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ADL Cobas > Blog > Sociale > Migranti > Bologna – DL 113/2018: Che fine fa il lavoro di chi opera nell’accoglienza?
Migranti

Bologna – DL 113/2018: Che fine fa il lavoro di chi opera nell’accoglienza?

ADL-Cobas Emilia Romagna
di ADL-Cobas Emilia Romagna Pubblicato 12 Novembre 2018 1.3k Visualizzazioni 7 minuti di lettura
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7 minuti di lettura
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Giovedì mattina le lavoratrici e i lavoratori dell’accoglienza e ADL Cobas hanno inviato al comune di Bologna la formale richiesta di convocare urgentemente un tavolo di confronto tra gli Enti locali per contrastare le drastiche ricadute che avrà sul territorio, sui beneficiari e sui lavoratori la ormai imminente conversione in legge del DL 113/2018.

Tali tematiche sono da affrontare urgentemente, per individuare azioni concrete volte a preservare le caratteristiche di inclusività sociale del sistema d’accoglienza ed a evitare il peggioramento delle condizioni lavorative degli addetti, la cancellazione di importanti ruoli professionali e la riduzione dei posti di lavoro del settore.

Il percorso dei lavoratori e delle lavoratrici dell’accoglienza di Bologna è ormai in moto da un mese, con assemblee settimanali che ci hanno già portato in piazza, come il 27 Ottobre scorso in piazza a Bologna e il 10 Novembre per le vie di Roma.

Di seguito la lettera:

-ISEE-
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Bologna, 09 Novembre 2018

Oggetto: Richiesta apertura tavolo sulle conseguenze DL 113/2018 su Bologna e provincia

Egregio Sindaco, Egregi Assessori
come lavoratrici e lavoratori dei servizi di accoglienza per richiedenti/titolari di protezione internazionale prendiamo parola in merito al Decreto Legge 113/2018 di prossima conversione in Legge.
Innanzitutto ci presentiamo. Siamo gli addetti all’accoglienza che operano all’interno dei centri SPRAR e CAS di Bologna e Provincia, una forza lavoro in larga parte femminile composta da operatrici/ operatori sociali e legali con qualifiche articolate – assistenti sociali, educatori interculturali, psicologi, legali, mediatori – su cui si reggono i progetti di accoglienza, integrazione e autonomia dei richiedenti/titolari protezione accolti nel territorio metropolitano. Siamo l’anello di congiunzione tra lo Stato, il territorio e le/i migranti; siamo tra i soggetti principalmente coinvolti nell’obiettivo di sviluppare opportunità di inclusione e di futuro per i migranti che abitano in questo territorio. Lo scorso 27 ottobre insieme al sindacato ADL Cobas abbiamo promosso una iniziativa contro il Decreto Sicurezza che ha visto la partecipazione di oltre 250 persone a Bologna, in larga parte addetti del settore, che hanno preso parola contro le misure discriminatorie della politica del Ministero dell’Interno.
Partiamo dall’importante segnale politico dato dal Consiglio Comunale lo scorso 29 ottobre con l’approvazione dell’ordine del giorno che impegnava la Giunta a chiedere la sospensione del D.L. 113/2018 nelle more dell’iter parlamentare nonché ad avviare un confronto tra i Comuni e il Governo. Ci sembra che non sfugga al Consiglio Comunale, e dunque alla stessa Amministrazione, il pesante impatto che il D.L. in materia di Immigrazione e Sicurezza avrà sul nostro territorio.
Riteniamo tuttavia importante richiamare la vostra attenzione su alcuni aspetti che risultano particolarmente preoccupanti dal nostro specifico punto di vista:

  • la contrazione di tutele giuridiche e la perdita di diritti essenziali come l’iscrizione anagrafica per una parte considerevole di cittadini stranieri comporterà l’espulsione da percorsi per l’autonomia, con il conseguente aumento di situazioni di nuove povertà e di domanda di servizi di emergenza, come servizi a bassa soglia;
  • la totale destrutturazione dello SPRAR, con la sua limitazione a servizio per i soli titolari di protezione e per i MSNA, determina la fine prematura del virtuoso processo intrapreso dallo stesso Comune di Bologna ai fini del suo allargamento. Al contrario, saranno legittimati solo interventi di mera natura emergenziale e assistenziale, che come noto, alienano le persone accolte dalla società e dal territorio;
  • la drastica riduzione dei fondi per interventi di pubblica utilità finalizzati alla coesione sociale e all’inclusione dei richiedenti protezione, così come la cancellazione dei fondi per i servizi di integrazione e sostegno ai richiedenti erogati nei CAS, puntano ad imporre sul nostro territorio un modello di accoglienza che la città di Bologna aveva rifiutato, perché separa le persone accolte dalla società, i richiedenti asilo dai cittadini, e perché così cancella opportunità di incontro, conoscenza e dialogo;
  • lo smantellamento del sistema di accoglienza diffusa sperimentato nel territorio metropolitano prevede una riduzione dei posti di lavoro del settore, la cancellazione di importanti ruoli professionali e il demansionamento degli addetti;
    -* la scelta di abbandonare politiche per l’integrazione per investire in politiche di repressione e securizzazione potenzia il ruolo dell’istituto della detenzione amministrativa, a cui la città e il Comune di Bologna si sono opposti in quanto misura che in assenza di reati e condanne priva la libertà personale.

Alla luce di tutto questo, riteniamo necessario che l’Amministrazione Comunale convochi al più presto un tavolo di confronto per la promozione di un piano di difesa della città dal nefasto impatto delle misure contenute nel Decreto Legge, peraltro già in vigore.
E’ infatti urgente conoscere quali misure l’Amministrazione intende mettere in atto in difesa dei principi di inclusione, solidarietà, uguaglianza che, auspichiamo, continuano ad ispirare le politiche della Giunta. Siamo convinti che la contrarietà espressa pubblicamente dal Sindaco debba convergere in azioni concrete volte a difendere l’animo accogliente, aperto e solidale, per non restare lettera morta inefficace contro l’avanzamento del pensiero sovranista e xenofobo delle destre.
Come lavoratrici e lavoratori di un settore al centro di polemiche, strumentalizzazioni e tagli ingenti, chiediamo pertanto di essere convocati al più presto in Comune, certi che le nostre preoccupazioni siano condivise e comprese anche da voi, prima che sfocino in forme di agitazione sindacale.

Le lavoratici e i lavoratori dell’accoglienza
ADL Cobas Emilia Romagna

Argomenti:accoglienzabolognacittadinanzacooperative sociali
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