Le infermiere e gli infermieri che operano all’interno delle carceri San Michele e Don Soria di Alessandria rischiano di trovarsi, dal 1° novembre, senza garanzie occupazionali e contrattuali, a causa del passaggio di gestione del servizio sanitario penitenziario.
Dopo mesi di incertezze ed un periodo di rinnovi mensili dell’appalto, la cooperativa Sanitalia, che gestisce attualmente il servizio per conto dell’ASL di Alessandria, ha comunicato la volontà di cessare definitivamente l’attività al 31 ottobre 2025. Parallelamente, la cooperativa Kairos ha iniziato a contattare il personale affermando che subentrerà attraverso un progetto di co-progettazione con l’ASL e non tramite una normale gara d’appalto.
Questa modalità rappresenta un gravissimo rischio per i lavoratori, perché la co-progettazione non prevede l’obbligo della clausola sociale, cioè di quella norma che tutela la continuità del posto di lavoro e il mantenimento dei livelli retributivi e contrattuali in caso di cambio appalto.
In sostanza, chi oggi garantisce con professionalità e competenza un servizio pubblico essenziale potrebbe perdere il proprio impiego o essere riassunto dal nuovo gestore con condizioni peggiori.
Si tratterebbe di un precedente gravissimo: la co-progettazione non può diventare un modo per eludere le tutele previste nei cambi di appalto. Il rischio è che, dietro un modello legittimo di collaborazione tra pubblico e privato, si nasconda una precarizzazione ulteriore del lavoro in un ambito delicato come quello del servizio pubblico sanitario.


Nonostante le numerose richieste di incontro, sia formali che informali (l’ultima delle quali inviata via PEC il 15 ottobre 2025) né l’ASL né le cooperative coinvolte hanno fornito risposte o accettato un confronto.
Per questo motivo, ADL Cobas ha chiesto l’intervento della Prefettura di Alessandria, affinché convochi con urgenza un tavolo con tutte le parti interessate (ASL, cooperative, sindacati) per fare chiarezza e garantire la tutela occupazionale delle lavoratrici e dei lavoratori coinvolti.
Non è accettabile che chi lavora ogni giorno in un contesto difficile come quello penitenziario si ritrovi, ancora una volta, ostaggio dell’incertezza e delle scelte opache dell’ASL.
Chiediamo trasparenza, confronto e il rispetto della clausola sociale. La tutela del lavoro e della dignità professionale non deve essere mai messa in secondo piano.