende che intendano proseguire le attività anche il 1 maggio.
1. BASTA CON LE PRIVATIZZAZIONI N ELLA SANITA’, GRANDI INVESTIMENTI SULLA SANITA’ PUBBLICA. E’ chiaro che grossa parte degli effetti devastanti del Covid-19 sono da attribuirsi alla devastazione prodotta negli ultimi decenni sulla sanità pubblica a partire dalle scelte operate da tutti i governi che si sono succeduti di privatizzare e operare tagli a cascata nei servizi sanitari essenziali . Diventa allora fondamentale indirizzare le lotte affinchè la salute delle persone venga messa al primo posto e non sia fonte di enormi profitti . I l c ollasso della sanità pubblica, specie in Lombardia ( causato dai tagli apportati negli ultimi decenni e dalla privatizzazione di una infinità di servizi sanitari appoggiata e sostenuta dai sindacati confederali con l’inserimento degli Enti Bilaterali in tutti i CCNL ) ci porta a dire che la battaglia che oggi stiamo conducendo contro il coronavirus deve contenere in sé, qui ed ora, l’obiettivo di imporre nuovi grandi investimenti nella Sanità Pubblica, come unico baluardo per un esercizio effettivo del diritto alla salute, in tempi, nei quali, probabilmente, gli stravolgimenti ambientali, frutto di questo modello di produzione capitalistico, potranno portare a nuove grandi emergenze sanitarie. Ciò significa in primo luogo lottare da subito per imporre un piano straordinario di assunzioni nel personale sanitario, partendo dall’assunzione di tutti gli idonei nei concorsi e la stabilizzazione di tutti i precari: solo in questo modo sarà possibile abbattere i vergognosi turni di lavoro imposti a medici e infermieri in usate settimane.
2. SICUREZZA INNANZITUTTO NEI POSTI LAVORO. E’ chiaro che la imminente riapertura di gran parte delle attività produttive ed economiche produrrà gravi conseguenze in termini di rischi di un nuovo aumento dei contagi e conseguentemente dei decessi. Su questo punto è necessario essere assolutamente determinati nell’esercitare un ferreo controllo sulle condizioni di sicurezza nei posti di lavoro e astenersi dal lavoro laddove tali condizioni non esistano ( distanziamento, DPIadeguati, sanificazione dei locali, controlli sulle temperature, ecc.).
3. AMMORTIZZATORI SOCIALI. GARANZIA D EL SALARIO A PRESCINDERE DALLA TIPOLOGIA DI AMMORTIZZATORE. La crisi provocata dal Coronavirus ha fatto emergere in tutta la sua gravità i limiti e le incongruenze degli ammortizzatori sociali esistenti. CIGO, CIGD, FI S : tre tipologie di ammortizzatori di una complessità assurda , e comunque largamente insufficienti a garantire il diritto di arrivare a fine mese . E’ ora di porre mano in modo drastico a lla necessità di garantire un salario adeguato per poter sopravvivere, riducendo ad un unico strumento di garanzia di reddito per chi si trova transitoriamente senza lavoro o con un orario ridotto. B isogna pretendere che, a prescindere dalla tipologia di ammortizzatore sociale, le aziende devono essere messe nella condizione di anticipar n e interamente l’ importo . Inoltre devono rientrare nel diritto a salario e un reddito dig nitoso anche tutte quelle figure che oggi sono escluse dagli attuali ammortizzatori sociali ( badanti, lavoratori dello spettacolo, ecc.) . Inoltre il governo aveva annunciato che nei settori considerati essenziali, con la busta paga di marzo i lavoratori avrebbero trovato una forma di indennità di 100 €. Al momento non ci risulta che tale somma sia stata inserita. Ancora una volta si fanno proclami che poi puntualmente non vengono rispettati. Va inoltre adottata una vera e propria “terapia d’urto” nei confronti dei milioni di disoccupati , inoccupati e lavoratori al nero che soprattutto al Sud versano già in condizioni drammatiche , per i quali va rivendicat o , come prima misura minima e urgente, l ‘allargamento de gl i criteri di accesso al reddito di cittadinanza e un consistente aumento degli importi (che ad oggi nel migliore dei casi raggiungono la cifra esigua di appena 780 euro mensili) , un salario garantito ai disoccupati, unitamente al la sospensione del pagamento di affitti e utenze e al blocco degli sfratti per tutti coloro che sono stati colpiti dalla crisi, rilanciando le iniziative sociali già in corso come lo sciopero degli affitti.
4. SANATORIA GENERALE PER TUTTI I MIGRANTI SENZA DOCUMENTI, APRIRE I PORTI E DECONGESTIONARE LE CARCERI. Stiamo assistendo in questi ultimi mesi dall’approvazione dei decreti 1 e 2 di Salvini ad un aumento dei migranti senza documenti, molti dei quali vanno a incrementare le fila dei lavoratori agricoli che per pochi spiccioli garantiscono l’approvvigionamento alla grande distribuzione di frutta e verdura. Allo stesso tempo l’agricoltura lamenta una scarsità di manodopera senza precedenti con il rischio che molti raccolti vadano persi. E’ quindi con ancora maggiore forza che dobbiamo rivendicare la regolarizzazione per tutti i migranti senza documenti per togliere braccia da sfruttare senza alcun diritto alle varie mafie dell’ industria agro alimentare, per garantire il diritto alla cittadinanza e di poter lavorare con pieni diritti. Chiediamo l’immediata apertura dei porti per consentire un approdo a chi rischia di morire in mare. Chiediamo un amnistia e misure alternative per i detenuti a fronte delle scendalose condizioni di sovraffollamento in cui versano le carceri.
5. SOLIDARIETA’ E MUTUALISMO. Da quando è scoppiata la pandemia abbiamo assistito al moltiplicarsi di una infinità di azioni di solidarietà e di mutualismo messe in atto da migliaia di realtà sociali e di singoli cittadini che si sono sostituiti al ruolo dello stato nel garantire ai soggetti più deboli l’approvvigionamento di generi di prima necessità e a garantire servizi indispensabili. Tutto questo ci deve portare ad attivarci come OO.SS e come realtà sociali per costruire vincoli solidali e mutualistici, in grado di tracciare percorsi duraturi in grado di affiancare le lotte, così come spesso si è fatto con l’attivazione di azioni concrete di solidarietà e con le casse di resistenza a sostegno delle lo tte. .
6. ANDARE A PRENDERE I SOLDI DOVE CI SONO E TAGLIARE LE SPESE MILITARI
Di fronte ad ogni crisi, tutti i governi vanno a prendersi i soldi soprattutto dalle buste paga dei lavoratori e le distanze tra chi è sempre più ricco e chi sempre più povero si allargano inesorabilmente. Il 10% più ricco degli italiani detiene il 44% della ricchezza nazionale (pari a circa 4.300 miliardi), il successivo 10% controlla un altro 18% della ricchezza, lasciando al 60% più povero dei nostri concittadini appena il 14,8% della ricchezza nazionale. L’1% più ricco degli italiani detiene il 21,5% della ricchezza nazionale. E’ chiaro che, a fronte di queste mostruose disuguaglianze, diventa sempre più urgente andare a prendere i soldi dove ci sono introducendo tra gli obiettivi delle mobilitazioni una campagna per una patrimoniale, che in queste settimane abbiamo riassunto nella parola d’ordine: “10 % sul 10 %”. E’ inoltre indispensabile che le mobilitazioni indichino con chiarezza che i soldi spesi per finanziare armamenti e guerre devono essere cancellati e indirizzati verso welfare e sanità pubblica.
In conclusione pensiamo che sui temi suesposti si renda necessario ripartire con un nuovo percorso di lotta che sappia raccogliere la volontà di chiunque non si vuole arrendere a restare passivo spettatore dei macabri bollettini di guerra che ogni sera ci vengono propinati e ha voglia di tessere assieme una nuova trama per un cambiamento radicale di questo modo di produzione. Per questi motivi proponiamo che ilPrimo Maggio nessuno lavori a parte il personale sanitario, e che il 30 aprile e il Primo Maggio possano rappresentare due momenti di mobilitazione generale con iniziative di varia natura, da articolare territorio per territorio, che possono andare dallo sciopero, alla fermata simbolica con l’esposizione di cartelli, a possibili iniziative pubbliche, forzando anche i divieti laddove ciò si renda inevitabile.
Di fronte a un sistema capitalistico che svela come mai prima d’ora la sua natura predatoria, irrazionale e assassina, ènecessario rialzare la testa e far capire che il coronavirus non può fermare le lotte, le quali, alla luce di quello che è successo e di quello che potrà succedere, saranno sempre più importanti per arginare gli effetti devastanti di questo modello sociale e di produzione.