Riportiamo qui di seguito uno stralcio del documento accluso al ‘graphic novel’ IL MURO DI VIA ANELLI – Frammenti di vita e di lotta per la casa di Giuseppe Zambon e Paolo De Marchi, edito da BeccoGiallo, un progetto editoriale realizzato grazie alla collaborazione di ADLcobas e Razzismo Stop.
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LA LOTTA PER IL SUPERAMENTO DEL GHETTO DI VIA ANELLI
Nel mese di maggio del 2022 c’è stata la demolizione dell’ultima palazzina di Via Anelli.
Media locali e non solo, si sono prodigati nell’esaltare la lungimiranza dell’Amministrazione padovana per essere riuscita nell’opera di chiusura di un ghetto frutto della speculazione edilizia, dell’insipienza di chi aveva progettato il complesso di Via Anelli e dell’avidità dei proprietari. Sulla vicenda “Via Anelli” riteniamo necessario fare alcune precisazioni sul come si è arrivati alla decisione politica di chiudere il “ghetto di Via Anelli”, riproducendo anche una cronistoria del percorso del Comitato per il Superamento del Ghetto di Via Anelli.
Soprattutto perché è doveroso far capire ai cittadini che forze politiche varie e anche comitati di cittadini xenofobi che hanno rivendicato il raggiungimento dell’obiettivo, poco o nulla hanno a che fare con tutto il lavoro che è stato fatto per convincere l’Amministrazione Zanonato a mettere in atto un investimento politico di quel tipo e trovare le risorse necessarie per chiudere il “ghetto”.
Attorno alla metà degli anni 90 le cronache dei giornali cominciano ad occuparsi di Via Anelli sempre ed esclusivamente dal punto di vista della cronaca nera. Spaccio, risse, prostituzione e quant’altro. Chiunque passasse per Via Anelli aveva il terrore anche solo di fermarsi cinque minuti in quanto veniva subito avvicinato da qualche spacciatore. Ma con lo spirito che ha sempre contraddistinto l’azione di “Razzismo Stop”, che era quello di andare a verificare sul campo la realtà, avevamo capito che Via Anelli non era solo o tanto un problema di ordine pubblico, perché, già dai primi contatti che avevamo avuto con chi abitava all’interno degli appartamenti avevamo capito che una buona fetta degli abitanti era composta da lavoratori e lavoratrici supersfruttati messi a valore nelle filiere della logistica, delle pulizie e di altri settori del lavoro povero.
E’ a partire da questa intuizione che decidiamo di cominciare ad essere presenti con banchetti informativi, per iniziare ad aprire un’inchiesta vera su chi viveva realmente negli appartamenti. E allo stesso tempo, ci rendiamo anche conto che chi stazionava giorno e notte nel cortile di Via Anelli, aveva poco o nulla a che vedere con chi abitava realmente nelle palazzine, ma semplicemente stava usando il cortile e le zone limitrofe come centro di smistamento e smercio a livello regionale di un’ampia gamma di droghe. Il luogo era perfetto perché garantiva, tra i garage e tutti gli anfratti ricavati in ogni buco dei piani, delle scale e degli ascensori, resi inutilizzabili, una quantità impressionante di nascondigli.
Nell’entrare quindi all’interno di Via Anelli ci rendiamo immediatamente conto che retate della polizia, denunce dei vari comitati di cittadini, compreso quello della Stanga, spesso a sfondo razzista, a nulla potevano servire in quanto Via Anelli era diventata un ghetto che vedeva la stragrande maggioranza dei suoi abitanti vittime di questa situazione ed un numero significativo di spacciatori che avrebbero continuato all’infinito ad usare quel complesso di palazzine per garantire il rifornimento di ogni tipo di sostanze stupefacenti all’intero Veneto.
Da questa prima analisi tenuta sul campo nasce l’idea che l’unica cosa sensata che si doveva fare era quella di procedere con lo smantellamento di Via Anelli e la ridistribuzione di tutti i suoi abitanti in tutta la città.
Razzismo Stop, dopo avere sondato il terreno e dopo due settimane di incontri con gli abitanti di quest’area, dopo un’assemblea nel cortile di Via Anelli a cui partecipano più di 500 abitanti, si fa promotrice della costituzione del “Comitato per il superamento del ghetto di Via Anelli”. Il 10 ottobre del 1999 nasce il Comitato, che coinvolge altre associazioni antirazziste.
Da quel momento è tutto un succedersi di iniziative e di coinvolgimento degli abitanti per convincere l’Amministrazione comunale che non vi era altra strada da percorrere se non quella indicata dal Comitato.
Il percorso del Comitato nasce dal basso attraverso il coinvolgimento degli abitanti di via Anelli, del quartiere, e della città – della sua parte democratica e solidale – cresce giorno per giorno attraverso una presenza quotidiana in via Anelli, imparando a conoscere i suoi protagonisti, donne uomini e bambini costretti a vivere in quel luogo infame.