Il 16 giugno in moltissime città si sono incrociati gli scioperi dei lavoratori del trasporto pubblico, della logistica e del trasporto privato. Da Milano a Torino, Firenze, Brescia, Roma, Palermo, Venezia, Padova, Treviso, Mantova, Piacenza, Napoli, Ancona, Verona, Bergamo, Prato, Genova, Lucca, Vicenza, gli scioperi nel settore strategico della logistica che rivendicano un rinnovo del contratto si sono intrecciati con gli scioperi del trasporto ‘pubblico che in alcune situazioni hanno raggiunto percentuali di partecipazione molto elevate. Con Firenze,Venezia, Palermo, Roma che hanno raggiunto quote di adesione molto elevate , tanto da scatenare le ire di Renzi, di Gubitosi,(il Commissario per l’Alitalia), dell’immancabile Ichino, ma anche della Cisl, tramite la segretaria Furlan, i quali si sono scagliati contro questi scioperi considerati irresponsabili e reclamando una ulteriore stretta sul diritto ad indire scioperi condizionandoli alla volontà di stabilire una quota di rappresentanza certificata. In sostanza voler attribuire solo ed esclusivamente a CGIL CISl e UIL il diritto di indire gli scioperi. Vuol dire che la lotta ha lasciato il segno se questi signori debbono parlarne. E non siamo in presenza della solita litania recitata da chi ha contribuito a devastare il servizio del trasporto pubblico procedendo a colpi di privatizzazioni e di tagli ai salari dei lavoratori. Oggi, la portata delle dichiarazioni e delle prese di posizione sta a significare che esiste una volontà molto più concreta di voler procedere nel senso di ridurre ulteriormente gli spazi della lotta.
Questo sciopero nasce dall’intreccio virtuoso che si è creato tra alcune realtà del sindacalismo conflittuale che, al di là dei propri specifici percorsi, si sono ritrovate all’interno del Coordinamento 27 marzo che ha avuto la capacità di tenere insieme soggetti diversi che hanno condiviso uno scopo. Lo scopo era quello di convogliare attorno ad una data (peraltro uscita in modo non del tutto condiviso) una giornata di sciopero e mobilitazione che sapesse interpretare la rabbia che serpeggia all’interno del trasporto pubblico, coniugandola con un movimento di lotta che, da anni ormai sta mettendo in discussione il mondo della logistica e del trasporto merci, attraversato da supersfruttamento e mafie di vario genere, e che ha messo a segno importanti risultati in tema di conquiste di diritti anche migliorativi rispetto al CCNL e di autoorganizzazione.
Questo allora il dato di novità di questo sciopero che sul fronte del trasporto privato e della logistica ha avuto una grande partecipazione, sia nelle realtà dei corrieri che della Grande Distribuzione.
Ci interessava però, mettere in evidenza alcuni aspetti di riflessione che scaturiscono dalla giornata del 16 giugno.
Il Coordinamento 27 marzo non è un dato strutturato, si tratta di un organismo che nasce da differenti situazioni per storia, per riferimenti ideologici e politici, ma ha avuto il pregio di guardare a ciò che era necessario fare. L’efficacia di questo coordinamento va misurata più che sui contenuti delle riunioni su quello che è riuscito a produrre nel concreto, partendo, non da una forma sindacale strutturata a livello nazionale ma da forme sindacali, per lo più di carattere territoriale , che sono triuscite a mettere in moto una dinamica da movimento. Non si spiegherebbe altrimenti il fatto che, per quanto sia radicato il Cobas a Firenze, una adesione allo sciopero al 90 % va ben al di là della rappresentanza effettiva. Così come è successo a Roma dove lo sciopero indetto da M 14 ha avuto un successo che è andato, anche in questo caso ben oltre la rappresentanza di questa realtà sindacale. In ogni caso la percentuale media di adesione allo sciopero nelle città dove si è scioperato è stata del 40 %, con un risultato che difficilmente le forme sindacali conflittuali esistenti hanno mai ottenuto. Questi dati ci danno la misura del livello di incazzatura che c’è tra il personale del servizio di trasporto pubblico e della necessità di interpretare, al di là delle sigle sindacali, il carattere di movimento che ha assunto la mobilitazione del 16 giugno. E’ chiaro allora che è questa la strada da percorrere ed è risultato evidente che chi si è sfilato dallo sciopero lo ha fatto con una logica identitaria, inseguendo perennemente il sogno di diventare l’alternativa a CGIL CISl e UIL. Non è questa la logica che ci contraddistingue, anzi, pensiamo che sia indispensabile percorrere sempre le dinamiche che aprono a movimenti di lotta ampi che trasbordino dalle appartenenze di parrocchia, cercando di favorire prospettive ricompositive di movimenti di lotta reali.
Un altro aspetto ci interessa cogliere dalla giornata del 16 giugno. E’ noto a tutti come vi sia stato e vi è tutt’ora una discussione molto ideologica sul fatto se possa avere o meno un senso,ai fini di partecipare alle elezioni delle RSU, sottoscrivere strumentalmente l’accordo del gennaio del 2014 sulla rappresentanza. Come nostra storia, abbiamo sempre pensato che all’interno dei conflitti nel mondo del lavoro, gli aspetti formali devono lasciare sempre spazio a quelli sostanziali. Quello che è successo a Firenze è la dimostrazione che, non solo l’aver partecipato alle elezioni delle RSU, portando a casa un risultato che ha dato la maggioranza ai Cobas, non ha impedito lo svilupparsi delle lotte, ma, addirittura quel radicamento conquistato anche con la rappresentanza formale ha portato ad una adesione allo sciopero quasi plebiscitaria. Morale della favola: le regole che vengono imposte a forza di leggi, quando possono essere usate strumentalmente per produrre conflitto si usano in modo molto laico, quando sono di impaccio allo sviluppo del conflitto, vanno semplicemente ribaltate. In virtù di queste considerazioni, invitiamo tutte le varie componenti sindacali a cercare di costruire conflitti e lotte, così come è avvenuto all’interno della logistica, dove, le regole vengono quotidianamente violate perché ciò che conta sono i rapporti di forza. Questo allora deve essere il senso di percorrere anche pezzi di strada assieme, anche con approcci teorici o ideologici diversi, ma confluenti su obiettivi e pratiche di lotta comuni. Come Adl Cobas, all’interno dello sviluppo della lotta nella logistica, il rapporto che abbiamo costruito con il Si Cobas nasce dalla consapevolezza che la composizione di classe presente all’interno dei magazzini aveva bisogno di lottare e di lottare per vincere attorno ad obiettivi chiari e definiti.
Questo per noi è l’orizzonte nel quale collochiamo il nostro agire nella costruzione di percorsi reali di lotta.