Nelle prime due settimane di giugno è proseguita in maniera molto intensa la lotta delle facchine e dei facchini attualmente esclusi dall’appalto Composad, ditta che produce mobili per IKEA ed altri multinazionali dell’arredamento.
Una vicenda estremamente grave per i numeri coinvolti: 271 i lavoratori e le lavoratrici messi in licenziamento collettivo dal 13 maggio, di cui ancora oltre 170 non hanno trovato collocazione all’interno dell’appalto. Ma anche, purtroppo, estremamente significativa dei meccanismi normativi nei quali trova spazio la prepotenza del mondo imprenditoriale e “cooperativo” finalizzata a reprimere qualsiasi tentativo di rivendicazione di giuste condizioni di lavoro – e di vita – per chi è costretto a sgobbare per anni nei magazzini e negli stabilimenti per sopravvivere.
Ancora una volta il cambio d’appalto – poco importa se camuffato da sostituzione del soggetto subordinato, la cooperativa Viadana Facchini con la coop. 3L, all’interno dell’Associazione Temporanea d’Impresa con la capogruppo C.L.O. di Milano – vuole funzionare come dispositivo di redifinizione, in peggio ovviamente, delle condizioni contrattuali e lavorative. Non sono novità: da anni denunciamo e combattiamo tutto ciò, in particolare nel settore della logistica e del mondo “cooperativo”.
Il caso è però ancora più paradossale: nel 2016 un accordo firmato dalla stessa Prefettura di Mantova con le parti sindacali riconosce non solo la piena applicazione del CCNL ma anche la garanzia dal parte dell’azienda committente del mantenimento dei posti di lavoro per tutto il personale, anche in caso di cambio di appalto.
Poco più di 6 mesi dopo, con l’ingresso della CLO, tali presupposti vengono messi in discussione, fino ad arrivare all’attuale fase: dal 1 giugno la Viadana Facchini, in procinto di essere liquidata per enormi difficoltà finanziarie, esce dall’ATI, mettendo in licenziamento collettivo 271 addetti. Ma invece di applicare la clausola di salvaguardia, la coop. milanese con l’appoggio complice e interessato di FILT-CGIL confeziona un bell’accordo separato in cui:
– si peggiorano le condizioni contrattuali, pretendendo la riassunzione all’interno di una nuova coop. creata apposta (la 3L) con conseguente ulteriore pagamento di quota sociale (1000€) e assunzione di tutti al 5 livello (compensato da una non chiara indennità);
– si riducono i posti di lavoro a 150 a tempo indeteminato e 50 a tempo determinato per 3 mesi, mentre 71 vengono lasciati fuori senza alcuna misura incentivante o risarcitoria;
– si stabilisce come unico criterio di selezione per le riassunzioni la scelta del CdA della coop. 3L….cioè un criterio esclusivamente arbitrario e pregiudiziale!
Sì, perché è chiara la finalità di tutta l’operazione: escludere una buona parte dei lavoratori e lavoratrici maggiormenti attivi sindacalmente e combattivi e con essi le organizzazioni sindacali più conflittuali, in primis ADL Cobas che ha una rappresentatività del circa 60%!
Da oltre due settimane quindi oltre 170 persone iscritte ad ADL Cobas e alla FIT CISL di Mantova e le loro famiglie hanno dato vita ad un presidio permanente di lotta davanti ai cancelli Composad e numerose iniziative di picchettaggio, blocco ma anche di presa di parola pubblica nel tessuto cittadino.
La rivendicazione è chiara: tornare tutti/e al lavoro e veder riconosciuta la propria rappresentanza sindacale. L’accordo-bidone della CGIL è stato infatti anche respinto, non solo dai fatti, ma anche sul piano formale con la bocciatura a grande maggioranza (172 NO) in un referendum del 7 giugno scorso: nonostante ciò le cooperative legate a Legacoop Lombardia hanno proceduto come nulla fosse, senza riaprire alcuna trattativa con le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative.
Fino a domani, dato che è stato finalmente convocato a Milano un tavolo di trattativa tra tutte le parti.
Uno spazio conquistato con la lotta e la capacità di tessere relazioni solidali nel territorio, nonostante le strategie di strumentalizzazione ordite dall’asse Saviola-Legacoop-CGIL che stanno fomentando una guerra tra lavoratori e tentando di aizzare i dipendenti diretti contro i facchini in lotta.
Nonché i tentativi di vera e propria repressione poliziesca, attuata in particolare lunedì 12 quando il reparto mobile di Milano ha cercato di sgomberare con la forza il picchetto che stava attuando il blocco dei cancelli, …. della presenza di familiari e minori. La grande determinazione e unità ha impedito che ciò avvenisse e la polizia è stata respinta e il presidio è proseguito!
Quella di giovedì 15 potrebbe essere una giornata decisiva, ma intanto per venerdì 16 giugno è in programma una grande manifestazione territoriale a Mantova.
Nell’ambito della giornata di sciopero nazionale della Logistica e dei Trasporti pubblici e privati proclamato dalle sigle del sindacalismo conflittuale, il capoluogo provinciale sarà teatro di una giornata di lotta che declinerà le rivendicazioni generali a sostegno della vertenza Composad.
Una mobilitazione territoriale che insisterà sul rispetto del CCNL ma soprattutto sulla conquista della clausola sociale di salvaguardia per tutelare nei cambi di appalto tutti e tutte i lavoratori e le lavoratrici che molto spesso presso le cooperative, in un territorio dove ancora vige in maniera diffusa un modello produttivo fondato sull’accesso differenziato alla cittadinanza lavorativa e il conseguente dumping salariale e contrattuale di una parte della forza lavoro (per lo più di origine migrante).
A difesa della dignità di chi lavora, per contrastare tutte le forme di ricattabilità, impoverimento e precarizzazione delle nostre vite continueremo a lottare perché conquistare #lavorolibero da ogni forma di sfruttamento, perché non saremo #maischiavi e #maischiave!
#toccaunotoccatutti!