Nel 2016 a Viadana oltre 250 facchini e facchine dell’azienda Composad (Gruppo Mauro Saviola) hanno intrapreso una dura battaglia per una semplice e legittima rivendicazione: rispetto del CCNL e salvaguardia dei posti di lavoro nei cambi di appalto.
Durante la vertenza sono stati firmati importanti accordi in Prefettura di Mantova che riconoscevano queste richieste da parte delle cooperative e soprattutto dell’azienda committente.
Poco più di un anno dopo si stanno rimangiando tutto, con il tacito assenso delle Istituzioni e con un chiaro intento punitivo nei confronti di chi ha lottato: il 13 maggio è partita la procedura di licenziamento collettivo per tutto il personale.
271 persone verranno sbattute fuori dallo stabilimento il 1 giugno, data di scadenza dell’appalto.
Ancora una volta il cambio d’appalto viene utilizzato in maniera strumentale per azzerare tutele, diritti e dignità. Composad infatti sta vivendo un momento di picco produttivo e alcun licenziamento è motivato da ragioni concrete.
Sotto attacco non sono quindi “solo” i tantissimi posti di lavoro e la sicurezza sociale di decine e decine di famiglie, ma la stessa possibilità di vivere un lavoro libero dallo sfruttamento e dalla disuguaglianza per tutti coloro che in questo territorio vivono questa condizione di precarietà e ricatto costante. È perciò una battaglia di democrazia e civiltà che chiama in causa tutte e tutti.
È per questi motivi, nell’assenza totale di risposte e soluzioni concrete e dignitose, lanciamo un appello per la partecipazione alla manifestazione pubblica e di lotta indetta per la mattina di martedì 30 maggio, quando sfileranno per le vie della cittadina mantovana la dignità e la rabbia di chi ha la sola colpa di aver lottato per un presente e un futuro migliore.
Difendere innanzitutto il lavoro dei e delle 271 facchini/e di Composad per affermare che non può e non deve esistere lavoro senza diritti e dignità.
Per rivendicare il rispetto degli Accordi e il principio della conservazione dei posti di lavoro nel cambio di appalto attraverso l’applicazione della clausola sociale di salvaguardia per tutt*, indipendentemente se “soci” di cooperativa o meno.
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