Mentre cercavamo di capire come essere di supporto e aderire delle mobilitazioni lanciate a livello internazionale dalla CISPM Italia – Coalizione Internazionale Sans-Papiers e Migranti e rilanciate dalla rete Diritti Senza Confini, sono successi due fatti che segnano il passo delle politiche dell’odio contro i/le migranti e contro il nostro futuro. Politiche che nell’ultimo ventennio hanno trasformato lo “straniero” in un capro espiatorio e attraverso le quali la disumanizzazione dell’altro, la differenziazione nell’accesso ai diritti e il processo di clandestinizzazione inteso come processo costante di esclusione dalla vita sociale, di sfruttamento e di ghetizzazione/marginalità sono diventate parte del quotidiano delle nostre città in un processo senza sosta, senza argine alcuno.
Nelle ultime settimane questo processo ha subito un’accelerazione fortissima segnata da due episodi.
Il primo è l’efferato assassinio di Soumalya Sacko, bracciante e attivista sindacale Usb che viveva nella tendopoli di San Ferdinando e lavorava da schiavo nella filiera agricola della zona. Un crimine razzista e mafioso che non si può ridurre alla sola retorica del “è colpa di Salvini”. Quasi dieci anni fa, nel Gennaio 2010, lo stesso territorio, Rosarno, fu oggetto di una vera e propria rivolta dei braccianti segregati e schiavizzati. Dopo otto anni non è cambiato quasi nulla per la condizione di questi lavoratori e lavoratrici migranti, che vivono le stesse condizioni di altri braccianti italiani e italiane, come ci ricorda la morte di Paola Clemente stroncata da un infarto mentre lavorava all’acinellatura dell’uva ad Adria e a seguito della quale sono state arrestate per truffa ai danni dello Stato, intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro sei persone, tra le quali anche il titolare dell’azienda agricola e il presidente dell’agenzia interinale.
Una condizione comune di sfruttamento e cancellazione di diritti e dignità che accomuna tutti i lavoratori e le lavoratrici, indipendentemente da passaporto, paese d’origine o dal colore della pelle. Infatti, proprio a partire dalla cancellazione dei diritti dei e delle migranti hanno cancellato anche quelli degli e delle autoctoni, mentre intanto ci insegnavano ad odiare i richiedenti asilo e stranieri in genere, lasciandoli affogare in mare o torturare nei lager libici e nelle mani di qualche trafficante. Oppure abbandonati a se stessi in qualche centro di accoglienza, senza servizi per l’inclusione, con operatori spesso a loro volta precari, sfruttati e privi di supporto formativo.
L’altro fatto è quello della nave Acquarius di Sos Mediterranee e della decisione del Governo Salvini/Di Maio di chiudere i porti per non fare attraccare la nave. La guerra contro gli umani si sposta in mezzo al mare contro 629 persone tra loro ci sono 123 minori non accompagnati, 11 bambini e 7 donne incinte. Un segnale forte viene dal “governo del cambiamento…” di quello che sarà il prossimo futuro, quando la partita politica internazionale si giocherà sempre più sulla pelle di queste persone e di altre che verranno. Il primo vero atto politico di un governo che obbedisce così ai padroni finanziari, ma esercita la sua violenza e i suoi ricatti usando persone innocenti, vittime di indicibili torture e segregazioni. La loro vita è sacrificabile, come lo era quella di Soumalya Sacko o di Abd Elsalam.
Allora è necessario dirci che non sono bastate le mobilitazioni antirazziste, per il diritto alla casa contro il Piano Renzi/Lupi, non sono bastati gli straordinari cicli di lotte nella logistica, né le sacrosante battaglie contro il caporalato in agricoltura e la ghetizzazione di persone che vivono segregate in baraccopoli senza servizi. Non sono bastate le grandi piazze e mobilitazioni per i diritti civili e contro ogni violenza di genere e patriarcale. Da questo dobbiamo ripartire.
Perché pochi, troppo pochi sono stati quelli che in questi ultimi vent’anni hanno gridato a gran voce: regolarizzazione per tutti, accoglienza degna e non emergenziale, basta schiavitù, basta ghetti.
Per questo oggi più che mai è fondamentale connettere percorsi, mobilitazioni e vertenze, allargare gli spazi per la formazione, la presa di consapevolezza, la necessità di ribellarsi attraverso la coscientizzazione di tutti gli oppressi e di tutte le oppresse superando tutti quegli ostacoli che spesso si frappongono ad un vero percorso ricompositivo. Come abbiamo fatto oggi a Modena, dove un presidio meticcio di richiedenti asilo ospitati nelle strutture gestite dalla cooperativa Caleidos, attivisti/e sindacali dell’ADL Cobas, operatrici ed operatori sociali ha manifestato determinato per sbloccare i pagamenti del feeding money e al pocket money per oltre 1.500 beneficiari dell’accoglienza.
Per questo, in diversi territori attraverseremo e sosteremmo con il nostro impegno sindacale diffuso, con l’attivazione dei nostri e delle nostre iscritti/e, le mobilitazioni della rete Diritti senza confini, dal 9 al 30 Giugno e in particolare:
– sabato 16 giugno ore 17,00 a Padova manifestazione con presidio davanti alla prefettura “Soumaila Sacko ucciso dall’odio e dal razzismo di Salvini & c.”
– mercoledì 20 giugno ore 17,00 a Bologna “Manifestazione: diritti per tutt* vs governo Salvini-Di Maio”
– mercoledì 20 giugno a Forlì, Cesena, Rimini e Ravenna azioni diffuse
– sabato 23 giugno ore 10,30 a Forlì “DirittiSenzaConfini: Manifestazione davanti alla Commissione territoriale di Forlì (Prefettura)”
Lo faremo assumendoci fino in fondo i punti che rivendicano queste mobilitazioni
• Per la regolarizzazione dei e delle migranti
• Per il diritto alla casa per tutti e all’accoglienza degna (italiani/e, migranti) attraverso il riutilizzo di beni immobili abbandonati e in disuso
• Per il riconoscimento del domicilio di fatto per il rinnovo del permesso di soggiorno
• Contro gli accordi bilaterali di deportazione delle persone e le politiche di rafforzamento delle frontiere promosse e finanziate dall’Unione Europea
• Per il diritto alla residenza e l’abrogazione dell’art.5 del piano casa Renzi-Lupi
• Per la rottura del vincolo che subordina il permesso di soggiorno al contratto di lavoro/Partita iva (Legge Bossi/Fini)
• Contro il lavoro gratuito, in particolare quello mascherato da volontariato imposto ai richiedenti asilo dalla legge Minniti-Orlando
con la certezza che finché vivremo in un mondo dove i confini e le frontiere, dove gli interessi finanziari valgono più della vita delle persone , dove il lavoro è una merce e la vita umana non ha alcun valore, sempre più forte e salda dovrà essere la lotta comune e la strada che insieme dobbiamo e possiamo fare.