Come sindacato di base presente in questa città riteniamo che la discussione su questo progetto debba coinvolgere l’intera cittadinanza e per questo cerchiamo di dare, molto schematicamente, il nostro contributo al dibattito che si è aperto in questi giorni sui quotidiani cittadini. Partiamo da una nostra considerazione sul perchè debbano essere consultati sul fare o non fare il nuovo ospedale, ossia su che tipo di sanità pubblica vogliamo, tutti gli attuali cittadini di Padova, sia quelli che possono votare sia quell’alta percentuale di cittadini a tutti gli effetti, ma senza diritto di voto perchè immigrati o studenti fuori sede.
Partiamo da chi ha vinto due anni fa le elezioni cittadine al ballottaggio, ossia l’attuale sindaco leghista di Padova. Partiamo dalle elezioni a sindaco, perchè nell’affermazione di Bitonci crediamo abbia pesato la sua opposizione alla grande opera del nuovo ospedale. Ora invece lo stesso sindaco dichiara che va bene costruire il nuovo ospedale, ma non nell’area dove lo voleva la precedente giunta di centro-sinistra. Prima delle elezioni cittadine, l’opzione di consultare la cittadinanza sull’utilità stessa del nuovo ospedale fatta sia dal sindacalismo di base che da realtà ambientaliste era stata semplicemente ignorata dalla giunta di centro-sinistra che aveva assicurato, perdendo poi le elezioni, che nel suo programma c’era la partenza del nuovo ospedale nell’area di Padova ovest.
Consultare i cittadini ora, dato il voltafaccia dell’amministrazione a guida leghista, diventa a maggior ragione elemento discriminante. Fatta questa premessa sulla necessità di coinvolgere la cittadinanza, i diretti interessati, così com’è stato per il progetto delle Torri Gregotti all’Arcella nel 2006, ora cerchiamo di incentrare l’attenzione su alcuni punti:
1) E’ prefigurabile, nei prossimi anni, una maggiore necessità di ospedalizzazione a Padova che giustifichi la costruzione di un nuovo ospedale, mentre invece la riorganizzazione del sistema sanitario nazionale punta ad una deospedalizzazione e ad una interconnessione maggiore con il territorio assieme ad una maggiore fluidità nell’erogazione dei servizi? Anche se sposassimo l’ipotesi di una maggiore ospedalizzazione per Padova scopriamo che con il nuovo Ospedale non aumenterebbero gli attuali posti letto, infatti parliamo di 900 per i veneti più 100 per i degenti da altre regioni. Nessun posto letto in più dunque di quelli attuali, anzi in meno. Inoltre quando terminerà la nuova costruzione il cui inizio sperano possa avvenire a fine 2019? E nel frattempo lasciamo decadere il vecchio? Lasciamo i 4700 dipendenti della sanità pubblica padovana in difficoltà perfino ad andare in ferie vista la enorme carenza di personale? Condizione che ha portato alla riuscita di varie iniziative sindacali come da anni non si vedeva. A noi sembra evidente che l’unica risposta credibile è sistemare la vecchia struttura e incrementare una logica di deospedalizzazione, valorizzando e incrementando i servizi nel territorio.
2) Inoltre, con quali soldi verrà costruito il nuovo ospedale? parliamo di un costo di oltre 500 milioni! L’ipotesi più accreditata è il coinvolgimento dei privati con la scelta di un project financing della durata trentennale con un costo di 100 milioni annui e un tasso d’interesse corrisposto sull’ordine del 10% . Ma noi ci domandiamo: non sono serviti gli esempi negativi per esborso di denaro pubblico dei project financing stipulati a Castelfranco, Schio Alto Vicentino, Angelo a Mestre, Schiavonia?
3) Infine c’è l’impatto urbanistico con una ulteriore cementificazione del territorio e gli annessi aspetti speculativi. Ci troviamo con un esposto già depositato in Tribunale, in cui si ravvedono aspetti non chiari nelle compravendite di terreni avvenuti pochi mesi prima che fosse ufficializzata da Bitonci l’ipotesi di Padova Est, nonché richieste di esosi rimborsi da parte dell’impresa che si è vista evaporare l’incarico già ottenuto per Padova Ovest. Anche questi sono ulteriori elementi che dovrebbero far propendere per un abbandono del progetto della grande opera.
Noi chiediamo di far scegliere ai Padovani il tipo di sanità che vogliono creando una metodologia della condivisione e della compartecipazione su un bene così’ fondamentale qual è la salute.