Il 30 Aprile, in contemporanea con lo Sciopero Nazionale del settore Logistica, è arrivata dopo oltre un anno di attesa la pronuncia del Tribunale di Parma sui licenziamenti al magazzino Kamila, importante centro distribuzione per COOP Alleanza 3.0.
La Giudice Ilaria Zampieri, dopo aver già ribaltato l’ordinanza di reintegra sul ricorso d’urgenza del primo lavoratore licenziato, ha respinto il ricorso degli altri 29 facchini sostenuti da ADL COBAS i quali, con una clamorosa decisione antisindacale e al di fuori di ogni ragionevolezza, erano stati licenziati dalla cooperativa MD Service nel Gennaio dell’anno scorso. La Cooperativa, calpestando l’articolo 40 della Costituzione Italiana che garantisce il diritto di sciopero, aveva voluto punire i 30 lavoratori, muovendo generiche contestazioni “fotocopia” dove l’unico vero fatto recriminato era l’attuazione di uno sciopero in solidarietà contro l’ennesima sospensione disciplinare ai danni di un iscritto al sindacato.
La decisione del Tribunale di Parma, nel confermare quello che di fatto rimane un vero e proprio licenziamento disciplinare collettivo per motivi ritorsivi, rappresenta un brutto e pericoloso precedente.
Da un lato perché svilisce e limita pericolosamente il diritto di sciopero costituzionalmente garantito equiparandone il libero e sacrosanto esercizio alla stregua di un’infrazione disciplinare grave, sanzionata peraltro in forma collettiva e senza affermazione né prova di eventuali responsabilità individuali.
Dall’altro perché così facendo, ovvero reprimendo clamorosamente quello che spesso è l’unico strumento in possesso dei lavoratori, rischia di fatto di fornire mano libera a quei soggetti padronali che attuano forme di vero e proprio sfruttamento legalizzato ancora troppo spesso presenti in settori come quello della logistica e della grande distribuzione organizzata, dove ormai non si contano più le inchieste che dimostrano quanto sia marcio il sistema degli appalti e dei subappalti.
È emblematico peraltro che un caso così clamoroso avvenga in Emilia-Romagna nell’ambito della filiera COOP, segno che ancora oggi questo soggetto è capace di esercitare in questo territorio una grande influenza sull’economia ma anche in ambito istituzionale e politico, a difesa del modello “cooperativo” ormai sinonimo di un noto sistema di creazione di enormi profitti per pochi sul lavoro di molti.
I 30 licenziati, è importante ricordarlo, erano stati protagonisti insieme ad altre decine di colleghi di mesi di lotte per un’uscire dalla condizione di soffocante invisibilità proprio all’interno del sistema degli appalti e delle cooperative. Una situazione in cui proliferavano abuso di contratti a termine e denunce di casi di caporalato, totale sottomissione al regime della produttività con obbligo di lavorare anche con doppi turni per oltre 200 ore al mese con stipendi di 1000/1200€ e centinaia di ore di straordinario non retribuite, gravi sottoinquadramenti e istituti contrattuali come tredicesima, quattordicesima, malattie ed infortunio non garantiti, impossibilità di fatto di utilizzare le ferie spettanti, etc. …
Questa sentenza rappresenta quindi un precedente tanto anomalo quanto pericoloso per chi sceglie di organizzarsi sindacalmente per rivendicare lavoro degno all’interno di magazzini, contro il lavoro povero, lo sfruttamento e l’insicurezza sociale per migliaia di lavoratori e lavoratrici del settore.
Per questo la lotta della dignità di questi lavoratori con l’ADL Cobas non può fermarsi qui e proseguirà. Sicuramente sul piano giudiziario, con il ricorso alla Corte d’Appello di Bologna che i legali del sindacato depositeranno in tempi rapidi nella ferma convinzione delle ragioni dei lavoratori licenziati e del importanza più generale di questo caso. Ma anche sul piano dell’organizzazione e della mobiliatazione, come dimostrato dal fatto che in questi mesi numerosi altri lavoratori si sono rivolti al sindacato e che il 30 Aprile scorso sono tornati ai cancelli del magazzino Kamila per esercitare il diritto di sciopero e rivendicare il diritto a non essere più trattati come moderni schiavi.
REDDITO, DIRITTI, DIGNITA’ PER TUTTI, LO SCIOPERO NON SI TOCCA!