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ADL Cobas > Blog > Approfondimenti > La banalità del Salvini
Approfondimenti

La banalità del Salvini

adlcobas
di adlcobas Pubblicato 1 Aprile 2019 1.3k Visualizzazioni 7 minuti di lettura
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7 minuti di lettura
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Quando Jake (John Belushi) diceva “io li odio i nazisti dell’Illinois.” nel film ‘The Blues Brothers’ prima che Elwood lanciasse la macchina a tutta velocità contro un gruppo di manifestanti nazisti, facendoli saltare giù dal ponte in cui si trovavano, obbligandoli finire dentro il fiume sottostante, esprime bene il senso di fastidio, di disprezzo, di distanza, di antagonismo, che la gioiosa, ironica, determinata marea di donne e di uomini, invitata ad esserci da NUDM, ha manifestato il 30 marzo a Verona, mettendo un punto fermo a salvaguardia dei diritti acquisiti sulle tematiche della riproduzione e della convivenza tra cittadini, da tempo sotto attacco.

Uno stop corale ad una deriva oscurantista sui diritti civili, incubata da ben prima del cambio di governo, nel sottobosco del conservatorismo clericale, nei circoli della destra cattolica, nelle tane dei fascisti di Forza Nuova e della Lega Nord [ex], che il Governo del Cambiamento ha sdoganato ed ha offerto loro fiato per le trombe della reazione. Con una complicità supina del M5S che solo fuori tempo massimo ha cercato di smarcarsi.
Una dichiarazione di orgoglio libertario e civile senza se o ma, come quella di Verona, è molto importante, rincuorante e fortificante, ma certo non sufficiente per oltrepassare l’attacco forsennato alle libertà individuali e collettive che dobbiamo, tutt*, fronteggiare su tutti gli aspetti della vita sociale. Nulla di più ingannevole vi può essere di una presunta libertà senza che sia accompagnata da una effettiva, materiale giustizia sociale per tutt*.

La congrega di reazionari che ha preso parte al XIII World Congress of Families, trascinandosi dietro tutto il folklore e la paccottiglia tipica dell’integralismo religioso, dai feti di plastica da usare come ciondoli alle madonne in legno da pregare per «scacciare satana dal corpo degli omosessuali» e che ha dato vita alla misera manifestazione di domenica, con la benedizione del contorsionista vescovo cittadino Zenti e di quella scismatica dell’arciprete ortodosso Smirnof, è solo la punta di un iceberg in cui si sono condensati potentati economici, forze politiche naziste e fasciste, clericali cattolici antimodernisti del tutto allineati all’islamismo radicale nell’interpretazione della società. Una massa critica sotterranea, ma potente capace di interloquire con assetti istituzionali del potere costituito presenti in tutta Europa, negli USA, e, attraverso le varie sette religiose, in tutto il mondo, vedi Bolsonaro e Duterte, tanto per nominare qualcuno.

La scelta di tenere in Europa, in Italia, il World Congress of Families non è certo casuale, rappresenta una tappa nel percorso, nel tentativo di penetrare, di conquistare il predominio culturale e politico in un’Europa in crisi economica, sotto una pressione migratoria inarrestabile, in crisi di identità sociale, dove la perdita di garanzie e sicurezze socio-economiche, ritenute acquisite, genera odio verso il diverso, verso il possibile concorrente al ribasso ed egoismo sociale diffuso. È la scelta di incoronare il Salvini come ‘capitano’ europeo della destra sovranista, per questo si è portato a Verona mezzo governo e i governatori regionali che nel Paese pesano metà del PIL.

-ISEE-
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La Lega ex Nord, fin dalla sua origine, ha avuto al suo interno una componente fascista, per tutti basti ricordare, Mario Borghezio ex degli stragisti di Ordine Nuovo, e intimo di Matteo Salvini. Fin nell’iconografia leghista di Alberto da Giussano con lo spadone ritto, si può riconoscere il ducesco saluto romano; gli stessi caratteri runici e gotici dei manifesti affissi sui muri delle regioni del Nord Italia, per oltre 20 anni, richiamavano la propaganda del fascismo e del nazismo. In pochi, inascoltati anche tra i movimenti a sud del Po, cercammo di allarmare del fascismo montante la società civile italiana; oggi, purtroppo, ce lo ritroviamo al Governo, oltre che nelle amministrazioni locali, e, ora, nonostante si sia fatto le spalle grosse e la voce potente, tutt* lo dobbiamo contrastare con intelligente determinazione.

Il Salvini è un capopopolo pericoloso, capace tanto di tessere rapporti politico-economici importanti, quanto di usare una retorica grossolana e casereccia, da Bar Sport, in grado di parlare alla pancia del Paese. Non devono trarre in inganno gli aggiustamenti, al Congresso, del tiro sulle leggi in vigore da parte di Zaia o dello stesso Salvini, appartengono ad una tattica comunicativa collaudata: si dividono i compiti, i leghisti di governo rassicurano i benpensanti, i catto-fascisti rilanciamo chiedendo un nuovo referendum sulla L.194 e la moratoria sulla maternità surrogata. Basti pensare alle infamità usate verso i migranti e alle ONG di soccorso, e i porti bloccati e la nuova legge sui migranti; basti ricordare l’esaltazione della legittima difesa e il suo risvolto legislativo; basti ricordare il rosario che rolla nelle mani, le felpe d’ordinanza, le ruspe invocate e inviate, il richiamare le responsabilità del buon padre ….. siamo al Dio, Patria e Famiglia.

Ora, dopo Casa Pound, dopo Forza Nuova, ha sdoganato, regalandogli una Certosa per farne una scuola quadri europea e portandoselo in TV, lo stesso Steve Bannon, ideologo della destra suprematista americana, artefice della campagna elettorale, in specie sui media locali USA, di Donald Trump. Quello stesso Steve Bannon che ora si occupa di supportare con il suo staff il percorso elettorale europeo delle destre sovraniste di tutta Europa.

Elwood schiaccia l’acceleratore della bluesmobile, lanciandola contro i nazisti dell’Illinois; a noi spetta – fort* di questa primavera di mobilitazione diffusa e moltitudinaria, che ricorda, ai più vecchi di noi, il protagonismo e la disponibilità sociale trasversale del 76/77 – una lunga mobilitazione transnazionale per bloccare la deriva fascista della destra sociale ed economica, che si sta compattando a livello europeo attorno al Salvini nazional-popolare.

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